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14 Settembre 2013 , , , ,

Bob Dylan ANOTHER SELF PORTRAIT (1969-1971) – THE BOOTLEG SERIES VOL. 10

Uscita: 27 Agosto 2013 - Columbia

bob dylanE così i tipi della Columbia Records hanno fatto ancora una volta il miracolo. Più di un seguace del menestrello di Duluth aveva storto il naso quando veniva annunciato che il discusso "Self Portrait" (1970) sarebbe stato il prescelto per il decimo volume della favolosa serie denominata "The Bootleg Series", che ha già assommato una serie di perle di valore inestimabile. Basti solo pensare alle varie testimonianze live che in precedenza avevano visto la luce sotto forma di bellissimi cd doppi. Album che coprivano le fasi migliori della carriera di Bob, vedi i tour del 1964, 1966 e 1975.  "Self Portrait" (1970) è da sempre considerato il disco peggiore dei primi dieci pubblicati da Mr. Zimmerman, quasi ad interrompere una serie incredibile di capolavori (o quasi). Il modo peggiore per iniziare gli anni settanta che vedranno altri lavori basilari come "Blood on the tracks" (1974) e "Desire" (1976). Il disco originale era presuntuosamente e provocatoriamente in doppio vinile e veniva subito dopo lo zenith artistico di Dylan (1965-1966) ed a ruota di due validi lavori a nome "John Wesley Harding" (1967) e "Nashville Skyline" (1969). A chi chiedeva delucidazioni riguardo la scarsa consistenza (eufemismo) del nuovo disco Bob Dylan rispondeva così "era solo uno scherzo, un modo per allontanare la gente da me, per allentare la tensione e spegnere per un pò le luci dei riflettori".

 

La cosa più sorprendente erano alcune songs cantate da altri e la grande quantità di cover presenti, nemmeno tanto ben scelte, fatto inusuale per uno come lui. C'è da dire che in passato è stato spesso accusato di copiare traditional e riadattarli come canzoni proprie ma qui i credits erano tutti per i veri autori. Questa nuova edizione del 2013, con il titolo che parzialmente inganna, pesca a piene mani oltre che da ""Self Portrait"  da un altro discusso lavoro come "New Morning" sempre dello stesso infausto 1970 oltre aBob_Dylan-Selfportrait-Frontal poche cose anche da Nashville Skyline dell'anno dopo. Dylan ed i tipi della Columbia  hanno fatto un gran lavoro perché ci hanno donato una serie di pezzi ed unreleased tracks che gridano vendetta per non essere stati scelti all'epoca della loro registrazione. Non è nè sarà l'ultima volta che ciò accade per Dylan. Lo splendido demo di Went to see the gypsy, dalle sessione di "New Morning" è il miglior modo di iniziare le danze. Sempre da quel disco da segnalare pure il fiddle di contorno alla celebre If not for  you, che in origine apriva il vecchio vinile, e gli archi che ora arricchiscono la take inedita di Sign on the window.

 

Ed è un peccato che in un disco come quello che durava poco più di mezz'ora non avessero trovato posto la vibrante Working on a guru e Bring me a little water, un bel blues stralunato davvero niente male. Dalle registrazioni di "Self Portrait" sono presenti invece ben 17 pezzi, la metà esatta o quasi del totale dei primi due cd. E qui non è tutto oro zecchino ma poco ci manca. Limitiamoci al meglio comunque. Gli inediti si chiamano Pretty Saro, degna di stare in uno dei primi album acustici del Tambourine man, Spanish is the loving tongue, Annie's going to sing her song eTattle o'day, tre toccanti ballate che – esagerando -  fanno dubitare sulla sanità mentale di chi all'epoca decise di lasciarle fuori. Ma superbo è pure il voce + armonica di Railroad Bill e Thirsty Boots,  superba rilettura del classico di Eric Andersen. Delle songs presenti invece nel disco originale abbiamo nuove tracce tirate a lucido come il traditional Little Sadie alleggerito delle sovraincisioni dell'originale del 1970, e la drammatica cover di Days of 49 di Alan e John Lomax. Wallflower in questa nuova veste con la superba slide di Peter Drake è ancora migliore della versione del volume 1-3 delle Bootleg Series. Una canzone che a quanto pare sta molto a cuore al figlio Jakob che aggiungendo solo una S in fondo così chiamerà il suo fortunato gruppo.

 

Chiude degnamente questo imperdibile "Another self portrait (1969-1971); The Bootleg Series Vol 10" il grande classico dimenticato When i paint my masterpiece che Bob, bontà sua relegò nel “Greatest Hits Vol II (1971)”. A differenza degli altri lavori della serie, che con l'eccezione dei volumi 1-3-8 ("Tell Tale Signs") erano semplici doppi cd, questo viene dato alla luce in due diverse edizioni. Quella standard da 35 pezzi, di cui vi abbiamo parlato fino ad ora ed una esagerata, anche nel prezzo, con ben 4 dischi e 42 canzoni aggiunte. NelDylan & The Band Isle of Wight terzo dischetto troviamo la celebre esibizione di Bob Dylan con The Band al Festival dell'Isola di Wight, il 31 Agosto del 1969. Un apparizione storica quella, anche solo per il fatto che era la prima dal Maggio 1966 ed una delle tre che Bob regalò al suo pubblico fino al Gennaio 1974. Questo concerto è stato ovviamente preda negli anni dei famelici bootleggers, che più volte lo hanno pubblicato, spesso con titoli diversi per confondere le acque ma questa nuova versione ufficiale fa impallidire le mediocri registrazioni finora ascoltate. Inutile dire che visto l'anno di registrazione la scaletta è qualcosa di spaventoso. Scorrono i classici di sempre, quelli elettrici si chiamano Like a rolling stone, Highway 61 revisited con Rainy day women # 12 & 35 a chiudere l'esibizione.

 

In mezzo tanta qualità e la Band a supporto qui fa la differenza, e sempre l'ha fatta aggiungiamo. Bob si regala il suo momento intimista di sola voce e chitarra, ed allora vai con It ain't me, babe, To Ramona, Mr Tambourine man. Delle altre canzoni qui presenti She belongs to me, Maggie's farm acquistano spessore con Robbie Robertson e banda alle spalle ma ci guadagnano pure le takes da "John Wesley Harding", I dreamed i saw St. Augustine, I city the poor immigrant e I'll be your baby tonight. Il quarto cd verrebbe da definirlo superfluo visto che presenta il remastering di "Self Portrait" e dei suoi non sempre gloriosi 73 minuti. Magari qui da ritoccare c'è ben poco, il meglio che Dylan registrò Dylan 1970nel disco è forse quello di cui parlavamo poche righe sopra. Non è certo un disco da buttare nei rifiuti o non degnare di un ascolto. Anzi. Ascoltare tanto per dire i traditional Alberta #1, la snella Little Sadie, la splendida Belle Isle ed il blues fangoso di It hurts me too (When things go wrong) tanto per gradire. Fra la miriade di cover qui presenti un fiore va messo per la divina Early mornin' rain di Gordon Lightfoot, con voce e armonica come ai tempi d'oro, l'intensa Copper Kettle di Alfred Beddoe solo un pochino sciupata dai pesanti arrangiamenti, Take me as i am con tanto di slide e Bob che insegue le corde vocali di Gram Parsons e la bella ballata pianistica di Take a message to Mary, in origine dei fratelli Bryant.

 

Certo Dylan non è che sia simpatico quando scimmiotta King Elvis in Blue Moon ed anche in The boxer di Paul Simon dove la voce doppiata non l'aiuta di certo.  "Self Portrait" è un disco sicuramente da rivalutare, se nel 1970 fosse stato pubblicato singolo con l'aggiunta dei brani contenuti in questo Volume 10 avrebbe fatto un figurone nella discografia di Bob, perlomeno in quella degli anni settanta. Forse il tamburino scherzava ma non troppo quando dette alle stampe l'album, di cui disegnò pure la copertina così come in quest'ultima edizione del 2013. C'è da giurare che il disco con la Band all'isola di Wight another self portrait deluxe verrà in seguito ripubblicato come disco singolo,  magari anche prima di Natale. Il consiglio è quindi di accontentarsi della versione standard da due cd prima di dissanguarsi con l'altra edizione super deluxe. Qualunque sia la vostra scelta qui abbiamo una nuova imprescindibile testimonianza di un genio assoluto della storia della musica che anche adesso che ha già passato i 70 anni sa regalarci emozioni e brividi come mezzo secolo prima.

 

Ricardo Martillos

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