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15 Agosto 2012 ,

Bassholes When My Blue Moon Turns Red Again

1998 - In The Red Records

bassholesBassholes sono da sempre Don Howland, chitarrista minimale e vocalist dall'inconfondibile timbro stridulo. Lui e Mr.Jeffrey Evans ('68 Comeback) tra la fine degli '80 e la metà dei '90 secondo millennio scarnificavano nei Gibson Brothers (Columbus, Ohio) le imprescindibili roots country e blues dandone una versione bianca, malata ed urbana. Don Howland ha in seguito definito con i suoi Bassholes una personalissima visione punk-acida del blues attraverso opere già classiche ed imprescindibili del nuovo sentire sotterraneo lo-fi americano anni '90, come "Blue Roots" (1992, Revenant), "Haunted Hill" (1995, In The Red R.), "Deaf Mix Vol.3" (1997, In The Red R.), e la compilation "Long Way Blues 1996-1998" (1998Matador, Play It Again Sam). In esse è lo spirito originario del delta blues, paludoso ed ossessivo, ad essere esaltato e trasfigurato come solo Jeffrey Lee Pierce aveva saputo fare in un passato prossimo epico con i suoi Gun Club.

 

Dimenticate le solite dodici battute eseguite con piglio bacchettone-purista, Howland va al cuore della faccenda! Le sue note biografiche sottolineano che Don Howland - che di mestiere fa l'insegnante di storia ed inglese - per le sue liriche e la sua musica si ispira da sempre al delta country-blues di artisti atavici come Skip James, Blind Willie McTell, ebassholes Furry Lewis ma anche in ugual maniera alla sinteticità punk ed all'impatto del primo album dei Ramones. "When My Blue Moon Turns Red Again", uno dei migliori documenti punk-blues della benemerita etichetta americana In The Red Records, nonchè capolavoro assoluto dei Bassholes, esce nel 1998 come doppio vinile e ci consegna un trio motivatissimo dal tiro micidiale, orbo di basso come al solito, con gli azzeccati, sapidi interventi di harmonica/sax/organ di Jon Wahl ed alla batteria Bim Thomas. A gettare benzina sul fuoco un Don Howland lucido, viscerale come mai prima, autore ed esecutore di sghembi blues epico-elettrici dallo spirito orgogliosamente punk. Ascoltate l'esecuzione schizzata stravolta dell'iniziale Microscope Feeling: capirete subito di avere a che fare con materiale altamente ustionante.

 

Howland, che gli sfizi se li vuol togliere proprio tutti, riesce persino a resuscitare lo Ian Curtis-Joy Division  di Interzone ed a fasciarlo di blues. Le altre due cover disseminate tra le 21 songs dell'album sono I'm Gonna Sit Right Down, And Write Myself a Letter (Fred E. Ahlert / Joe Young) e Judge Harsh Blues (Furry Lewis). Se siete di coloro che dopo la morte di J.L.Pierce si sono sentiti come orfani, non potete mancare mancare l'appuntamento con le perigliose sabbie mobili ed blues melmosi dibassholes live Swimming B., Virginia Valley B., Judge Harsh  B., Platform B., Cockroach B., Hell B.. Howland inaugura poi il terzo millennio, in compagnia del solo batterista Lamont Thomas, attuale suo sodale - proprio come agli inizi del duo Bassholes, con Rich Lillash alle pelli -  con l'ancora più essenzial-minimale  "Secret Strength of Depression, live at KSPC, Claremont" (2000, Sympathy For The Record Industry) e produce poi gli ottimi "Out On The Treetops", (2003, Dead Canary Records)  e "The Bassholes" (2005, Dead Canary R.). Se dovesse comunque capitarvi per le mani anche "Broke Chamber Music"  (2005, Secret Keeper) non lasciatevelo scappare, è un ottimo compendio dei primi singoli dei Bassholes e di unreleased tracks.

 

L'ultima traccia sonora che abbiamo dei Bassholes risale al 2009, "And Without a Name - Archives Series Vol. 7" (Columbus Discount Records), dieci brani pescati dai cassetti in quasi vent'anni  di attività, che vedono all'opera tra l'altro collaboratori occasionali come Mark Wyatt (keyboards), Tommy Jay (percussion), il bassista BJ Holesapple,  Pete Remenyi all'harmonica, Adami Smith (electronics), e Derek DiCenzo alla chitarra solista. Tra i 10 brani spicca una cover di Iggy Pop, New Values. Tutta la discografia dei Bassholes segnalata in questo articolo andrebbe ricercata ed ascoltata per l'alta qualità media, ma se non ne aveste il tempo o l'intenzione, e concedeste a questa band seminale una sola occasione è per "When My Blue Moon Turns Red Again" che dovete optare, la troverete nella sua fase artistica più splendente.

Pasquale Wally Boffoli

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