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10 Maggio 2013 ,

Big Star Nothing Can Hurt Me: The Story of a BIG STAR

2013 - Omnivore Recordings

big star documentarioIn occasione del Record Store Day 2013, solo per il 20 Aprile, la puntuale Omnivore Recordings ha fatto uscire uno splendido doppio album in vinile giallo quale soundtrack del documentario "Big Star: Nothing Can Hurt Me" (Magnolia Pictures) che parla delle origini e della storia della leggendaria band di Alex Chilton. Il documentario è stato presentato al SXSW Film Festival (2012), è risultato vincitore quale 'Best Documentary' all' Indie Memphis (2012), ed ha riscosso molto successo al BFI London Film Fest ed al DOC NYC.  Big Star hanno influenzato un numero impressionante di artisti, Replacements, Db's, Smithereens, R.E.M, Jeff Buckley, Wilco, Flaming Lips e molti altri ancora. "Big Star: Nothing Can Hurt Me" soundtrack contiene 21 pezzi, quasi tutti alternate tracks degli originali che documentano la forza e lo splendore della formazione di Memphis, e sarà comunque regolarmente disponibile su vinile e su CD a partire dal 25 Giugno 2013. Tutta questa giusta 'bagarre' intorno alla band l'ha riportata agli onori della cronaca e dell'attualità, e ci è sembrata  un’ottima occasione per tornare a parlarne con un' ampia retrospettiva curata da Ricardo Martillos.  Buona lettura. (P.W.B.)

 

Big Star: "Nothing Can Hurt Me": Omnivore Recordings, 20 Aprile 2013 (2 LP, Record Store Day) -  25 Giugno 2013 (2 LP, CD)

 

 

L'epopea della Grande Stella

 

Parlare ancora dei Big Star a soli 3 anni dalla scomparsa di Alex Chilton (17 marzo 2010) è come riaprire una ferita ormai rimarginata. Archiviata la bellissima parentesi dei Box Tops, una delle migliori "blue eyed soul" band americane dei sessanta (insieme a Grassroots e Young Rascals), l'uomo di Memphis con lo svoltare del decennio dette vitaBIG STAR N° 1 alla sua nuova creatura e Big Star era il nome scelto. Per fugare ogni dubbio sull'origine di un nome così altisonante Alex chiarì che questo si riferiva ed era ispirato da una nota catena alimentare situata giusto accanto al loro studio di registrazione. Il  suono del gruppo era ricco di molte influenze, soul soprattutto e vocalmente ancora debitore delle armonie vocali dei sixties, in particolare della British Invasion. Verrà chiamato per i posteri power pop, termine che in sé vuol dire poco o nulla ma che per gli anni a venire sarà una sorta di marchio indelebile per loro e molti altri gruppi. La prima formazione oltre a Chilton presentava Chris Bell, chitarra e voce, Andy Hummel al basso e Jody Stephens alla batteria.

 

Il primo splendido disco, pure questo con un nome pretenzioso, "#1 Record" venne registrato nel 1971 e vide la luce l'anno successivo per la Ardent Records di Memphis. Gran parte del merito della bontà dell'album è la presenza e personalità di Chris Bell,  che in coppia con Chilton firma la quasi totalità delle composizioni, un binomio che qualcuno accostò addirittura a Lennon e Mc Cartney. Si alternano splendidi slow, quelli cantati da Alex sono da antologia, The ballad of el goodo, Give me another chance e Thirteen, con il celebre verso "rock'n roll is here to stay" poi ripreso da Neil Young in "Rust never sleeps" (1979). Chris Bell da par suo ci mette più grinta dell'altro co-leader in pezzi come In the street, Feel, Don't lie to me, ma sa essere splendido nelle byrdsiane My life is right, Try again e Watch the sunrise, quest'ultima cantata in coppia con Chilton. Un disco che a posteriori è stato giudicato da tutti un classico assoluto, all'epoca invece nonostante gli apprezzamenti della stampa specializzata vendette la miseria di 10.000 copie.

 

big-star-radio-cityLo scarso successo economico fu difficile da digerire per uno come Alex Chilton che, appena 16enne, aveva conosciuto il primo posto in classifica con il primo singolo dei Box Tops, la celebre The letter ed il secondo con Cry like a baby. Ma soprattutto lo era per Chris Bell che forse pensava che la sua avventura con i Big Star potesse portargli fama e quattrini. Deluso da tutto ciò abbandona la grande stella, anche per clamorose liti interne col bassista Hummel, per dedicarsi alla carriera solista. In testa ha un un disco tutto per sè  che mai riuscirà a completare. La folle corsa della sua Triumph si interruppe contro un palo della luce nella notte del 27 dicembre 1978 uccidendolo all'istante. Aveva solo 27 anni: il giorno seguente, fissato per il funerale,  per ironia della sorte era anche il compleanno di Alex Chilton. Di lui la Rykodisc, non si sa quanto opportunamente, fece uscire nel 1992, con una registrazione deficitaria, l'album "I am the cosmos", che sarebbe stato un gran disco se solo fosse stato rifinito a dovere dal suo sfortunato autore.

 

E' da recuperare in ogni caso, al pari e tra i migliori great lost album di sempre. Ma torniamo ai Big Star. Siamo nel 1973, Alex Chilton non si perde d'animo e decide di proseguire con i tre sopravvissuti del gruppo. Il disco dato alle stampe è al solito splendido, più vicino come suono alle live performance della band. "Radio City", registrato in mono,  ha davvero poco da invidiare al suo predecessore, certo non c'è l'apporto di Bell a livello compositivo ma Chilton ha una classe tale da far dimenticare la sua assenza. E' lui infatti che compone tutte le canzoni con l'unica eccezione della bella Way out west del bassista Andy Hummel e dedicata a Linda, la sua girl-friend del momento. Il disco contiene quella che è una delle canzoni più note, e belle, dei Big Star, September gurls, riportata inbig-star_3rd auge oltre 10 anni dopo dalle sculettanti Bangles. Ma ci sono altre ballate dal fascino unico, I'm in love with a girl, che anticipa il suono del terzo disco, What's going ahn, You get what you deserve, Daisy glaze ma soprattutto la stupenda Back of a car

 

Alex Chilton è un grande, scrive brani da paura ma il pubblico sembra non accorgersene nemmeno, risultato è che "Radio City" vende al solito una miseria e per l'uomo di Memphis è sempre più difficile trovare una casa discografica disposta a pubblicare le sue splendide canzoni. Per lui l'avventura Big Star può ritenersi conclusa qui, si ritira in studio col fido Jody Stephens (Andy Hummel se ne è andato a finire in college ndr.) ed un sacco di musicisti per fissare su nastro il suo stato mentale che giorno dopo giorno si sta sgretolando. Una cascata di canzoni maledettamente belle e malinconiche sono quelle composte per "Third", un vero e proprio inno alla depressione cosmica. Il produttore è il noto Jim Dickinson ma qui il problema è che non si vede in giro un’ etichetta che abbia il coraggio di mettere su vinile queste angoscianti composizioni. Ci vorranno ben 4 anni e la PVC Records per vedere pubblicato uno dei migliori album degli anni settanta.

 

Un disco fondamentale, uno di quelli che vanta il maggior numero di emulazioni fra gli artisti indie-folk depressivi e non dell'attuale scena musicale. Qui si dura fatica a separare qualcosa, a posteriori sono state le favolose Kangaroo, Holocaust e Nightime le più citate BigStarLivee saccheggiate dagli estimatori (postumi) del gruppo. Altrettanto toccanti le intimiste Blue moon, Take care, e Big black car. Il disco raramente sale di tono, quando ciò accade troviamo reminiscenze del vecchio suono Big Star, la coppia iniziale formata da Kizza me e Thank you friends, ma pure la bella Jesus Christ. Unica nota stonata dell'album è la cover di Femme fatale, ben lontana dall'incanto vocale della chanteuse Nico. Alex Chilton dichiarò in seguito che "Third" non doveva essere un disco dei Big Star  visto che gli stati d'animo descritti nelle canzoni si adattavano meglio ad un album solista che ad un gruppo. Fu insomma una decisione di marketing ad imporre nuovamente il marchio Big Star e viene da sorridere al proposito visto lo scarso successo dei due dischi precedenti. "Third" negli anni successivi ha visto svariate riedizioni, in vinile e cd, con cambi di titolo e di scaletta di pezzi.

 

Molti lo conoscono adesso col nome "Third/Sister lover" , titolo aggiunto che fa riferimento al test pressing della Ardent del 1975. Jim Dickinson nel 1992 creò una nuova versione, messa in circolazione dalla Rykodisc, che pare essere quella più fedele alle intenzioni originali dei due autori. Una grande confusione per un grande album. Misteri e leggende di un disco unico. Disco che sinceramente nel 1978 avrebbe potuto metter fine alla parabola dei Big Star, consegnandoli alla leggenda. Ma le cose non andarono esattamente così. IlBig_Star_Feel_7inch bel "Live" (Rykodisc 1992) catturato in diretta nel 1974 all'Ultrasonic Studio di New York, con un’ inedita formazione a tre comprendente John Lightman al basso è un buon flash del gruppo subito prima dello scioglimento. I Replacements intanto dedicheranno al leader una splendida e toccante canzone, Alex Chilton, nel disco "Pleased to meet me" (1987) dopo che se lo erano trovato davanti con una scopa in mano come uomo delle pulizie, ovvero uno dei tanti lavori che era costretto a fare per sbarcare il lunario.

 

Nel 1993 Chilton riunì la band in cerca di soddisfazioni e riconoscimenti che gli erano stati negati negli anni settanta. La migliore testimonianza della bontà dell'operazione nostalgia è il grintoso "Columbia: live at Missouri University" (1993) con dentro molti gioielli dello scrigno Big Star. Parecchi anni dopo arriva addirittura un nuovo disco in studio, "In Space" (2005) che dovrebbe essere il termometro del gradimento del gruppo a distanza di  molti anni. Un album discreto ma ben lontano dalla magia dei tre capolavori di 30 anni prima, un’ altra delusione per Chilton, rassegnato al fatto che l'ultimo treno utile per la gloria è passato. Nel 2009 la Rhino ha fatto uscire un monumentale box con ben 4 cd dei Big Star, "Keep an eye on the sky" nel quale troviamo ben 98 canzoni per ben 5 ore di musica. Considerato che complessivamente i primi tre dischi della band duravano circa 2 ore appare davvero un’ esagerazione un tributo di tale portata pur riconoscendo la grandezza del gruppo. Sono presenti 52 inediti certo, molti però sono demo, alcuniBIG STAR keep en eye davvero superbi ad onor del vero, uniti alle solite insopportabili e furbe alternate version che spesso servono da riempitivo nelle deluxe edition.

 

Ci sono dentro alcune canzoni di Chris Bell da solo, una cover dei Kinks, Till the end of the day ed alcuni brani che inediti lo sono davvero, come Country morn e Gone with the light. Al fine la cosa più preziosa sono i 20 pezzi del Live at Lafayette, Memphis del Gennaio 1973 contenuti nel quarto dischetto, con una sfilata  di classici impressionanti e covers di Kinks, Todd Rundgren, Flying Burrito Bros e T.Rex. La scarsa popolarità dei Big Star viene fuori perfettamente da questa esibizione in un piccolo club, dove i nostri erano semplice gruppo spalla (!) e gli scarsi applausi della gente presente sono indicativi in tal senso. Nel 2009 il gruppo torna ad esibirsi sporadicamente visto anche il ritorno mediatico verso i dischi della grande stella con applaudite esibizioni e con in formazione 2 ex Posies, Ken Stringfellow e John Auer, gli stessi che figuravano nel disco "In Space". Arriva quindi il 2010 ed è un anno tragico. Il 17 marzo il grande Alex Chilton muore per un attacco di cuore a New Orleans, Lousiana, le voci si rincorrono, pare che non facesse i dovuti e regolari controlli perché privo di assicurazione medica.

 

Un altro triste capitolo colora di nero un esistenza macchiata da molte ombre scure. Gli amici di sempre si riuniscono per un show tributo al Festival texano di Austin,  tra di loro Chris Kirkwood (Meat Puppets), Chris Stamey (Db's), Mike Mills (R.E.M.), Chuck Prophet (Green on red), John Doe (X) ed il bassista originale Andy Hummel. Per quest’ultimo si big_star_press_pixtratta dell'ultima apparizione on stage visto che al pari del grande Alex troverà la morte nello stesso drammatico anno dopo aver perso la sua battaglia contro il cancro. Avevano entrambi 59 anni. Dei membri originali sopravvive adesso il solo Jody Stephens, batterista, unico superstite di una delle più grandi, sottovalutate e sfortunate band della storia della musica rock di sempre. Queste nostre umili parole sono tutte per Alex, Chris e Andy, per quelli che non ce l'hanno fatta, lassù nel cielo la loro Grande Stella brilla luminosa. Thank you friends!

 

 

 

"Big Star: Nothing Can Hurt Me" Tracklist
 
    Side 1:bigstarcolumbia
1. O MY SOUL (Demo, 1973)
2. GIVE ME ANOTHER CHANCE
    (Control Room Monitor Mix, 1972)
3. IN THE STREET (Movie Mix, 2012)
4. WHEN MY BABY’S BESIDE ME
    (Alternate Mix, 1972)
5. STUDIO BANTER (1972)
6. TRY AGAIN (Movie Mix, 2012) – Rock City

    Side 2:

1. MY LIFE IS RIGHT (Alternate Mix, 1972)

2. THE BALLAD OF EL GOODO
    (Alternate Mix, 1972)
3. FEEL (Alternate Mix, 1972)big-star-september-gurls-stax
4. DON’T LIE TO ME (Alternate Mix, 1972)
5. WAY OUT WEST (Alternate Mix, 1973)

    Side 3:

1. THIRTEEN (Alternate Mix, 1972)
2. YOU GET WHAT YOU DESERVE
    (Alternate Mix, 1973)
3. HOLOCAUST (Rough Mix, 1974)
4. KANGA ROO (Rough Mix, 1974)
5. STOKE IT NOEL (Backward Intro, 1974)
6. BIG BLACK CAR (Rough Mix, 1974) 
    Side 4:
1. BETTER SAVE YOURSELF
    (Movie Mix, 2012) – Chris Bellbig star in space
2. I AM THE COSMOS
    (Movie Mix, 2012) – Chris Bell
3. ALL WE EVER GOT FROM THEM WAS PAIN
    (Movie Mix, 2012) – Alex Chilton
4. SEPTEMBER GURLS
    (Movie Mix, 2012)
 
                                                      
Ricardo Martillos

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