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Sparklehorse DREAMT FOR LIGHT YEARS IN A BELLY OF A MOUNTAIN

Uscita: 25 Settembre 2006

reamt-for-light-years-in-the-belly-of-a-mountainDodici ballate cariche di fascino slowcore dall’effetto narcolettico, uniche eccezioni le movimentate Ghost in the sky e It's not so hard: il maestro di cerimonie Mark Linkous-Sparklehorse con See the light, Mountains, Morning Hollow (Tom Waits al piano e Jane Scarpantoni al cello!), Some Sweet Day, sigilla a fuoco una vena introversa ed intimistica - già ampiamente presente nei dischi precedenti - che scava nel profondo del suo animo ed in quello dell'ascoltatore, consegnando al primo volgere del terzo millennio un piccolo capolavoro di pathos discreto. "Dreamt for light years in the belly of a mountain" è la quarta essenziale carta di uno splendido poker di lavori incisi dall'ombroso Linkous in poco più di un decennio, a cavallo il vecchio ed il nuovo millennio: le altre tre erano state "Vivadixiesubmarinetransmissionplot" (1995), "Good Morning Spider" (1999) e "It's a Wonderful Life" (2001). Molte le sottili oniriche suggestioni pop da melodie e maestri del passato: i Beach Boys di Brian Wilson, i Beatles (Don't take my sunshine away, sorta di Dear Prudence terzo millennio).

 

linkousL’intrigante e dolente trip-hop di Getting it wrong, con la voce sussurrata di Linkous filtrata, le manipolazioni ed i beat-scarabocchi elettronici di Danger Mouse, è uno dei brani che attanaglia di più dell'intero album, un piccolo ma memorabile tassello di quel 'depressed songwriting' tra secondo e terzo millennio che allinea nomi fondamentali e artisti meravigliosi come Bill Callahan, Vic Chesnutt, Bonnie 'Prince' Billy (Will Oldham), Elliott Smith. Linkous era anche un polistrumentista ed in Shade and honey, Some Sweet Day e Ghost in the sky fa tutto da solo. Si chiude con gli oltre dieci minuti strumentali della title-track Dreamt for light years in the belly of a mountain, vellutata, magnetica sinfonietta guidata dal piano di Linkous.

 

linkousQuattro anni dopo l'uscita del disco, il 6 Marzo 2010, a soli 47 anni, l'introverso songwriter si suiciderà con un colpo di fucile, privando la comunità artistica di uno dei suoi interpreti più sensibili e creativi, dall'inconfondibile delicata vena compositiva. Stava, paradossalmente, completando il nuovo lavoro in studio di Sparklehorse, il suo moniker di sempre. La vena agrodolce che attraversa Dreamt for light years in the belly of a mountain, con picchi di meraviglioso avvolgente pop depresso (Return To Me, Getting It Wrong) ha stessa dignità artistica del Neil Young dell'età dell'oro e suona terribilmente premonitrice. Il vuoto artistico lasciato da Mark Linkous nel panorama internazionale è pesante: riascoltare oggi questo disco-capolavoro può solo alleggerirlo.   

 

                                                         mark                                           

                                                      (MARK LINKOUS:  1962 - 2010)

 

 

Pasquale Boffoli

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