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19 Aprile 2013

Scott Miller REAL NIGHT TIME (1960-2013)


Scott-Miller-of-Game-TheoryE' sempre doloroso parlare di una persona che se ne è andata, a maggior ragione quando questa non ha avuto in vita la considerazione e stima che meritava. La parabola artistica di Scott Miller è significativa in tal senso. Il classico outsider, il personaggio che vive nell'ombra, autore di splendide canzoni e frontman di gruppi che solo pochi fedeli appassionati ricordano. Se provate infatti a chiedere a 100 appassionati di rock solo 2 o 3 forse si ricorderanno di lui. Nato nel 1960 in California impara  i primi rudimenti di chitarra classica da un certo Tiny Moore. Ma la sua strada porta verso il rock. I soliti oscuri gruppi dell'adolescenza poi le cose si fanno serie una volta diventato adulto. Forma i Lobster Quadrille, niente materiale ufficiale per loro e soprattutto gli interessanti Alternate Learning, un ep ed un discreto album "Painted windows" (1981), con in formazione un certo Joe Becker (Thin White Rope). Ma il vero amore di Miller sono Alex Chilton, i Big Star e quel loro terzo disco che sembra aver mandato a memoria.

 

I Game Theory sono e resteranno la sua creatura più compiuta, quella in cui trova sfogo il suo innegabile talento compositivo e la sua voce così dolce e spesso malinconica. Il gruppo verrà catalogato all'epoca nel filone del Paisley Underground, nel comparto più melodico e di soft psichedelia. Qualcuno più pignolo etichetterà i nostri anche come "College rock"."Real Nighttime" (1985), "Big shot chronicles" (1986) ed il doppio "Lolita Nation" (1987) ora molto difficili da reperire, sono meravigliosi esempi dell'arte compositiva e del genio di Scott. Tutti e tre sono prodotti dal geniale Mitch Easter (R.E.M.), più che un nome una garanzia. E' sorprendente che una proposta come quella di Scott Miller, non troppo distante o diversa da quella di un gruppo come i R.E.M non abbia portato al suo autore gloria e successo. Destino di molti altri come lui, di storie come questa ne è piena la musica rock.

 

Game Theory - BSC eraNel primo di questi tre dischi, Real Nighttime", rende omaggio a tre grandi dei sessanta, Alex Chilton in primis con You can't have me, da "Third" (1978) ovviamente, ma pure Todd Rundgreen ed i Beatles, tutti artisti perfetti per le sue corde vocali. "Lolita Nation" è il suo disco più pretenzioso, ben 27 splendide songs per 75 minuti totali. Uno dei dischi base della neopsichedelia americana degli eighties, un album che però all'epoca fece storcere la bocca agli appassionati ed agli addetti ai lavori, per qualcuno Miller aveva esagerato ma niente di più inesatto. Soltanto invidia chissà. Da notare che il brano d'apertura del disco si chiamava Kenneth, what's the frequency?, pensateci un pò, vi ricorda nulla? Fatto sta che da perfetto genio incompreso Scott darà alle stampe l'ultimo capitolo del gruppo a nome "Two steps from  the middle ages" (1988), altro disco di livello eccelso per poi decretare la fine dei Game Theory. Dopo 5 anni di silenzio e meditazione lo svoltare del nuovo decennio vede Scott Miller di nuovo in pista con i Loud Family.

 

Un gruppo solo leggermente più rock dei Game Theory, sulla strada di altre Chilton-like band come i Db's ed i Replacements. Vedono la luce sette dischi di indubbio valore mentre Scott continuerà ad essere ignorato da tutti (o quasi). Stephen Merritt alias The Magnetic Fields dirà che la sua musica rappresenta "una nuova forma d'arte". E' stato scott-milleril grande Steve Wynn a dare la notizia nel web del suo decesso avvenuto il 15 aprile, in circostanze ancora avvolte nel mistero. Pare che proprio quest'anno Scott fosse intenzionato dopo molti anni a far nascere a nuova vita la sua creatura più preziosa, i Game Theory, ma sono solo voci ed illazioni. Per lui ormai parlano soltanto le numerose testimonianze discografiche che ci ha lasciato. A tal proposito sul sito della Loudfamily che trovate in calce potete trovare molti album di Scott in free download, come dire la vostra ultima occasione per assaporare e scoprire il genio di Miller. Ignorandolo lo ucciderete una seconda volta.

 

Ricardo Martillos

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