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9 Marzo 2013 , ,

Alvin Lee and Ten Years After Vibrazioni Positive

1967-2013 - Deram - Columbia - Chrysalis

ALVIN LEE:  19 dicembre 1944, Nottingham, England - 6 marzo 2013, Spain

 

alvin-lee

 

 

6th March 2013

I heard only a few hours ago about Alvin passing away. It came as a complete shock to me and I have still not taken it in. I feel very sad. He was the closest thing I had to a brother. We had our differences but we shared so many great experiences together that nothing can take away. I will miss him very much. He was an inspiration for a generation of guitar players. Keep on Rocking Alvin.

(Leo Lyons)

 

 

 

 

 

 

 TEN YEARS AFTER (1967- 2008)

 

Ten-Years-After-GLI ESORDI

La sua personale performance a Woodstock fu uno dei crack del festival ed è rimasta nella storia del rock, quasi ad oscurare il resto della band, i Ten Years After, con il suo carisma di band leader e di chitarrista super veloce e super tecnico. Questo è stato Alvin Lee, un protagonista assoluto, uno che lasciava poco spazio a quelli che suonavano con lui, sulla scena e nel fatto prettamente tecnico di suonare e di comporre. Chick Churchill fu uno dei tastieristi più sacrificati del rock anni 70 ed è ricordato solo per il suo “ottimo tappeto sonoro di organo Hammond”, la ritmica Leo Lyons & Ric Lee,  ebbe un ruolo più importante e pompò alla grande il sound della band, sostenendo il leader anche nelle sue carenze, come quelle vocali, dove Alvin non fu sempre all’altezza. Nativo di Nottingham (1944), Alvin Lee iniziò a suonare giovanissimo sull’onda del successo del r' n’ r che arrivava dagli USA alla fine degli anni 50; la sua prima band furono Ivan Jay & The Jaycats nel 1960, poi evoluti in Ivan jay & The Jaymen e poi in The Jaybirds, con questo nome suonarono in Germania allo Star Club di Amburgo, la solita gavetta di molti mostri sacri del rock inglese, Beatles compresi.

 

Nel 1966 Lee e Lyons fondatori del gruppo si trasferirono a Londra, dove conobbero il batterista Ric Lee (nessuna parentela con Alvin) che sostituì Dave Quickmire, poco dopo si aggiunse al trio il tastierista Chick Churchill, dando così corpo alla line up storica della band. A Londra impazzava il blues revival e la logica scelta dei quattro giovani musicisti fu quella di suonare blues; passati al management di Chris Wright e al professionismo, prima si chiamarono Blues Trip, poi Blues Yard (con questo nome suonarono al Marquee per la prima volta il 27 maggio del 67 a supporto degli psichedelici Syn) e poi, volendo omaggiare Elvis Presley, scelsero il nome Ten Years After, dieci anni dopo il 1956 anno dell’esplosione planetaria del successo di Presley. La band si fece conoscere per i suoi torridi concerti a base di rock'n'roll e blues, Alvin divenne presto protagonista delle nottiten years after londinesi, gareggiando con gli altri chitarristi che impazzavano sui blues stages di molti locali alternativi.

 

Eric Clapton, Kim Simmonds dei Savoy Brown, Peter Green, Mick Taylor e molti altri, un “parterre des roi” dove non era facile prendere la scena; questo accadeva prima della leggendaria notte del 1967 in cui arrivò Jimi Hendrix a sconvolgere le sorti della sei corde elettrica e di tutti quelli che la suonavano. Alvin riuscì a farsi un nome e i TYA divennero una delle attrazioni fisse del Marquee, allora  il locale rock più trendy per il neonato blues inglese,  il loro successo venne consacrato suonando al Windsor Jazz Festival nel 1967, uno dei primissimi raduni rock inglesi all’aperto (prima edizione 1961): tra i suoi protagonisti ci furono John Mayall Bluesbreakers, Jeff Beck, Cream, Pentangle, Amen Corner, Fleetwood Mac and more, una vera e propria summa live del meglio del blues, del rock e del jazz allora suonato allora in GB.

 

 I DISCHI

 

Ten+Years+After

TEN YEARS AFTER

nche il mercato discografico si accorse dei TYA e i nostri firmarono un contratto con la Deram, sussidiaria prog della Decca. Nel settembre '67 registrarono il primo lp: "Ten Years After" con la produzione di Mike Vernon e Gus Dudgeon, due figure chiave di tutto il british blues, un disco a base di brani firmati Lee e Churchill, con l’apertura di I Want To Know di Paul Jones e le lunghe covers di Spoonful e Help Me ricche dei torridi, esaltanti soli chitarristici di Alvin Lee; il sound anfetaminico della sua Gibson E-335 in questo disco di  debutto fa già terra bruciata. Questi due brani rimarranno dei classici live per la band e per il musicista, anche nella sua carriera solista, il disco ebbe un discreto successo.

 

UNDEAD

tya undeadNel 1968 fu la volta del live "Undead", registrato al Klook’s Kleek  il 14 maggio 68, un disco rock blues veramente letale e travolgente, una delle incisioni migliori dei TYA, live band per eccellenza. Ma non solo: brani come I May Be Wrong, But I Won't Be Wrong Always, e l'anfetaminica Woodchopper's Ball (di Joe Bishop/Woody Herman) sono pregni di un accentuato mood strumentale jazzistico piuttosto inedito per la media delle british blues bands di quegli anni. Si ascolti a riguardo anche la breve ma squisita versione jazzata della classicissima Summertime (George Gershwin/Ira Gershwin)Certo Alvin Lee spicca in questo Undead - che ci impressionò tantissimo alla sua uscita - per i suoi lunghi, nervosi/nevrotici, funambolici esercizi chitarristici, ma si confermano alla grande strumentisti davvero con i fiocchi (un dato già emerso chiaramente nell'omonimo disco di debutto) anche il keyboardista Chick Churchill, dotato di un elegante e squisito fraseggio jazzato, lo stakanovista e robusto bassista Leo Lyons, il raffinato batterista Ric Lee - che ha modo di esibirsi in Shantung Cabbage in freschissime variazioni solistiche. I fasti blues di Help Me e Spoonful del primo disco sono confermati in Spider In My Web, un torch blues scritto da Alvin dall'atmosfera notturna e morbosa. Ma il brano destinato a diventare leggenda e I'm Going Home,  quasi sette minuti di un semplice r' n’ r trasformato da Alvin Lee in un sabba sfrenato e pirotecnico, con l’amplificazione a rischio fusione e l’audience in delirio!

 

stonedhengeSTONEDHENGE

Il 1968 fu anche l’anno del loro primo USA Tour: a New York furono coinvolti, in un locale chiamato The Scene, in epiche jam con Jimi Hendrix, Janis Joplin e Steve Stills. Nel 69 uscì "Stonedhenge", decisamente anomalo rispetto all'ortodossia  dei primi due album, con un legame minore con il blues classico. Il songwriting  fu ancora quasi tutto di Lee con dei brani che cominciarono a fare storia come Hear Me CallingSpeed KIlls e la swingata Woman Trouble che tradisce ancora una volta l'amore di Alvin Leee e dei suoi compagni per il jazz più soffuso. Sono gli episodi più noti di un lavoro il cui fascino maggiore però risiede nelle contaminazioni psichedeliche di titoli come Going To Try, Sad Song ma soprattutto No Title (8:13), alternanti umori misterico-sotterranei caratterizzati da accentuati silenzi ad improvvisi e violenti strappi-soprassalti chitarristici, e dagli ispiratissimi timbri-interventi psichedelici dell'organo di Chick Churchill. A fare da spartiacque alcuni brevi, curiosi intermezzi solistici (I Can't Live Without Lydia, Skoobly.Oobly-Doobob, Faro, Three Blind Mice, Faro)Stonedhenge è il disco forse più sottovalutato di questo primo periodo d'oro creativo dei Ten Years After, un diamante grezzo che ascoltato oggi, conserva tutto il suo strano fascino sotterraneo.

 

SSSSH

alvin lee ten years after ssshNel giugno 1969 i nostri registrarono "Ssssh", con la classica Good Morning Little School Girl (fu reinterpretata anche dagli Yardbirds), If You Should Love Me e la finale, micidiale I Woke Up This Morning, arrangiamento rock di un blues di Lightning Hopkins. Cartina al tornasole della geniale creatività e della miniera di idee con cui Alvin Lee e c. trasfiguravano il blues ed il rock in questo periodo sono in particolare tre sezioni di Ssssh : l'iniziale Bad Scene, una schizzata sequenza in cui i nostri incrociano segmenti di hard rock, jazz e di cocainica psichedelia con modalità - per quel 1969 - inedite e davvero singolari. Stessa non ortodossia rock blues fa di Stoned Woman (omaggio a tutte le hippie girls fuori di testa!) un'altra sonora mazzata dai risvolti ritmici anfetaminici e carica di riff shockanti in cui Alvin Lee spadroneggia con la sua solista killer in modo devastante. Infine uno degli episodi più incredibili e sottovalutatissimi da sempre di Ssssh: quella The Stomp guidata con mano ferma dall'eccelso psycho-organ di Chick Churchill

 

Uno stomp blues - appunto - orfano delle fatidiche dodici battute, che gioca la carta di una febbrile psicosi dark, proiettato su coordinate ritmiche ipnotiche, inacidito dai mugugni minacciosi di un Alvin Lee, che finalmente sacrifica gli egocentrismi assoluti della sua chitarra, un tappeto rosso steso ai keyboards del grande Churchill, che siTen Years After - Ssssh. prende tutti i meriti di una pagina di musica del diavolo senza tempo esalata da una palude infetta della Louisiana, un vaso di pandora scoperchiato che libera letali miasmi di martellante psycho-blues. Il sound quindi si fece molto più elettrico e hard, nasceva l’hard rock sull’onda del successo degli Zeppelin e dei Deep Purple, un grande disco, classicissimo della discografia originale TYA ed un successo di vendite anche negli USA. Infatti dopo l’uscita del disco i Ten Years After partirono per un nuovo tour americano, suonarono al Newport Jazz Festival e nell’agosto 69 a Woodstock, dove furono tra i protagonisti assoluti. Furono immortalati nell’omonimo film in una la leggendaria chilometrica I’m Going Home, già incisa dal vivo nel secondo disco Undead, alla fine della quale Alvin Lee, stremato e sudatissimo esce di scena - sequenza famosa - recando meritatamente sulle spalle un'enorme anguria!

 

CRICKLEWOOD GREEN

Nell’aprile del 1970 fu la volta di "Cricklewood Green", altro classico del genere hard blues, tra le songs spiccò Love Like A Man, il suo riff fece la storia del rock; in Italia fu popolarissima anche come 45 gg. Anche in Cricklewood Green Lee spadroneggiò a livello compositivo, monarchia assoluta, diventando leggenda come "chitarrista più veloce del West”, un guinness che lo marchiò a fuoco per sempre, in realtà a mio parere aveva dei limiti, che in seguito si fecero notare. Cricklewood Green non è comunque solo il disco di Love Like A Man: annovera altri brani notevoli dalla fresca ispirazione, la alvin lee greencavalcata Working On The Road, la psycho-ballad 50, 000 Beneath My Brain dai risvolti quasi pinkfloydiani, l'altra ballad Circles, nuova delicata emanazione di quel filone compositivo particolarmente 'melodico' che Alvin aveva cominciato ad elaborare, non molto felicemente però, nell'album precedente Ssssh con la stucchevole  If You Should Love Me. Quindi il country nashvilliano di Year 3, 000 Blues ed il jazz swing di Me And My Baby. Tra le cose migliori la lenta killer song As The Sun Still Burns Away

 

WATT

Sempre nel 1970 venne pubblicato "Watt" con la grande I’m Coming Home e una selvaggia Sweet Little Sixteen di Chuck Berry: un album che vede Alvin Lee particolarmente concentrato a cercare e creare in studio suoni nuovi ed a sperimentare timbriche chitarristiche quasi futuristiche, come in I Say Yeah, Gonna Run, I’m Coming Home, decisamente gli episodi più efficaci di Watt che mettono in scena una sorta di hard space rock molto personale. Al filone più melodico più sdolcinato e meno efficace si può ricondurre My Baby Left Me; meglio fa l'accorata ballata Think About The Times, con una sentita performance vocale dialvin lee watt ten years after Alvin Lee, dal tipico spleen supplichevole. I quasi otto minuti della frastagliata She Lies In The Morning, in cui tutti, R.Lee, Churchill e Lyons hanno modo di sfoggiare squisite idee strumentali, appaiono la porzione più di ricerca di Watt, con i loro segmenti sonori sempre cangianti.

 

 

 

Poi nei '70: "A Space In Time" con One Of These Days e l’hit single I’d Love To Change The World, due dischi che confermarono il loro successo e lì consacrò tra I top sellers del genereIn quel 1970/71 suonarono all’isola di Wight e allo Strawberry Fields Festival, vicino Toronto in Canada, due dei grandi e storici live festival tipici degli anni 70. Nel 1972 il Greatest Hits: "Alvin Lee & Company" con versioni inedite di vecchi brani anni 60 e la lunga e inedita Boogie On, sorta di omaggio ai re del boogie Canned Heat. L’lp "Rock N’ Roll Music To The World", sempre del 72, segnalò dei cedimenti, la vena creativa di Alvin Lee apparve inaridita (notevole però il brano Turned Off TV Blues) e si notò una certa stanchezza nel sound espresso dai TYA. Il seguente "Recorded Live", registrato a Parigi, Francoforte, Rotterdam e Amsterdam, sancì con il classico doppio album live la bontà del loro spettacoloso mood di fronte ad un pubblico. Nell’aprile '74: "Positive Vibrations" cheten-years-after-a-space-in-time raggiunse l’81° posto di Billboard 100 e fu il canto del cigno, i TYA si sciolsero dopo 9 anni di live tour di successo e 9 dischi che li fecero conoscere a livello mondiale.

 

Come TYA originali si ritrovarono nell’83 per il Reading Festival, nell’88 per molti concerti a promozione dell’album "About Time" e nel 1996 per Eurowoodstock a Budapest, in Ungheria. I TYA sono tuttora on the road con la formazione originale e il chitarrista John Gooch, il protagonismo assoluto di Alvin Lee forse li aveva un po’ stressati e il povero Chick Churchill forse oggi riesce a fare apprezzare di più le sue tastiere, per molti anni costrette a fare da sparring partner alle chitarre turbo testosteroniche di Alvin Lee. Infine nel terzo millennio escono "Now" (2004) ed "Evolution" (2008). Tra le numerose produzioni postume dei TYA è da segnalare lo splendido "Live At The Fillmore East 1970", uscito nel 2001 e vera consacrazione definitiva di una delle migliori live band della storia del rock (blues).

 

 

 

 

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TEN YEARS AFTER

Alvin Lee - chitarra, voce

  • Leo Lyons - basso elettrico
  • Ric Lee - batteria
  • Chick Churchill - organo

 
 
 
 
 
tyarecordedlive
 
 

su Distorsioni Blogspot, pubblicato  il 28 dicembre 2010

 

 

 

 

 

 

ALVIN LEE: LA CARRIERA SOLISTA

Alvin Lee continuò, imperterrito, a proporre il suo rock blues in giro per il mondo; nel 73 registrò un disco atipico, il semiacustico: "On The Road To Freedom" (Chrysalis) con il chitarrista/vocalist americano Mylon Lefevre, uno molto influenzato dal gospel e dalalvin freedom southern rock, il disco vide la partecipazione di molte star come George Harrison, Ron Wood, Steve Winwood, Jim Capaldi e molti altri, un buon lavoro ma forse un' occasione persa per dare una dimensione differente al proprio sound; il brano So Sad scritto da Harrison fu un buon successo come 45 gg. Nel 1974 Alvin Lee produsse il doppio live: "In Flight", un lavoro molto r n’r anni 50 che segnò un cambiamento del suo tipico sound, il gruppo si chiamò Alvin Lee & Company, con lui il tastierista Tim Hinkley, Alan Spenner al basso e gli ex King Crimson, Boz Burrell e Ian Wallace alla sezione ritmica.

 

Dal vivo Alvin, in quella occasione al Rainbow  di Londra, diede ancora una volta il meglio di se stesso. Con gli anni 80 ed il ciclone punk/new wave, anche Alvin Lee cadde nel dimenticatoio producendo una serie di lavori discografici senza infamia e senza lode, continuò a riempire stadi e venues con la sua inseparabile chitarra, con un pubblico JerryLeeLewis-TheSessionaffezionato che lo seguì in tutto il mondo, con i suoi tours europei, in USA e Giappone; nel 1980 suonò in tour con l’ex Rare Bird Steve Gould, Mick Taylor e John Mayall. Nel 1973 con Albert Lee, Rory Gallagher, Peter Frampton e altri partecipò alla "London Session" di Jerry Lee Lewis, fantastico disco doppio di grande successo su cui, chi scrive, consumò la puntina del suo  Stereo compatto Sinudyne, l’università  del r n’r, del country e del blues nella migliore tradizione southern.

 

Con il passare degli anni i suoi cd divennero sporadici, ma nel 2004 realizzò un suo sogno registrando "In Tennessee", con DJ Fontana e Scotty Moore leggendari partners del suo eroe Elvis Presley, poi nel 2012 aveva registrato "Still On The Road To Freedom", sorta di remake del vecchio lp con Mylon Lefevre, un buon lavoro dove rivisitava le radici del rock'n'roll e del blues, recensito in modo positivo da molti sitialvin still specializzati in “classic rock” americani. Il 6 marzo 2013, per complicazioni insorte dopo un intervento chirurgico definito dalla famiglia di routine ci ha lasciati, aveva 68 anni. Noi ultracinquantenni abbiamo perso un altro amico e un altro pezzo della nostra gioventù, lo ricorderemo per sempre soprattutto quando ci faceva contorcere sfrenatamente, ascoltando la sua indimenticabile I’m Going Home, sparata a volume impossibile. R.I.P caro Alvin Lee.

 

 

Guido Sfondrini - Pasquale Wally Boffoli

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