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21 Agosto 2018 , , , ,

Aretha Franklin The Real “Queen of Soul”

2018

MI0001334418           25 Marzo 1942 --- 16 Agosto  2018  

 

Il mondo piange una regina autentica, una sovrana che ha comunicato con tutti, socialmente e spiritualmente, traducendo in una parola, “soul”, tutto il gospel e il blues che aveva interiorizzato sin da bambina.

 

Fast forward

6 dicembre 2015. Sul palco del Kennedy Center Honors, alla presenza di Barak Obama, primo Presidente afroamericano degli Stati Uniti, nella serata dedicata al genio di Carole King appare una donnona avvolta in una pelliccia che la copre fino ai piedi, unico elemento che, conoscendo la sua mania per il capo in questione, rende possibile identificare una figura sfatta, le guance cadenti, il trucco eccessivo, i movimenti un po’ goffi: i primi istanti di quel filmato sono sconcertanti. Poi, però, le mani si posano sul pianoforte: quattro accordi, sul quinto la voce, QUELLA voce, intona “Looking out on the morning rain…”, e la Regina si riprende scettro, corona e trono in un colpo solo con una performance di (You Make Me Feel Like) A Natural Woman semplicemente stellare e tutti, ma proprio tutti, cadono ai suoi piedi, compresi l’autrice di quel brano epocale e lo stesso Presidente, commossi fino alle lacrime.

 

Rewind

Scorrete questi nomi: Art Tatum, Oscar Peterson, Ella Fitzgerald, Duke Ellington, Martin Luther King, Sam Cooke, Dinah Washington… Trattasi di un parziale elenco dei frequentatori di casa Franklin all’epoca dell’infanzia di una precoce Ree (il nomignolo MI0001430276col quale le si riferivano in casa), presso la New Bethel Baptist Church di Detroit, diretta dal reverendo C.L. Franklin, padre dei quattro rampolli avuti in seconde nozze da Barbara, madre alla quale Aretha era legatissima e che, all’atto dell’abbandono del sentimentalmente volubile marito, scatenò l’origine delle insicurezze di questo talento naturale, che già in tenera età era in grado di suonare il pianoforte e cantare inni e canzoni ascoltati una sola volta. I frequenti viaggi a Buffalo, N.Y., a far visita alla madre, contribuiranno a rendere difficile un rapporto che Ree anelava, ammirando incondizionatamente quella donna che nel 1952 l’avrebbe lasciata orfana all’età di dieci MI0001391907anni, creando un vuoto che non sarebbe mai stato colmato. Resosi conto delle qualità dei propri figli (oltre ad Aretha, Cecil, grande collezionista di jazz e amico personale di molti personaggi del mondo musicale, e le due sorelle Carolyn e Erma, entrambe dotatissime cantanti, benché non graziate del dono assoluto della più famosa), C.L. incoraggerà lo sviluppo delle loro tendenze portandoli con sé durante le tournée e convincendosi  dell’assoluto valore di Aretha . Si diceva della precocità della piccola Ree, ma a dodici anni essa veniva espressa non solo in campo musicale, essendo la ragazza già avvezza a rapporti intimi (si vocifera che avesse attratto anche Sam Cooke, dal quale andrà a riprenderla il padre in un albergo nel quale si erano appartati), tanto che a sedici anni si ritroverà già madre di due figli, avuti da padri diversi che si rifiuterà sempre di qualificare.

 

Con la Columbia

MI0002751503Mentre il reverendo Franklin sta cercando di far della figlia una star nei circuiti gospel, Aretha conosce a casa di Dinah Washington un affarista e faccendiere d’indubbio fascino, Ted White, che diventerà suo marito e suo manager, ma soprattutto suo violento persecutore. A quel tempo, Aretha ha già un contratto con la Columbia grazie al padre e alla lungimiranza del solito Albert Hammond (nella foto con A.F.), già scopritore di Billie Holiday e informato da Sam Cooke circa le qualità della ragazza. Ma il rapporto con l’etichetta non sarà mai facile, vista l’incertezza sulla promozione della cantante: i dischi del periodo sono un misto incoerente di generi diversi, alternando grandi brani blues e jazz a standard fuori tempo massimo (mentre il mondo scopriva i Beatles, Dylan, i Beach Boys, lei pubblicava singoli che riprendevano canzoni degli anni venti e trenta), fino a inconsistenti brani pop, per come lo si intendeva in quegli anni. Il legame con Ted, che aveva visto in lei soprattutto una potenziale gallina dalle uova d’oro e stava diventando sempre più violento e prevaricatore, la spinge a cercare una via d’uscita all’impasse: lasciare lui, l’etichetta, il mondo del jazz-pop patinato che, ne era certa, le avrebbe impedito di diventare la star che si riteneva. La Columbia fu la più facile da lasciare: il contratto era in scadenza e anche i discografici si stavano chiedendo se fosse il caso di rilanciare, quindi tutti si sentirono risollevati. Ed è qui che la storia cambia per sempre.

 

Con l'Atlantic

arethaL’Atlantic, etichetta importante quanto la Stax-Volt e la Motown per quanto riguarda l’affermazione della Soul Music, consapevole della scadenza contrattuale di questa figlia di reverendo dalla voce straordinaria, si impone subito come soluzione ideale e lo stesso Jerry Wexler, titolare del marchio assieme ai fratelli Ertegun e produttore di molte delle session, promette alla Franklin di ottenere quelle hit auspicate e, avvertendo la tensione che aleggia, propone di andare a registrare negli studi di Muscle Shoals, in Alabama, giocando sull’atmosfera rilassata tipica degli stati del Sud. Nel gennaio del 1967 Aretha, accompagnata da Ted e dalle sorelle, in qualità di coriste, varca la soglia dei Fame Studios e prova un certo imbarazzo a registrare con una band di musicisti bianchi: le chitarre di Chips Moman e Jimmy Johnson, il piano elettrico diaretha-franklin-do-right-woman-do-right-man-atlantic-4  Spooner Oldham, il basso di Tommy Cogbill e la batteria di Roger Hawkins, ma appena le mani si posano sul pianoforte e attacca I Never Loved A Man (The Way I Love You)  l’eccitazione che coglie questi veterani di mille incisioni straordinarie la convince della validità della scelta, e il primo capolavoro viene eternato su nastro. La session, però, durò meno del previsto: Ted litigò furiosamente con uno dei musicisti, quindi fece a pugni con Rick Hall, il titolare degli studi, e riportò Aretha a Detroit e mise in dubbio la prosecuzione del rapporto con la Atlantic. Essendo quella l’unica canzone completa realizzata in quelle ore spese in Alabama, Wexler si rese conto di avere in mano un instant classic, ma di non poterlo pubblicare perché privo di un lato B da inserire sul retro di un 45 giri. 

 

MI0001460408Cercò per giorni di parlare con Aretha, ma lei si era rinchiusa in un silenzio ostinato, come faceva ai tempi della perdita della madre, e rifiutava di ascoltare ancora il marito, con il quale era ormai ai ferri corti: se Wexler non avesse avuto l’intuizione di stampare alcune copie promozionali per i dj che provocarono una valanga di richieste alle radio circa la reperibilità del disco, oggi probabilmente non potremmo godere di uno dei più grandi album della Storia della Musica. Visto l’interesse e il clamore provocati, una risoluta Franklin chiamò l’Atlantic e si disse disponibile a proseguire, ma chiese che i musicisti la raggiungessero a New York, negli studi dell’etichetta: per prima cosa terminò l’incisione di Do Right Woman, Do Right Man, MI0001703520che proprio Moman aveva composto con Dan Penn, e dopo qualche giorno il singolo uscì con quest’ultima sulla seconda facciata, scalò le classifiche e divenne il primo million seller di una finalmente appagata Aretha. Nulla al confronto dei risultati del singolo successivo, Respect/Dr. Feelgood (Love Is A Serious Business), quest’ultima scritta da lei stessa, che la rese famosa a livello planetario. Respect fu affermazione di emancipazione femminile, richiesta di riconoscimento di un diritto muliebre, laddove nell’originale di Otis Redding era semplice attestazione di orgoglio maschile, e fu così dirompente che lo stesso autore comprese quanto quella versione avesse raggiunto una realizzazione definitiva. L’album che conteneva tutti questi brani, intitolato “I Never Loved A Man (The Way I Love You)”, è il capolavoro irrinunciabile MI0000015324di ogni “discoteca minima” di soul, inizio di una striscia di ulteriori dieci album: "Aretha Arrives”, “Lady Soul” (clamoroso), “Aretha Now”, “Soul ‘69” (curiosamente, a dispetto del titolo, il più jazzato), “This Girl’s In Love With You”, “Spirit In The Dark” (al quale contribuì Duane Allman), “Young, Gifted And Black”, più ben tre album dal vivo, “Aretha In Paris”, “Live At Fillmore West” e la gospel celebration “Amazing Grace”. Molti di questi di poco inferiori a quello, in cinque anni, e ci si sorprende a pensare che a soli venticinque anni, con tre figli sulle spalle (l’ultimo l’aveva avuto nel 1964, da Ted), ne aveva già incisi altri dieci per la Columbia. 

 

Una vita intensa - Occasioni mancate

Il tutto mentre riusciva, finalmente, a lasciare il dispotico Ted White, mentre si dedicava alla lotta per i diritti civili, alla quale aveva contribuito anche inconsapevolmente: Think, tratta da “Aretha Now”, era un invito a Ted a considerare il loro rapporto, a lasciarla libera, ma le tensioni razziali del periodo la considerarono un inno alla lotta; mentre combatteva la s-l1600dipendenza dall’alcool, i continui cambiamenti di peso, un tabagismo sfrenato (era arrivata a fumare tre pacchetti al giorno) e la solita insicurezza, ormai cronica e che determinerà vari crolli nervosi, crisi isteriche e veri e propri esaurimenti, nonostante una vita appagata grazie a nuovi amori. A Dennis Edwards dei Temptations, con il quale avrà una storia travagliata, farà seguito l’imprenditore Ken Cunningham, dal quale avrà un quarto figlio e che sarà un amore importante (anche se non smetterà di vedersi con Edwards nel frattempo) e determinante nel farle lasciare la bottiglia e ritrovare una forma psicofisica accettabile. Ma in questo periodo si verificano due casi singolari: per ben due volte, a causa di un’interpretazione sbagliata dei testi, Aretha rifiuterà delle canzoni scritte per lei e che inciderà solo quando altri ne avranno rese versioni definitive, ovvero Son Of A Preacher R-1103528-1192273477.jpegMan (che verrà resa immortale da Dusty Springfield) e una certa Let It Be. La ritrovata serenità famigliare non coincise con i risultati che l’Atlantic, dopo un rinnovo contrattuale faraonico, si attendeva: l’ultimo album in grado di abbinare qualità e successo era stato il live “Amazing Grace”, dopodiché le scelte in sede di produzione, indecise tra l’abbraccio alla nascente scena della disco music e il molle easy listening del periodo, non avevano prodotto singoli di successo.  

 

Aretha riprese ad essere vittima di insicurezza nelle proprie capacità e tracolli nervosi, assistita sempre dalle sorelle, soprattutto Carolyn, che in quel periodo cercava un riscatto per la propria carriera grazie a una proposta di Curtis Mayfield circa la realizzazione di una colonna sonora. Ma il destino volle che Wexler, ignaro di quanto era già stato proposto, mettesse in contatto Aretha con Curtis, e così il progetto passò di mano: “Sparkle” riporterà il successo alla Regina, e Carolyn non troverà mai più una possibilità di crearsi You_Make_Me_Feel_like_a_Natural_Woman_by_Aretha_Franklinuna carriera autonoma. Troverà ancora un nuovo amore, ma nuovamente il successo svanì come era tornato: la disco e il rock da FM dettavano legge, la Franklin doveva tentare nuove strade, ma ancora una volta dimostrò di non cogliere le occasioni, per motivi d’orgoglio o superficialità. Aretha, nonostante gli episodi precedenti, riuscì a rifiutare, in sequenza: la produzione di Rodgers ed Edwards degli Chic, che le avevano proposto Upside Down e I’m Coming Out (com’è noto, faranno la fortuna di Diana Ross), e quella di Barry Gibb, che avrebbe realizzato il progetto “Guilty” con Barbara Streisand, un tempo accesa rivale in casa Columbia. Per non dire delle morti di Donny Hathaway, che ammirava moltissimo, e Van McCoy, produttore dell’ultimo lavoro. Ma il colpo più grande fu il ferimento, da parte di una banda di ladri, del reverendo C.L. Franklin: finirà in coma e vegeterà per cinque anni.

 

1980: Aretha e due orfanelli blues di Chicago

The Blues Brothers - 1980Due orfanelli di Chicago, ormai adulti, devono salvare l’istituto nel quale sono cresciuti e decidono di realizzare l’impresa rimettendo in sesto la band che avevano prima che uno dei due finisse in galera, quindi cominciano a cercare i vecchi pards. Uno di questi ha aperto un ristorante, ma la moglie è piuttosto contraria alla questione e gliele canta di santa ragione: “You better think (think), Think about what you're trying to do to me”… Quella che compare sugli schermi, in una travolgente interpretazione di un classico vecchio di oltre dieci anni, è una donna magnetica, prorompente nella sua carica emotiva: un’epifania per i teenagers di quegli anni, e una nuova consacrazione per la Regina, anche se l’impulso della nuova dose di notorietà si traduce in successi notevoli sotto l’aspetto remunerativo, lontanissimi  però dalla qualità degli anni d’oro, ma anche da quella MI0003566585espressa in “Sparkle”. Fa un po’ male ascoltare Freeway Of Love e pensare che sia il suo più grande successo dopo Respect. Seguiranno altri dischi, altri amori, altre partecipazioni a colonne sonore e film, anche se l’unico album davvero all’altezza della fama e della qualità di Aretha Franklin avrebbe potuto essere “One Lord, One Faith, One Baptism”, nuovamente dedicato al gospel, ma il potenziale risultato sarà inficiato da monologhi troppo lunghi e qualche performance sottotono. Non potremo mai scordare quel periodo, tra il 1967 e il 1972, in cui la Regina regnò incontrastata: Respect for the Queen of Soul.

 

Massimo Perolini

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