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29 Dicembre 2016 ,

Alicia Keys HERE

2016 - Rca Records - 4 Novembre 2016

Stati Uniti    #consigliatodadistorsioni

 

Alicia Keys - album coverQuando Pawn it all -che arriva quasi subito nell'ascolto di questo sesto album in studio di Alicia Keys- apre facendosi largo tra un vociare da domenica al ghetto, si ha la conferma a quanto l'iniziale The gospel aveva già detto: Alicia Keys è la Marvin Gaye dei nostri anni. Come l'uomo di I heard it through the grapevine e Sexual healing aveva fatto nel suo epocale  "What's goin' on", anche questa nuova stella della black music fa respirare la strada nella sua musica. Come nella title-track del leggendario disco di Gaye, Alicia fa qui comparire da subito il vicolo, la gente, "my people" direbbe lei. Sembra di vedere un idrante sparare acqua in mezzo al caldo di Harlem e un bambino passeggiare sotto l'arco disegnato dal getto. Sembra che non ci sia partita tra questa ragazza newyorkese e le colleghe star come Beyoncé e Rihanna, molto prese dall'immagine, impegnate quando vogliono loro, ma mai a fuoco e intense come la Keys nel portare con la sua voce una moltitudine di voci. E' social soul quello che vive in "Here", titolo breve e azzeccato. Tutto si svolge al presente qui, pur se tra echi del passato e di quella qualità che la musica nera ha un po' smarrito in favore delle novità.

 

Un profumo di attualità avvolge tutto. Old school e new school si accarezzano. Soul moderno è quello qui contenuto e presentato con una disarmante semplicità. Senza i troppi orpelli dell'hip-hop che pure non viene trascurato, senza perdersi nella grammatica spesso troppo uguale a se stessa dei tanti lavori di gente come Jay-Z e Kanye West, Alicia Keys 2rapper e produttori che pure figurano tra i tanti collaboratori cercati dalla Keys in una carriera che somma ormai tre lustri di incisioni. Questo nuovo album mette sul tavolo i cambiamenti culturali di questo mondo che corre veloce e trasforma in canzoni quelli che potrebbero essere racconti di adolescenti newyorkesi raccolti in strade dove la vita è dura ma l'umanità e tanta, calda e stimolante. Here, disco solido e molto comunicativo, lo fa appigliandosi a parecchie delle regole e dei canoni finora fissati dall'artista che ha anche sangue italiano, dunque spunta ogni tanto quel pop-soul carezzevole a cui Alicia ci ha abituati (More than we know), ma a prevalere, un po' ovunque, è il graffio di un gospel urbano prodotto certamente con i mezzi che l'artista merita ma con una tecnica che avvicina il tutto a prodotti meno mainstream.

 

E' rock senza esserlo, questo disco, che del rock possiede l'asprezza del suono di certi rullanti, le chitarre acustiche strappate e quasi folk che appaiono qui e lì, il disordine che è quasi sempre assente negli album di moderno r&b delle star troppo ingioiellate. Alicia Keys attua una rivoluzione anche nel modo di porsi, stravolgendo -se così si può dire- la Alicia Keys 4sua immagine, che resta bellissima, ma che ostenta quel #nomakeup che sta facendo parlare quasi quanto la sua musica. Senza trucco sul viso, in copertina come nella promozione (a tappeto, non si contano i passaggi tv e radio dotate di webcam), senza artifici particolari in studio, la cantante e compositrice nata nel Bronx sembra una moderna Angela Davis. Lo dicono quel cespuglio di capelli e la determinazione con cui parla di se stessa e della sua musica, lo dicono gli speech durante alcune recenti esibizioni, come quello agli MTV Awards, in cui partendo dal ricordo dei 53 anni trascorsi dal famoso discorso di Martin Luther King che conteneva la celeberrima frase "I had a dream", Alicia ha presentato la sua Holy war -una delle tracce conclusive di Here- come fosse una poesia reazionaria, concludendo con "all women and men are created equal". Un linguaggio, tra le canzoni e nei tanti interlude, da attivista, ma anche da madre, è quello che anima costantemente questo disco. 

 

Spuntano all'improvviso stati d'animo, sentimenti, opinioni in una circolarità che avvince e che ci trasporta nel microcosmo voluto dall'artista, una grande bolla in cui farci osservare, celebrandole, le avenues di New York che hanno dato vita alla migliore soul music e dove si è andata nei decenni successivi formando la cultura dell'hip hop che ha rivoluzionato, non sempre in meglio, il genere. Sembra di essere in un condominio di Harlem, di quelli in Alicia Keys & Stevie Wondercui tutti si conoscono per nome, con le porte sempre accostate, dove i pensieri si mescolano, dove le preoccupazioni sono di tutti e dove c'è una radio sempre accesa. Blended family parla di una famiglia allargata (Keys e suo marito Swizz Beats formano con i loro due figli e i due figli di lui un grande gruppo che si estende alla ex di Beats, Mashonda Tifrere, artista e cantante r&b anch'ella); More than we know esorta a spingere oltre il limite le possibilità umane per cercare una vita sempre migliore; In common, uno dei singoli, brano danzabile in grado di raggiungere un pubblico più vasto di quello che risulti attratto dal sapore folk-blues-gospel di alcuni passaggi, riflette sulle fragilità umane, sull'amore cercato fuori dal letto matrimoniale, così una coppia fedifraga dialoga su un beat incessante e molto accattivante.

 

C'è una bellezza diffusa in Here, bisogna andarsela a cercare nella magistrale interpretazione vocale di Hallelujah, o tra le pieghe di qualche introduzione che può distrarre ma che invece non fa che chiedere attenzione. Pare che l'album, che recensiamo con molti ascolti alle spalle, stia vendendo al di sotto delle aspettative e che Alicia Keys & Smokey Robinsonsiano lontane le cifre toccate dai precedenti due. Ciò non scalfisce di nulla l'impegno della Keys, che sembra aver trovato una cifra artistica eccezionale, sospesa tra la leggerezza di una folksinger nera e le ambizioni di una popstar dalla fama planetaria. Lei porta sulle spalle con meraviglioso altruismo e con un talento ben distribuito tra voce, qualità compositive e capacità di gestire in pubblico tante doti, l'eredità non facile di autentici monumenti vivi e ancora presenti in tanta  musica impegnata che l'ha ispirata. Crediamo che Danny Hathaway, Sam Cooke e Marvin Gaye sarebbero orgogliosi del lavoro di questa ragazza quanto lo sono Stevie Wonder (con Alicia Keys nella foto qui su a destra) e Smokey Robinson (con A.K. nella foto qui su a sinistra), che in più occasioni hanno benedetto questo ancora giovane talento.

 

Quando per motivi contrattuali verrà approntato un greatest hits di Alicia Keys si parlerà forse del più bell'album di musica black dai tempi di "What's goin' on" e di "Songs in the key of life"Stiamo godendo del lavoro di una continuatrice che sa essere anche magnificamente trendy. C'era stata Lauryn Hill, a questi livelli, ma la nuora di Bob Marley pare essersi smarrita da tempo. Alicia Keys non sembra avere rivali e con Here si conferma un patrimonio della musica mondiale.           Ascolta  Here  

Voto: 8/5

 

Ermanno Labianca

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