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14 Gennaio 2014 , ,

Eva Cassidy Un angelo caduto in volo, la triste storia di …

2014

Eva-CassidyIl 2 novembre 1996, a soli 33 anni, si spegneva, stroncata da un male incurabile, Eva Marie Cassidy, un'artista straordinaria di cui, a diciotto anni dalla scomparsa, un po' tutti gli addetti ai lavori sembrano essersi dimenticati. E' una storia dannatamente triste la sua, ma merita di essere raccontata perché ci fa capire, proprio nella sua drammaticità, quanto possa essere cieca, e talvolta persino crudele, l'industria del music business. Eva nasce nel 1963 ad Oxon Hill (Maryland), ma trascorre l'infanzia e il resto dei suoi giorni ad Alexandria (Virginia), nei pressi di Washington. L'aria musicale che si respira in famiglia la porta ben presto a cimentarsi nel canto, e a mettere su insieme al padre Hugh (uno scultore con la passione per la musica folk e country) e al fratello Danny una piccola band. Qualche anno dopo (siamo nel 1986) Eva, convinta da un amico, entra per la prima volta in uno studio di registrazione incidendo alcuni brani con un gruppo vero e proprio, i Method Actor. Quando il musicista e produttore Chris Biondo la sente cantare rimane letteralmente folgorato dalla sua voce potente e straordinariamente duttile, una voce capace di affrontare, con egual intensità, tanto i classici del soul quanto gli standard del jazz e del blues e, intuendone le potenzialità, le prospetta immediatamente una serie di nuove collaborazioni.

 

Eva_Cassidy_-_Live_at_Blues_AlleyDa quel momento in poi, sotto la guida di Biondo e grazie anche al sodalizio con Chuck Brown (un musicista di rhytm'n'blues molto popolare nell'area di Washington), la timida ed introversa Eva inizia a farsi conoscere e apprezzare, e a suonare dal vivo in maniera continuativa. Ma, nonostante i consensi del pubblico e i reiterati sforzi di Biondo, nessuna major si dimostra interessata a metterla sotto contratto. La sua voce è ritenuta troppo sofisticata per i gusti medi del pubblico, e quindi 'non commerciabile'. Nel 1996 esce, fortissimamente voluto da Biondo, “Live At Blues Alley” un disco registrato dal vivo all’omonimo leggendario locale jazz di Washington, l'unico insieme a “The Other Side” (una raccolta di duetti con Chuck Brown) pubblicato quando Eva era ancora in vita. Il disco è naturalmente autoprodotto, e chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo sa di cosa era capace Eva davanti ad un microfono. Il repertorio affrontato, interamente composto di cover, spazia dal jazz al blues e racchiude in 13 brani tutta la potenza espressiva di quest'artista tanto brava quanto sfortunata. Il trattamento riservato da Eva (accompagnata, va detto, da un ensemble di musicisti straordinari) a classici senza tempo e standard jazz e blues quali Cheek to cheek, Stormy monday, Fine and mellow, Autumn leaves, Fine And Mellow, Blue Skies, Tall Trees In Georgia, Honeysuckle Rose, Take Me To The River e What a wonderful world  è a dir poco stupefacente. 

 

The_other_side_album_coverCome altrettanto sorprendenti, da pelle d'oca, sono le riletture di People get ready (Curtis Mayfield), Bridge over troubled water (Paul Simon) e, su tutte, di Fields of gold (Sting). L'organico dell'album è meritevole di essere ricordato: Keith Grimes (Electric Guitar), Chris Biondo (Electric Bass), Hilton Felton (Hammond B3 Organ), Lenny Williams (Organ), Raice McLeod (Drums). Eppure, nonostante ciò, sia il disco in questione sia quello registrato qualche anno prima con Chuck Brown, passano praticamente inosservati. All'inizio del 1996 Eva inizia ad avvertire dei forti dolori all'anca. Viene ricoverata al John Hopkins Hospital di Baltimora e, dopo una serie di accurati esami clinici, arriva il terribile responso dei medici: melanoma avanzato, le restano sì e no altri cinque mesi di vita. Nel settembre dello stesso anno si esibisce insieme a Chuck Brown per l'ultima volta, in occasione di un piccolo concerto–tributo organizzato dagli amici. Morirà il 2 novembre successivo, a soli 33 anni, nel più totale anonimato mediatico. La sua scoperta a livello mondiale e il successo arriveranno, purtroppo, solo due anni dopo la tragica scomparsa grazie ad un deejay della BBC di Londra che, incantato dalla sua voce, inizia a trasmettere alla radio la versione di Over the rainbow (il brano tratto dal musical 'Il mago di Oz', reso celebre alla fine degli anni '30 da Judy Garland) registrata alcuni anni prima da Eva.

 

songbirdIl clamoroso successo decretato dagli ascoltatori induce una piccola label inglese (la Hot Records) ad assemblare una raccolta antologica (“Songbird”), che nel giro di poche settimane vende quasi un milione di copie raggiungendo addirittura il primo posto delle charts inglesi. Così, in maniera casuale e del tutto inopinata, quella stessa ragazza che solo qualche anno prima veniva rifiutata dalle più importanti case discografiche perché ritenuta 'non adatta' al grande pubblico e che mai in vita riuscì a varcare i confini di casa propria, quel fragile angelo biondo la cui voce si stenta quasi a credere possa essere esistita, riuscì ad ottenere quei riconoscimenti che un destino beffardo le aveva sempre negato durante la sua breve e tormentata esistenza. I dischi di Eva Cassidy sono stati ora tutti ristampati e si trovano, finalmente, anche in Italia. Se siete amanti della buona musica, se ancora riuscite a commuovervi davanti ad una canzone, l'unico consiglio che possiamo darvi è di cercare, in qualsiasi modo, questi dischi. Fatelo, e quella voce non vi abbandonerà più. 

 

 (Pubblicato in origine su 'Vulcano', febbraio–marzo 2007)

 

Stefano Cicu

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