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28 Luglio 2015 , , ,

The Shadows Of Knight Il grande garage di Chicago

2015

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La definizione di band garage-rock prevede che un gruppo di ragazzi americani, spesso di provincia, entusiasti quanto acerbi musicisti, con alle spalle poche prove nello scantinato o (appunto) nel garage dei genitori, riescano magicamente a pubblicare un 45 giri. Sul lato A un brano scritto dal gruppo medesimo. Su banali testi che raccontavano di ragazze e motori su degli elmentari riff che rimandavano ai successi dei gruppi inglesi del momento: Beatles, Stones, Who, ma anche e soprattuto Kinks e Yardbirds. E sul lato B? Quando non si optava per la rilettura di un blues, pescando magari dallo sterminato repertorio di Willie Dixon, o per l'energica versione di un vecchio pezzo folk (non si sbaglia: Hey Joe), si ripescava proprio qualcosa di quei gruppi inglesi di cui si è appena detto e allora la scelta poteva cadere su quella che è forse la B-side più bella di tutti i tempi: Gloria dei Them, in origine appunto relegata a retro di Baby Please Don't Go.

 

hqdefaultLe regole prevedono poi che il successo sia fulmineo quanto instabile. Un altro singolo? Spesso sì, ma con risultati inferiori al debutto. Il traguardo del 33 giri talvolta veniva sì raggiunto, ma quasi sempre a quel punto la band era già sul punto di sciogliersi. Gli Shadows Of Knight hanno infranto, in positivo, alcune di queste ferree regole non scritte. Tutt'altro che impreparati ai rispettivi strumenti (in particolare il chitarrista solista Joe Kelley), questi ragazzoni originari di Arlington Heights (Chicago), Illinois, dettero alle stampe nella formazione originale due album. E sulla lunga durata del 33 giri se la cavavano anche molto bene. Esiste anche un benché posticcio e meno rilevante terzo album (senza contare le inevitabili reunion). La parte più bella della storia si interrompe però ben prima della fine dei 60's e pressoché nessuno dei pur talentuosi membri storici del gruppo riuscirà negli anni a venire a lasciare davvero il segno. Ma cominciamo dall'inizio.

 

‘Glorio’si esordi Garage

 

shadows-of-knightI primi passi del gruppo risalgono al 1964, quando gli allora Shadows (nome che in effetti rischiava di farli confondere con i popolarissimi, al tempo, Shadows di Hank Marvin, quelli di Apache) cercano di fornire la propria versione del rock-blues proveniente dall'Inghilterra. Rolling Stones, Animals e Yardbirds sono senz'altro i loro principali punti riferimento, ai quali si affianca una sincera passione per il blues di Chicago. Riusciti ad entrare sotto l'ala protettrice di un intraprendente manager locale, Paul Samson, i ragazzi si fanno le ossa nell'area di Chicago, suonando assiduamente per tutto il 1965. Al tempo la band non era ancora quella che sarà presente nelle prime registrazioni ufficiali e 2489298il futuro chitarrista Joe Kelley era ancora relegato al ruolo di bassista. Il talentuoso cantante, Jim (Jimy) Sohns, all'epoca è appena sedicenne, come si può evincere dal suo affascinante ed incisivo timbro adolescenziale. Gli Shadows Of Knight sembrano baciati dalla fortuna. Divenuti l'attrazione principale del Cellar di Arlington Heights (il locale gestito dal loro manager), ottengono la possibilità di aprire per un concerto dei Byrds al McCormick Place di Chicago, attirando l'attenzione dei tipi della Dunwich Records, un'etichetta discografica indipendente del posto, in cerca di giovani band da lanciare. La loro grezza e torrenziale versione di Gloria convince l'etichetta a dare alla band una prima chance, facendogli registrare un 45 giri, che vede proprio quel brano sul lato A. Per non incorrere nella rigorosa censura americana, gli Shadows Of Knight sono peraltro costretti a modificare un verso del brano di Van Morrison, trasformando le parole "…she came into my room", che alludono in modo inequivoco ad un atto sessuale, con le più innocue "…she called out my name". Altri tempi. Sul lato B compare Dark Side, uno dei primi brani originali scritti dal gruppo. E' la shadows-backfine del 1965 quando il singolo viene immesso sul mercato e diventa un grosso hit dell'anno successivo, quanto meno nell'Illinois. La Dunwich non riesce infatti, all'inizio, a distribuire in maniera capillare e tempestiva il disco, che non riesce a scalare le vette più alte delle classifiche statunitensi, a dispetto dell'effettiva popolarità, anche radiofonica, del disco. Alla fine dei conti, grazie anche alla ristampa approntata dalla ATCO, più solida etichetta cui la Dunwich si appoggia per far fronte alle richieste del disco, le vendite del 45 giri superano il milione di copie vendute, scalando fino alla decima posizione della classifica, contribuendo così in maniera determinante a trasformare il brano di Van Morrison in un classico e "regola" da rispettare per ogni garage-band che si rispetti.

 

Chicago blues, feedback e fuzz

 

MI0002445199La Dunwich spinge la band a mettere insieme, in fretta e furia, i brani per un primo album. Nonostante i tempi strettissimi di produzione, "Gloria" (potevano chiamarlo diversamente?) è un gran disco. Uno dei classici del garage-rock americano. La giovane band si affida, come del resto aveva fatto anche per le uscite su breve durata, in gran parte a brani blues, affiancando all'amore per il genere musicale anche un po' di campanilismo, dato che le scelte ricadono principalmente sul repertorio dell'etichetta Chess di Chicago: I'm Your Hoochie Coochie Man, Got My Mojo Working, I Just Want To Make Love To You e via così. Quello che colpisce è però il modo in cui questi classici vengono riletti, con abbondanti dosi di feedback e fuzz, soluzioni piuttosto inconsuete per i primi mesi del 1966. Per il secondo singolo vengono estratti dall'album un brano del repertorio di Muddy Waters, Oh Yeah (scritto talvolta R-1141309-1343137889-9833.jpegvolutamente senza la h finale), mentre ancora una volta una loro composizione (l'eccellente Light Bulb Eyes, ripresa anni dopo dai Droggs), viene lasciata sulla facciata B. Il nuovo 45 giri si ferma ad un comunque lusinghiera 39° posizione delle classifiche. Se da un lato Oh Yeah segna il primo passo indietro in quella che sembrava un'inarrestabile ascesa del gruppo verso il grande successo, dall'altro anche grazie all'inclusione nella seminale compilation doppia "Nuggets" da parte di Lenny Kaye nel 1972, entra di diritto nei testi sacri del garage-rock a stelle e strisce. I tiepidi riscontri del secondo singolo e del primo album non scoraggiano né gli Shadows Of o yeahKnight, né la Dunwich, che punta ancora su di loro come gruppo di punta dell'etichetta. In quel 1966 il gruppo suona tantissimo sui palchi di tutti gli Stati Uniti, riuscendo anche ad aprire, per alcune date, i concerti dei Rolling Stones. Una soddisfazione non da poco per dei ragazzi che frettolosamente erano stati definiti dalla stampa musicale come "Rolling Stones d'America". Ad incrementare la popolarità degli Shadows Of Knight contribuiscono anche  le apparizioni televisive a programmi come "Upbeat" e "American Bandstand", fondamentali al tempo per far conoscere ai giovani di tutta l'America delle band che altrimenti sarebbero state confinate ad una notorietà solo locale.

 

Gli uomini della porta sul retro: tra garage e psichedelia

 

Shadows_of_Knight_composite_1966Dopo l'estate dello stesso anno la band ha già nuovi ed eccellenti brani da sfornare. Per il secondo disco si punta di più su brani autografi e le cover di matrice blues si riducono ad una pur ottima resa di Spoonful (ancora dal songbook di Willie Dixon), all’armonicistica (Joe Kelley) e baldanzosa Peepin’ and Hidin (Jimmy Reed), e al torrido strumentale originale New York Bullseye. L'iconica seminale R-2114495-1341516024-1125.jpegHey Joe subisce un geniale lungo trattamento chitarristico decisamente psichedelico. Il nuovo disco lascia erroneamente pensare nel titolo, "Back Door Men", declinazione al plurale di un pezzo di Howlin' Wolf, ad un disco sulla scia del blues di Chicago. Il piatto forte è invece costituito proprio dai  brani scritti dal gruppo: I'll Make You Sorry e soprattutto Gospel Zone (scritta dal batterista Tom Shiffour) sono due classici minori del genere. Due pezzi esplosivi, in cui il jungle beat à-la-Bo Diddley si fonde al cantato pre punk di Jim Sohns, con bordate di fuzz in abbondanza. Pura goduria per gli amanti del genere. Back Door Men merita di stare a fianco del debutto come uno degli album di garage più completi della scena. Ancor più compatto del primo disco, la seconda prova non gli si lascia preferire solo se si è in cerca dei due brani più noti. I'll Make You Sorry e I'M Gonna Make You Mine, proposte su singolo, lambiscono appena le zone più basse della Top 100 di Billboard. Anche un altro pezzo da novanta, Bad Little Woman (cover di un oscuro gruppo nordirlandese, i Wheels) i gotfallisce l’entrata in classifica. Di non solo puro garage-rock vivono però gli Shadows Of Knight. Altre spezie condiscono il piatto: The Behemoth si the-shadows-of-knight-bad-little-woman-1966-2tinge di India, Three For Love è ottimo e pimpante esercizio di pop melodico e corale (anni dopo lo si sarebbe definito power pop) Tomorrow's Gonna Be Another Day, seppur resa in maniera piuttosto ruvida, proviene dal repertorio più pop dei Monkees. Da qui in poi si assiste al rapido declino della formazione. Le modeste vendite cominciano infatti a fiaccare gli entusiasmi di quelli che in fondo sono poco più che ragazzini, dando il via ai soliti cambi di formazione.

 

Bubble Gum Music e frattaglie

 

Che il gruppo sia ormai un po' in confusione lo si capisce già dalla scelta di pubblicare Potato Chip, un singolo del 1967, ancora piuttosto interessante musicalmente, ma 1345017avvilente dal punto di vista artistico, trattandosi di una sorta di spot per una marca di patatine in busta! Dalla fine di quell'anno in poi anche altre scelte ed eventi infelici segnano la storia della band. Il leader Jim Sohns, in un momento di sbandamento e difficoltà, (s)vende i master dei primi due dischi degli Shadows Of Knight all'Atlantic (pare addirittura per un dollaro!), prima di trasferirsi, in compagnia del nuovo bassista Lee Borovitz, a New York in cerca di ... gloria. Nella Grande Mela però le occasioni non abbondano e Sohns accetta di accasarsi alla Super K, sussidiaria della Buddah Records, etichetta di proprietà degli smaliziati - per usare un eufemismo - Kasenetz e Katz, responsabili di una miriade di produzioni bubble gum music: le più famose Simon 2289568Says (la nostrana Il Ballo di Simone, in mano a Giuliano e i Notturni) o Yummy Yummy dei 1919 Fruitgum Company. Anziché rilanciare la band, il duo di produttori relega i musicisti a semplici turnisti di studio, oltretutto sottopagati, per le leggerissime produzioni della Buddah o delle altre sotto-etichette affiliate. Non solo. Le registrazioni dei nuovi brani vengono letteralmente parcheggiate per mesi, per essere poi assemblate, senza il consenso del gruppo, insieme con materiale di varia provenienza, non destinato alla pubblicazione, come semplici provini poi rimaneggiati da musicisti estranei alla band, versioni-guida di brani destinati ad altri artisti dell'etichetta e backing-tracks finite con tracce vocali provvisorie. Ne esce fuori, nel 1969 “Shadows Of Knight (Featuring Follow/Alone/Shake)”, quello che a tutti gli effetti è il terzo (e a lungo ultimo) omonimo album in studio del gruppo. E nonostante il disco esca evidentemente sotto i peggiori auspici, non è nemmeno così male come si potrebbe shadows of knight shakepensare. Il brano che dà il titolo al disco ammicca non solo nel titolo al classico di Sam Cooke, pur essendo comunque una delle ultime buone carte che il gruppo è in grado di giocarsi. Uscita su singolo, Shake riesce comunque a riportare gli Shadows Of Knight in classifica, seppur non salendo certo fino ai piani più alti. Il resto del repertorio è necessariamente frammentario e soffre per forza di cose della mancanza di una direzione. A fianco di brani nel consueto stile garage - ma ormai fuori tempo massimo - troviamo infatti sia canzoni più pop, sia interessanti ancorché non eccellenti esperimenti proto-hard rock, come I Am The Hunter o My Fire Department Needs A Fireman. E' inutile dire come l'uscita del disco segni la fine del rapporto degli Shadows Of Knight con i tipi della Buddah Records e preluda all'inevitabile scioglimento.

 

Scioglimento, ripescaggi e colpi di coda

 

Nel frattempo la Atlantic, che non sa evidentemente cosa farsene dei nastri del gruppo, non trova niente di meglio che sostituire alcune tracce strumentali per confezionare un'aggiornata versione di quello che, in fondo, è stato l'unico grande hit degli Shadows Of 4474946Knight. Anni dopo si sarebbe pensato ad un remix... Nel '69 la Atlantic ripubblica invece un 45 giri intitolato Gloria '69, che vende anche benino, ma che contribuisce ad aumentare confusione intorno al nome del gruppo e sabotare le già fragili intenzioni di rilancio della Buddah. Al basso, della 'nuova' Gloria, appare curiosamente Peter Cetera, al tempo agli esordi con i suoi Chicago Transit Authority, freschi di contratto proprio con la Atlantic. Messa per il momento la parola fine all'avventura Shadows Of Knight, non sono molti gli ex-membri del gruppo che hanno portato avanti altri progetti di rilievo. Jim Sohns tiene strenuamente in piedi la sigla della band, ma la confina sin da subito nelle retrovie del rock business, alternando, negli anni, timide rentrée a fianco di sempre nuovi compagni di 2939001viaggio a lunghe pause di inattività. Il nome degli Shadows Of Knight viene così trascinato sino ai giorni nostri, in ambito sempre più revivalistico. Un vero e proprio reperto archeologico è "Live featuring Gloria", riemerso nel 1992, che ci offre l'opportunità di ascoltare l'incarnazione della band risalente al 1972. Si tratta di nastri da un concerto registrato a Rockford, Illinois, dal minutaggio modesto e dal repertorio che affianca brani nuovi, al ripescaggio dei propri classici, privilegiando la scaletta dell'ultimo disco in studio (Shake, I Am The Hunter), oltre all'inevitabile Gloria. Si tratta evidentemente di un disco rivolto ai completisti Jimy Sohns 2015e poco significativo del sound della band, benché non disprezzabile. La copertina può però ingannare: ricalcando quella di un altro classico del garage rock ("Turn On!" dei Music Machine), fa pensare - a torto - al più puro garage rock anni 60. Nel 1982 Jim Sohns viene arrestato per possesso di una rilevante quantità di cocaina. Passa tre anni in carcere, nei quali mette in piedi un'altra band, Jimy Sohns & The Cons, che si esibisce a lungo dal vivo, senza lasciare alcuna registrazione.  Ancor oggi il cantante è attivo, anche nei social, e propone dal vivo con una formazione rinnovata (Michael Gotshall, Cindy Gotshall, Greg Brucker, Rick Barr) i vecchi classici della band ed il blues di Chicago. Durante uno dei tanti periodi di ibernazione del gruppo, Borovitz forma un'altra band, i Blue Angel. E' possibile che il loro unico album del 1980 vi sia capitato tra le mani, avendo conosciuto una discreta diffusione postuma, qualche anno dopo grazie al fatto che la cantante era una giovane Cyndi Lauper!

 

Terzo millennio: reunion, carriere collaterali

 

L'ondata di reunion che negli anni 2000 vede riemergere anche le più misconosciute band anni ‘60, porta una nuova formazione di reduci del rock americano (come Vince Martell, ex-Vanilla Fudge) a riunirsi sotto l'antica sigla, insieme ai redivivi Sohns e Borovitz. Sulla knightscia di quei concerti, nel 2006 esce "A Knight To Remember", un nuovo album di inediti degli Shadows Of Knight. La scaletta è quasi tutta composta da brani scritti per l'occasione dal bassista Lee Brovitz. Non può certo mancare una nuova registrazione di Gloria, che in quei giorni spegne le 40 candeline! Passano appena due anni e con una nuova formazione di ancor più basso profilo i due membri originari rimasti (che troneggiano anche in copertina), danno alle stampe un nuovo disco dall'eloquente titolo rock roll survivors"Rock'n'Roll Survivors": una versione di Gloria è presente anche qui. Tra gli altri membri della formazione originale, era forse lecito aspettarsi qualcosa di più anche da Joe Kelley. Uscito dalla band dopo il secondo album, partecipa alle registrazioni di un altro piccolo classico del garage-rock americano, Time Won't Let Me degli Outsiders, dopodiché il chitarrista si ritaglia un piccolo spazio quale session man nell'ambito di quella che è la sua vera passione: il blues. Con la sua Joe Kelley Blues Band suona in lungo e in largo nei circuiti blues degli USA. Anche la sua è però una carriera in tono minore. Per vedere Kelley Blue Shadowl'uscita di un suo disco bisogna attendere fino al 2002. E' "The Blue Shadow" (dal soprannome che si era dato), che vede la luce per la piccola Teardrop Records. Nel 2013 dopo una dura battaglia contro un cancro, Joe Kelley viene a mancare. Senza dubbio il maggior successo nel mondo discografico l'ha riscosso Dave 'Hawk' Wolinski. Entrato negli Shadows Of Knight come bassista nel 1966, ne esce l'anno successivo portando con se' anche il batterista Tom Shiffour in un nuovo gruppo che comprende anche ex-membri degli H.P. Lovecraft: i Bangor Flying Circus, dei quali Wolinski è cantante/tastierista. La nuova band pubblica un solo album vagamente progressivo nel 1969, contenente una discreta cover di Norwegian Wood dei Beatles, prima di trasformarsi, con ulteriori cambi di organico, nei Madura. Anche questo nuovo act non raggiunge particolare notorietà, nonostante due album  stilisticamente assai eterogenei e la partecipazione al film "Electra Glide In Blue" (1973), prodotto da William Guercio. Sul finire degli anni 70 Wolinski si toglie invece qualche soddisfazione in proprio in ambito disco-music, ma è come autore che piazza il pezzo della vita. Scrive infatti Ain't Nobody, che nelle mani dei Rufus di Chaka Khan (dei quali per un periodo diventa tastierista), diventa nel 1982 il più grande successo del gruppo e della cantante di colore. Un classico della soul music patinata da yacht... quanto di più lontano dallo sporco garage-punk rock degli Shadows Of Knight!

 

Live, ristampe ed antologie

 

g-l-o-r-i-aDi questa ottima band, rimangono assolutamente consigliabili i primi due album. A lungo di difficile reperibilità, "Gloria" e "Back Door Men" sono stati entrambi ristampati su cd dalla Sundazed già nel 1998 e poi di nuovo nel 2015. La breve durata dei 33 giri originali è stata arricchita da alcune bonus track che però offrono varie versioni, invero non molto diverse, dei soliti pezzi. L'unico vero e proprio pezzo aggiunto è Someone Like Me, già uscita su singolo nel 1967. Prima dell'uscita di queste ristampe, l'unica possibilità di reperire materiale degli Shadows Of Knight era quella di procurarsi un'antologia. La prima in ordine di tempo ed ormai irreperibile, è stata 413W2J9RSWL"Gloria" (1979), che nonostante il titolo e la copertina siano gli stessi del disco di debutto, è in realtà un condensato dei due album del periodo Dunwich. Nel 1985 la lodevole Edsel pubblica un altra raccolta, "Gee-El-O-Are-I-E", dalla scaletta non dissimile dalla precedente. D'altra parte la qualità del materiale è così alta che è difficile sbagliare! Una scelta più varia e ampia, è quella compiuta dalla Rhino con "Dark Sides - The Best Of The Shadows Of Knight" (1994), che in 20 brani assemblati in ordine cronologico aggiunge, oltre a pescare a piene mani nel periodo d'oro, anche qualcosa del controverso periodo del gruppo passato alla corte del duo Kasenetz & Katz. Non esiste molto materiale raro o inedito di questa band, oltre a quello sopra ricordato e reperibile appunto nelle ristampe dei primi due album e/o nelle antologie. I fans del gruppo hanno salutato con entusiasmo la raw and alivepubblicazione, da parte della Sundazed, nel 1992, di registrazioni dal vivo colte al Cellar di Chicago e risalenti al fatidico 1966. La band viaggia a mille, suonando in rapida sequenza i 'soliti' pezzi dei primi due album, alternati ad altre cover rhythm'n'blues come Everybody Needs Somebody To Love e Got To Get You Off Of My Mind di Solomon Burke, oltre a Don't Fight It di Wilson Pickett, non presenti sui dischi in studio. "Raw 'n Alive at The live 1966 2015Cellar, Chicago 1966!" è sconsigliato solo agli amanti dell'alta fedeltà a tutti i costi (ma del resto, tra i fans degli Shadows Of Knight, non dovrebbero essercene molti): registrato in mono, con i volumi degli strumenti non perfettamente bilanciati (la voce copre un po' il resto), ha anche alcuni brani sfumati in entrata o in uscita. Rimane però un documento assai prezioso. La ristampa di quest'anno della Sundazed, dal titolo "Live 1966", aggiunge 3 brani ai 13 della prima edizione, senza fare miracoli sulla resa sonora.

 

 

Line-Up originale The Shadows Of Knight dei primi due album "Gloria" e "Back Door Men" Jim Sohns: Lead Vocal, Maracas, Tambourine, Marimba

Joe Kelley: Lead Guitar, Harmonica

Jerry McGeorge: Rhythm Guitar

Warren Rogers: Bass guitar 

David Wolinski: Bass Guitar, Keyboards

Tom Shiffour: Drums

 

Filippo Tagliaferri

Video

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