Migliora leggibilitàStampa
1 Maggio 2012

Progressive: Caravan IN THE LAND OF GREY & PINK

1971/2011 - Deram

Grey and Pink CARAVANTra i meravigliosi gruppi che fiorirono nella leggendaria Canterbury Scene i Caravan si possono considerare secondi solo ai Soft Machine e l'impatto emotivo che regala ancora ad oltre 40 anni dalla sua pubblicazione questo loro lavoro, "In the Land of Grey & Pink", lo fa innalzare ad una delle migliori espressioni artistiche di tutto il movimento, poco sotto il leggendario "Third" (1970) di Wyatt e compagni. Dopo un primo album acerbo pur interessante uscito addirittura sulla leggendaria Verve (Velvet Underground e molti altri) ed un secondo già fantastico nelle sue lunghe composizioni quale "If i could do it all over again, i'do it all over you" (1970) il miracoloso equilibrio sonoro della band giunge a naturale maturazione con questi straordinari 43 minuti incisi su Deram, sussidiaria della più nota Decca. Come consuetudine per prodotti simili il disco si  presentava con una bellissima copertina gatefold  ad opera di Anne Marie Anderson che più che ispirata a Tolkien come si sono affrettati a  dire tutti, rimandava alla magica terra di Cappadocia, con le sue cangianti colorazioni di grigio e rosa e le sue bizzarre composizioni naturali.

 

La storica formazione dei Caravan è qui composta da Julian Frederick Gordon Hastings detto "Pye", scozzese di nascita ma transfuga a Canterbury già  a 12 anni di età, chitarrista e seconda voce, Richard Coughlan alla batteria, dal bassista e cantante Richard Sinclair cugino di David Sinclair che si occupa delle magiche tastiere, senza dimenticare gli splendidi interventi flautistici di Jimmy Hastings fratello di Pye. I Caravan avevano la bella usanza di firmare collettivamente le loro composizioni, sebbene le 5 porzioni sonore che compongono questo capolavoro vedono l'impronta più o meno marcata di differenti componenti del gruppo. Il disco si apre con l'allegra Golf Girl, che in origine si chiamava Group Girl: la sua bizzarra storia, molto Pink Floyd Syd Barrett style, narra di un incontro avvenuto sul green di un campo da golf tra un ragazzo, Sinclair stesso, ed una ragazza che serve strani tè e con i due che dialogano tra di loro tramite l'alfabeto Morse, in pratica si parla di Richard e del suo rapporto con la moglie Trisha. Il brano che segue è la meravigliosa Winter Wine, una delle più belle melodie uscite da Canterbury, 7 minuti di un lirismo unico, con una intro acustica e la splendida voce di Sinclair che invoca  ‘Carry me with you, carry me with you’ e ricorda che ‘Life's too short to be sad’  per poi lasciare il posto verso metà del brano al fuzz-organ di David, vero marchio di fabbrica e segno distintivo del gruppo; da sottolineare anche l'ottima tecnica di Coughlan, che originariamente era un odontotecnico.

 

 

Il pezzo che segue è anche l'episodio più debole della raccolta, Love to love you (and tonight pigs will fly) presenta infatti uno stucchevole refrain un tantino banale, e vista anche la sua breve durata di tre minuti, ben sotto la media dei Caravan, appare in realtà un imposizione della Decca, un maldestro tentativo di singolo di successo: non a caso sul 45gg messo fuori ci sarà sul retro proprio Golf Girl, anche se le soddisfazioni economiche  per il gruppo non arriveranno mai. Fortunatamente ci pensa la title track In the Land of Grey and Pink a riportare ad altissimi livelli il disco, quasi 5 minuti rilassati ed eleganti, col bell'inserto di piano di David e la melodia che parla di misteriose erbe punk e di pomeriggi interi passati a fumare, con doppi sensi nemmeno troppo velati. Sembra che Richard Sinclair l'abbia composta ispirato dal tramonto di Herne Bay che guarda la costa del Kent, più in generale per molti è una delle più belle hippy songs di sempre. 

 

La suite Nine Feet Underground

Caravan LAND of GREY and PINKQuando si girava il vinile lo si trovava occupato da un unico pezzo, una suite di quasi 23 minuti, Nine Feet Underground,  la più straordinaria composizione non solo della scena di Canterbury ma di tutto il progressive inglese. Forse solo Wyatt con Moon in June, i Genesis di Supper's ready o i Pink Floyd di Echoes hanno raggiunto nello stesso periodo storico (1970-1972) simili vette creative, tanto per rimanere in tema di composizioni di durata extra-large. Il brano è in realtà l'unione di otto parti distinte: inizialmente David Sinclair aveva scritto quattro sezioni, il brano si chiamava provvisoriamente Dave's thing , poi gli altri componenti del gruppo hanno inserito i loro fondamentali contributi, inventando riffs o suggerendo cambiamenti di tempi e ritmiche. L'intera suite venne registrata in cinque differenti sedute di registrazione sotto la supervisione del giovane produttore David Hitchcock, celebre anche per la regia in due capolavori dei Genesis, “Trespass” (1970) e “Foxtrot” (1972), mentre i singoli frammenti portano nomi bizzarri quali Dance of the Seven Paper Hankies e  Hold Grandad by the Nose, che aggiungono fascino e mistero all'intero lavoro. Il brano è musicalmente ricco di intuizioni straordinarie, sconosciute a gran parte delle bands del progressive di terra d'Albione.

 

Bellissima la fulminea partenza iniziale con le tastiere di Sinclair che spiazzano ed avvolgono l'ascoltatore, una lunga e memorabile sezione strumentale introduce la soffice melodia, sei minuti dopo l'inizio: guarda il giorno che sta nascendo, cosa vedono i tuoi occhi?’  e ‘ciò che vedo so che è reale, ciò che tocco è quello che sento, con un’ intonazione vocale debitrice del miglior Robert Wyatt.  Ma sono gli strumenti più che la voce i veri protagonisti di questa interminabile composizione. Da brividi lo stacco al minuto 12 annunciato da una vera e propria esplosione, con le magiche tastiere di David aCaravan tessere melodie meravigliose, entrate nella storia prog e non solo,  grandissima anche la sezione ritmica dei due  Richard,  Sinclair e Coughlan, inappuntabile in generale la perizia tecnica del gruppo. Se avete visto anche solo una volta i Caravan on stage o li avete ascoltati nelle innumerevoli registrazioni live che si trovano in circolazione, vi sarete accorti della precisione, tipica delle prog bands del periodo, e perfezione d'esecuzione dei quattro, perfezione che in questo caso non significa freddezza, i pezzi brillano di luce propria, la maestria tecnica non è fine a se stessa, come spesso viene attribuito a formazioni simili.

 

 

 

In the Land of Grey and Pink: la super deluxe edition del 2011, nel quarantennale.

"In the Land of Grey and Pink" ha visto nel corso degli anni varie riedizioni: l’ultima in ordine di tempo, quella dei 40 anni è dedicata significativamente al nostro Ernesto De Pascale (1958-2011) grande appassionato/critico di musica rock; conoscendolo non era questo il suo genere preferito ma tantè, il gesto rimane molto bello.  In questa edizione super deluxe di due cd più il solito dvd 5. - altro mistero delle etichette musicali - abbiamo diversi inediti e per una volta non dobbiamo parlare dei soliti scarti, rimasugli o furberie varie. Davvero stupenda Frozen rose, omessa dal disco per i soliti problemi di minutaggio e strumentalmente non lontana dagli Spring (1971) altra leggenda prog. Sarebbe stata invece degnissima di figurare nell'album maestro, anzi se la Decca avesse pensato meno al portafoglio e l'avesse inserita al posto di Love to love you (and tonight pigs will fly) adesso staremmo a parlare di un disco epocale, livello comunque non lontano dal prodotto poi dato alle stampe.

 

Molto interessante l'alternate version di Nine Feet Underground  curata addirittura da Steven Wilson (Porcupine Tree e decine di progetti paralleli); delle rimanenti tracce Aristocracy, poi in “Waterloo Lily” (1972) è carina e nulla più, meglio  It doesn't take a lot, mentre degli altri pezzi, tutti registrati nelle sessions del dicembre 1970  è ricca di fascino It's likely to have a name next week, in pratica una Winter Wine strumentale, e qui il lavoro di gruppo si apprezza ancora di più, David Sinclair in particolare. Da segnalare anche la bella Love song without flute, con voce molto wyattiana, registrato per la BBC, Noine, un vero diamante grezzo, una Nine feet underground suonata più veloce e grintosa, dal vivo, per un John Peel sunday concert nel 1971 e sempre dalla stessa registrazione proviene Feelin', Reelin', Squealin' dal primo 45gg dei cugini Soft Machine, ed eravamo nel 1967. I Caravan ne offrono una versione pazzesca, delirante, con le note alte tirate allo spasimo, con il gruppo che suona al massimo delle sue possibilità, davvero un gioiello perduto di quasi 10 minuti di durata.  

 

Nel dvd allegato invece oltre alla versione del disco originale in audio 5.1. troviamo due belle esecuzioni live registrate nel 1971 prese da apparizioni televisive in Germania per la leggendaria serie Beat Club,  Richard Sinclair appare tiratissimo, magrissimo, il tutto per fortuna è in presa diretta, niente playback: Golf Girl e Winter Wine sono le due tracce presenti, specie la seconda è stupenda e non potrebbe essere diversamente vista l'altissima qualità compositiva. Un bel documento davvero, peccato che la Decca non abbia potuto recuperare un intero concerto dell'epoca, sarebbe stato meraviglioso; stavolta ci accontentiamo, sperando che nel 2021, per il cinquantennale,  ci facciano una sorpresa più grande. Il mio consiglio spassionato, da vinil-dipendente, è di procurarvi una copia originale del disco, troppo bella la sua confezione,  compresa la foto interna che vede i nostri eroi in fila indiana in un bello scatto in black & white. Come quantità e qualità la deluxe edition del 2011 ha i suoi validissimi motivi di interesse come sopra illustrato. Quello che conta è che "In the Land of Grey & Pink"  rimane opera fondamentale per approfondire un genere musicale che molti al tempo non hanno compreso, e che innalza i Caravan tra i grandissimi oltre a catalogare questo disco nella sezione degli indimenticabili. Una sentita dedica per Linda, la mia prog sister, musa ispiratrice di tutto questo mio appassionato racconto.

  

Ricardo Martillos

Video

Inizio pagina