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14 Agosto 2017 , , ,

The Beach Boys 1967 – SUNSHINE TOMORROW

Uscita: 30 Giugno 2017 - Capitol Records - 2 CD

the_beach_boys-1967-sunshine_tomorrow-web-2017                               I N T R O

 

La scorsa primavera, rovistando fra una lunga teoria di vinili, ci siamo trovati fra le mani l’edizione del cinquantesimo anniversario di uno dei dischi che abbiamo eletto fra quelli fondamentali della vita, Pet Sounds dei Beach Boys. Pur avendolo in tutte le salse (compresa la versione coverizzata uscita qualche anno fa come supporto allegato ad una diffusissima rivista musicale inglese... bellissima), non abbiamo resistito alla tentazione di aggiungere alla collezione anche quel 180 grammi commemorativo. Una scelta non tanto dettata da interessi semplicemente musicali, quanto da istanze (qualcuno direbbe manie feticistiche e da passioni) che vanno al di là del “sound” in sé. Con la stessa passione con cui, cinque anni fa, acquistammo sul Web beach boys pet sound 41un biglietto per l’unica tappa italiana del concerto che il mitico Brian Wilson avrebbe tenuto a Roma, con quanto rimane degli altrettanto mitici “ragazzi della spiaggia”, per renderci conto di quanto le loro performance siano spettacolari, fresche, irresistibili ed ancora attuali anche sulla lunga distanza temporale. Il pubblico che ci stava attorno, e che dimostrava di divertirsi in grande misura era piuttosto giovane, mentre mancavano praticamente i “vecchiacci” nostri coetanei, che magari avrebbero potuto essere stati attirati da una certa nostalgia per il passato che non fa certo un buon servizio alla musica.

 

1967 - Sunshine Tomorrow 

 

Per scrivere di 1967 - Sunshine Tomorrow”, l’ultima uscita della band californiana, un doppio “griffato” naturalmente Capitol Records, si rende necessaria una premessa: non si tratta di qualcosa da mettere nel lettore ed ascoltare mentre si sta guidando alla volta di una spiaggia più o meno rinomata, oppure mentre si conversa amabilmente con gli amici, in un momento di rilassamento vacanziero in una fresca località montana o collinare. Abbiamo per le mani due CD che raccolgono materiali inediti da studio, oseremmo dire da filologia musicale, che potrebbero aiutarci a conoscere in maniera più approfondita una delle band più interessanti del Novecento, checché ne pensino coloro che la considerano da sempre, in maniera ingiusta e riduttiva, solo quella dei “ba-ba-bà”, dei falò e dei balli sulla spiaggia.

 

the-beach-boys-smiley-smile-capitol-st_9001-stereo-original-lpNei due dischetti di cui si compone “1967 - Sunshine Tomorrow” raccoglie sessantacinque fra brani, backing tracks, highlights, backing vocals, long o alternative version, frammenti, realizzati durante le sedute in studio per i due dischi Smiley Smile” e Wild Honey, usciti rispettivamente nel settembre e nel dicembre del 1967; due intere sezioni sono dedicate alle esibizioni in concerto, risalenti a quello stesso anno, a Detroit, Pittsburgh, Honolulu, Washington e Boston (un unico brano è, inspiegabilmente, tratto da un live del 1970, privo però dell’indicazione del luogo). Per la cronaca risale all’agosto del 2016 la pubblicazione di “Becoming The Beach Boys – The Complete Hite & Dorinda Morgan Sessions”, mentre è di qualche anno fa (2011) l’ottima operazione “The Smile Sessions”, dentro cui viene dato finalmente alle stampe Smile”, il disco del quale Wilson bloccò l’uscita all’inizio del 1967, non considerandolo “perfetto” come avrebbe voluto e temendo il confronto con il capolavoro dei Beatles “Sergeant Pepper Lonely Hearts Club Band” che sarebbe stato pubblicato contemporaneamente. Sappiamo che operazioni del genere costituiscono prevalentemente un artifizio per far sì che i diritti non scadano al compimento dei cinquant’anni, ma godano di un’ulteriore proroga. La cosa potrebbe essere giustificabile, se, di contro, tali raccolte forniscono un valore aggiunto alla conoscenza di artisti e band storiche, che meritano un ascolto e uno studio serio.

 

THE-BEACH-BOYS-CIRCA-1967Ciò che si coglie in prima istanza in questo “1967 - Sunshine Tomorrow” è il lavoro di costruzione di un suono (gli strumenti, sì, ma anche le voci, che nell’economia generale hanno la loro significativa importanza) curato nei minimi particolari, con una pignoleria che è stata quasi un’ossessione per il genio Brian Wilson, ma che è stato il segno che ha contraddistinto la band in una storia che ha attraversato felicemente, nonostante le vicissitudini umane dell’intera famiglia Wilson, più di mezzo secolo. Il lavoro che la band (nel 1967 circa, foto a sinistra) mette in atto in studio (al fianco di Brian ci sono ancora i fratelli Dennis e Carl, che scompariranno, ancora giovanissimi, rispettivamente nel 1983 e nel 1998, con Mike Love, Al Jardine e Bruce Johnston che ancora oggi accompagnano il leader in giro per il mondo con la loro coinvolgente verve) ci consente di seguire il processo per arrivare al prodotto finito, attraverso interruzioni, riprese, errori, improvvisazione creativa, alla ricerca della perfezione.

 

bbSi riascoltano brani fra i meno frequentati ma straordinari, accanto ai classici di sempre, da Heroes and Villains a California Girls, da Sloop John B a God Only Knows e Good Vibrations. Nelle sezioni live, dove figurano le cover di The Letter, lanciata nel 1967 dai Box Tops (ripresa l’anno successivo da Joe Cocker) e di With A Little Help From My Friends della premiata ditta John Lennon-Paul McCartney, si coglie un aspetto un tantino inedito della storica band californiana, che mantenendo la propria grande capacità di conquistare il pubblico e di CqtzAdOXYAAitojcoinvolgerlo nel proprio gioco interattivo, qui pare trascurare la tradizionale ricerca di effetti e suoni particolari a vantaggio di un impatto più semplice ed immediato. In chiusura una magnifica esecuzione interamente a cappella di Surfer Girl, nella quale è presente tutta l’anima, l’arte dei Beach Boys (mentre provano alle Hawaii, 1967, foto a sinistra): una band che s’è conquistato (grazie al contributo di una personalità alta, dalla vita assai travagliata, quale quella di Brian Wilson) un posto di assoluto rilievo nella storia musicale del Novecento, e che dimostra di avere ancora tanto da dire alle nuove generazioni di ascoltatori. 

 

Nello Pappalardo

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