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11 Marzo 2012 ,

Tommy Bolin Zephir, Deep Purple and other stories

2012

Tommy Bolin

Tommy Bolin, giovane e talentuoso musicista originario di Sioux City, Iowa, nato nel 1951 da genitori con origini scandinave e siriane. Da ragazzino cominciò suonando la batteria, ma quando gli regalarono una Silvertone (chitarra ultraeconomica popolarissima negli USA dei primi anni 60) e poi una Gretch Country Gentleman, scoprì la sua innata predisposizione naturale nel pizzicare le corde di una chitarra. Trasferitosi in seguito a Boulder nel Colorado, iniziò la sua (purtroppo breve) avventura nel variegato universo della musica rock. Nel 1964, giovanissimo, suonò con la teenagers band Denny & The Triumphs, poi con una garage band chiamata Patch Of Blue, quindi con gli American Standards (house band della Family Dog di Denver, comune hippie affiliata a quella ben più famosa creata da Chet Helms a San Francisco); suonò anche con il musicista Otis Taylor, oggi uno dei protagonisti più importanti e originali del blues moderno e quindi con gli Ethereal Zephyr.

 

Zephyr

Il gruppo, con il nome abbreviato in  Zephyr, fu la prima band di successo del chitarrista: ebbe una connotazione stabile dal 1968 e incluse nella sua line up originale oltre a Bolin la cantante/armonicista Candy Givens, suo marito David Givens al basso, il batterista Robbie Chamberlin e il tastierista John Faris. Suonavano un rock blues psichedelico coinvolgente e tosto, con protagoniste la voce jopliniana della Givens e la chitarra solista di Bolin. Dopo un concerto-vetrina al Whiskey a Gò Gò di Los Angeles, varie labels discografiche si interessarono alla loro musica (Atlantic, Columbia e ABC) e dopo un breve periodo di apprendistato live in giro per il nord degli USA, firmarono per la Probe, etichetta sussidiaria della ABC Records e diedero alle stampe il loro primo lp, intitolato semplicemente Zephyr” (Probe 69): il disco grondava umori blues da tutti i solchi, con una splendida versione del tradizionale St.James Infirmary Blues ed altri suntuosi slow blues pieni di pathos. Fu registrato ai Wally Heider Studios e prodotto da Bill Halverson (sound engineer con Cream e Crosby Still & Nash), alternò il blues ad un duro hard rock, mai scontato e sempre creativo come nella lunga finale Hard Chargin Woman, loro cavallo di battaglia dal vivo, dove i generi si mischiavano in un micidiale slow hard blues da brividi, ma fu soprattutto Bolin che con la sua Fender Stratocaster seminò perle elettriche e riff assassini e dimostrò subito di essere un protagonista virtuoso della chitarra elettrica.

 

Il suo amore per John Coltrane e il chitarrista Wes Montgomery lo portò ad interessarsi con sempre maggiore attenzione alle sonorità tipiche del jazz. La band ottenne un notevole successo live, fecero da opener addirittura ai Led Zeppelin nel loro debutto americano, il 26 dicembre 68 al Denver Coliseum e l’anno seguente durante il Denver Pop Festival, la loro esibizione fu accompagnata da duri scontri tra la polizia e il pubblico, i nostri conclusero il concerto avvolti da nubi di gas lacrimogeno. Dopo due anni di intensa attività live e la partecipazione a molti mega raduni rock,  registrarono il loro secondo lavoro: “Going Back To Colorado”, realizzato questa volta per una major, la Warner Brothers: il disco dimostrò ancora una volta la bontà e il valore del loro sound; più orientato verso un hard rock creativo e meno influenzato dal blues rispetto al precedente lp, ebbe alla batteria una new entry, Bobby Berge e la collaborazione di Buzzy Linhart alla voce. In questo lavoro si evidenziò maggiormente l’aspetto del songwriting; brani come Going Back to Colorado, See My People Come Together, At This Very Moment, confermarono la loro validità anche a livello compositivo e la lead guitar di Tommy Bolin fu meno in evidenza rispetto al primo lp. Il disco fu recensito positivamente da Lester Bangs nel numero di Rolling Stone del 1° aprile 1971.

 

Nel gennaio del 1970 fecero la loro prima apparizione televisiva nel Dick Clarck’s American Bandstand, “suonarono” (in playback) il brano Cross The River, ma la cantante Candy Givens non riuscì a sincronizzare i movimenti della labbra con la musica registrata e il resto della band a questa imbarazzante difficoltà  andò in confusione e reagì con una fragorosa risata collettiva in diretta tv, fu un vero disastro. Il successo del gruppo fu capitalizzato soprattutto da Tommy Bolin, che divenne molto popolare e questo creò qualche dissapore nella band:  Tommy sempre più ansioso di esplorare nuovi orizzonti sonori abbandonò gli Zephyr ed iniziò una breve e fulminea carriera che lo portò ad ottenere una larga fama mondiale. Ultimo show degli Zephyr con la line up originale quello del Santa Monica Civic Center come openers per i Mountain. Dopo lo split con Tommy Bolin, gli Zephyr diedero alle stampe un terzo disco, il poco noto “Sunset Ride” (Collectors Choice 1972) con il chitarrista solista Jock Bartley e il tastierista Dan Smyth, che fu registrato a Denver e in parte ai Wally Heider Studios di S.Francisco; fu comunque un discreto lp ed ebbe come protagonista assoluta la cantante Candy Givens (poi morta suicida con un overdose di Quaalude nel 1984). Potrebbe esistere un 4° lp degli Zephyr senza Bolin, ma la notizia è contraddittoria.

 

Energy, James Gang, Deep Purple, la carriera solista

La nuova avventura rock di Bolin iniziò con gli Energy insieme al cantante Jeff Cook, al bassista Kenny Passarelli (uno che poi ha avuto una discreta notorietà suonando con Joe Walsh e Elton John), al flautista Jeremy Steigh e l’ex Zephyr Bobby Berge alla batteria. La band che suonava un originale jazz-rock, non lasciò nessun lp ufficiale (nel 1999 fu pubblicato un cd antologico a loro dedicato); poi continuò con la partecipazione alla registrazione del celebre album “Spectrum” di Billy Cobham, disco epocale per il jazz rock/fusion con il tastierista Jan Hammer e il bassista Leland Sklaar. La fama di asso della chitarra elettrica di Bolin si diffuse in tutti gli Stati Uniti, sino a quando fu chiamato a sostituire Dominic Troiano nella  James Gang, con cui registrò due lavori: “Bang” e “Miami”. Lasciata la Gang passò dall’hard rock tipico di quel gruppo, nuovamente al jazz e al funky, collaborando con il batterista Alphonse Mouzon nel suo album “Mind Transplant”.

 

La carriera di Bolin in breve tempo evolse in numerose collaborazioni importanti, con Carmine Appice (ex Vanilla Fudge e Cactus), con i canadesi Moxy, con Dr.John nell’album “Hollywood By The Name” ed i newyorkesi Good Rats. Nel 1975 il suo primo solo album “Teaser” per la Nemperor Record, con guest di lusso come Jan Hammer, David Sanborn, Jeff Porcaro, Phil Collins e Glenn Hughes; la conoscenza di quest’ultimo, divenuta poi una forte amicizia lo portò  ad essere chiamato come chitarrista solista dai Deep Purple in sostituzione di Ritchie Blackmore e a registrare con loro l’album “Come Taste The Band" e a suonare nel lungo tour che portò al live “Last Concert In Japan”  uscito poi nel 1977. Tommy Bolin in pochi anni era passato dalla militanza in una band poco più che regionale come gli Zephyr ad essere una superstar planetaria del rock con i Purple. Lasciati i Deep Purple, entrò in studio per il suo secondo lavoro solista: “Private Eyes”, con Carmine Appice, Mark Stein ai keyboards, un altro ex Vanilla Fudge e il redivivo Bobby Berge.

 

Ma la sfiga e un cattivo destino erano in agguato: il 4 dicembre 1976, durante il tour promozionale di Private Eyes e dopo aver fatto da opener a Jeff Beck e Peter Frampton in un leggendario concerto a Miami, morì a soli 25 anni per un micidiale mix di barbiturici, alcool e morfina, un altro morto precoce del rock. Il suo passaggio nel firmamento della musica rock è stato fulmineo e travolgente, probabilmente ne fu travolto anche lui. Tommy Bolin registrò in poco più di sei anni di attività solista una notevole quantità di materiale, fu estremamente prolifico a livello compositivo in svariati generi musicali: blues, fusion, funky e hard rock; numerosi i cd postumi usciti anche in anni recenti con sue registrazioni live e in studio, come solista e come componente delle svariate band di cui fece parte. Esiste una Tommy Bolin Foundation creata dal fratello Johnny che cura la sua eredità artistica e fa beneficenza in collaborazione con la Siouxland Community Foundation. E’ stato un grande chitarrista dotato di una tecnica sopraffina e di un profondo feeling, forse oggi un po’ dimenticato, riscopriamolo!

 

Guido Sfondrini

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