Migliora leggibilitàStampa
4 Gennaio 2015 , ,

Faces Eravamo cinque amici al pub

2015

Five_Guys_Walk_into_a_Bar                           I N T R O

 

La band più alcolica della storia del rock

 

La storia dei Faces inizia nella primavera del 1969, in un pub ad Hampstead, Londra, dando vita ad uno dei tanti luoghi comuni che hanno da sempre accompagnato la band. Luoghi comuni tutt’altro che infondati, a dire il vero, ma che certo non rendono giustizia ad una delle migliori formazioni inglesi dei primi anni 70. Primo luogo comune: I Faces non erano che una combriccola di inglesi ubriaconi. Ora, non che i componenti della band disdegnassero gli alcolici o altri tipi di ‘additivi’, ma chi non lo era, tra le band rock del periodo? Certo è che loro stessi non fecero molto per smentire quel tipo di immagine, facendosi sovente ritrarre e con boccali di birra in mano e tenendo, anche sul palco, un atteggiamento particolarmente ‘informale’, che contribuì peraltro anche a cementare un rapporto sanguigno con il proprio pubblico. A proposito dei fans dei Faces si può infatti parlare di veri e propri tifosi, al pari dei supporter di una squadra di calcio. All’apice della loro fama, Rod Stewart (noto appassionato di football), arrivava addirittura a calciare verso la platea dei palloni da calcio, che venivano poi rilanciati sul palco dal pubblico, per un insolito scambio di passaggi tra il cantante e la propria ‘curva’ di sostenitori

 

Transfughi da Small Faces e Jeff Beck Group

 

Faces2Dicevamo di un ritrovo di fronte a dei boccali di birra giganti. Siamo nell’ autunno del 1969 e a quel tavolo c’erano Ronnie Lane, Ian ‘Mac’ McLagan e Kenny Jones: quel che rimaneva degli Small Faces. Dopo una fase di disorientamento, i tre componenti superstiti decidono di ripartire, reclutando non-uno-bensì-due componenti per sostituire il dimissionario Steve Marriott (voce e chitarra), uscito dagli Small Faces per formare gli Humble Pie, formazione che ben presto conoscerà un vasto successo, soprattutto come attrazione live nelle arene americane. La scelta ricade su due musicisti che al tempo militano nel Jeff Beck Group: il cantante Rod Stewart e il chitarrista/bassista Ron Wood. facesNonostante i due avessero dato un fondamentale contributo ai due ottimi ed influenti (soprattutto il primo) dischi di Jeff Beck (“Truth” e "Beck-Ola”), la permanenza a fianco dell’umorale chitarrista inglese si presenta a dir poco incerta. Nel corso della propria carriera, Jeff Beck non ha infatti mai brillato né per la stabilità dei propri progetti musicali, né per il tatto con cui ha frequentemente allontanato i propri collaboratori. Non dovrà quindi esser stato molto difficile convincere i due talentuosi musicisti ad arruolarsi nella band che costituisce, almeno idealmente, la naturale evoluzione degli Small Faces. Il nome scelto rappresenta in effetti l’intenzione di una crescita musicale del gruppo, anche se la scomparsa dell’aggettivo ‘piccole’ è anche dovuto, con una punta di autoironia, all’innalzamento della statura media dei componenti del gruppo: Rod Stewart e Ron Wood sono infatti piuttosto alti, mentre i vecchi componenti non brillano certo per altezza!

 

Primi Passi

 

faces First Step (USA!)Dal punto di vista musicale, il distacco rispetto agli Small Faces è in realtà abbastanza netto. Il primo album “First Step” (1970), uscito per la verità negli Stati Uniti ancora con la vecchia ragione sociale (così come anche le successive ristampe), non conservava granché del rhythm’n’blues della vecchia band, né della timida singlepsichedelia di derivazione tardo-beatlesiana di "Odgen Nut Gone Flake" (a tutti gli effetti l’ultimo album della formazione). Degli ultimi Small Faces, la prima prova del nuovo gruppo conserva senz'altro l’attitudine a non considerare l’LP come semplice insieme di singoli, che anzi, anche se ci sono, mancano di centrare le zone alte delle classifiche. Il piatto però, abbonda di spezie. Trova così ampio spazio quel rock-blues vigoroso con cui l’accoppiata Stewart/Wood già aveva deliziato nei solchi dei primi dischi di Jeff Beck ed anzi Around The Plynth proviene proprio dal vecchio repertorio. Allo stesso versante appartiene l’opener Wicked Messenger (brano scelto come primo estratto su 45 giri), cover piuttosto stravolta di un brano di Bob Dylan tratto dall’album agreste “John Wesley Harding”, impreziosita dalla slide di Ron Wood.

 

Nella copertina Ron è ritratto mentre legge un libriccino rivolto ai principianti della chitarra (il “Primo Passo”, che dà il titolo all’album), pur dimostrando, nei solchi dell’album, di essere ormai tutt’altro che un novizio dello strumento, ben destreggiandosi tra chitarra (acustica ed elettrica, slide compresa), basso e armonica, oltre a mettere lo zampino Faces-First-Step-504632come autore in metà dei pezzi in scaletta.  La scaletta presenta però anche altro: da jam strumentali un tantino raffazzonate (Pineappple & The Monkey) che faranno capolino anche nelle scalette dei dischi successivi a quelle ballateflying intimiste di stampo folk incentrate sulla voce di Rod Stewart, che saranno il piatto forte anche delle sue coeve opere soliste (come Flying, secondo singolo o Nobody Knows). Comincia a farsi spazio anche il talento di Ronnie Lane, autore in proprio di brani dai (sino ad allora) inediti umori country per i quali si riserva talvolta la voce solista (Stone). L’album non viene accolto benissimo dalla critica, dando il via ad un altro luogo comune, per cui i Faces non avrebbero mai pubblicato un album veramente buono. Accusa ingenerosa. Quel che si può rimproverare a First Step  è forse proprio di ondeggiare tra più direzioni senza seguire una vera traiettoria. Il livello medio dei quattro dischi in studio dei Faces è invero piuttosto alto e nessun titolo, a distanza di anni, può esser considerato meno che discreto, per cui è difficile scegliere il migliore.

 

Cugini dei Rolling Stones

 

faces Long PlayerLa seconda prova in studio, “Long Player” arriva l'anno seguente ed offre una scaletta più compatta, anche se non basta a far cambiare idea ai detrattori della formazione. Fioccano i paragoni con i Rolling Stones, dei quali i Faces vengono considerati una blanda copia (terzo luogo comune). Le affinità indubbiamente non mancano e sarà la storia a confermarlo, con Ron Wood che nel 1975 andrà a sostituire Mick Taylor. E sul finire dei 70's troveremo anche Ian McLagan nella veste di tastierista aggiunto proprio nella formazione live dei Rolling Stones, per più di un tour. Certo è che i Faces, almeno nel loro aspetto più casinista, machista ed alcolico, incarnano alla perfezione quel motto tanto caro ai più famosi ‘cugini’ per cui It’s Only Rock’n’Roll (But I like It), il tutto senza disturbarsi neppure a scrivere dichiarazioni di simpatia per il demonio, o a mostrare (molto occasionalmente) di avere una spiccata coscienza politica. L'album è anticipato dal singolo Had Me A Real Good Time, ma siaFaces - German Single 1970 quello che il successivo estratto (un'ottima resa dell'allora singlepiuttosto recente brano di Paul McCartney Maybe I'm Amazed), sono ignorati dalle radio. Una sezione del disco è curiosamente registrata dal vivo, a conferma che forse è proprio il palco il terreno preferito dai Faces. L’affiatamento all’interno della band in questa fase è però ancora altissimo, come dimostrano sia l’equilibrio dei contributi dei membri del gruppo in fase di composizione, che anche i frequenti scambi di ruoli, con Rod Stewart che in più di un occasione lascia il microfono per dedicarsi ai cori o al banjo. Appare evidente che, almeno per i primi anni, i Faces non sono affatto dei comprimari di Rod Stewart (altro luogo comune), ma appunto una vera band.

 

Rod Stewart

 

faces A Nod Is As GoodParallelamente al ruolo di cantante dei Faces, Rod Stewart conduce in effetti una carriera solista che, agli inizi soprattutto negli USA, incontra risultati di sempre maggior rilievo, sia in termini di fama personale, che di vendite. Il fatto che Rod stia divenendo una vera e propria rock star si rivelerà però, nel volgere di pochi anni, inevitabilmente un grosso limite per la formazione. Del resto se i Faces sono un gruppo di grande successo dal vivo, sia in Inghilterra che negli USA, le vendite dei dischi non decolleranno mai veramente. I loro album non raggiungono le parti alte delle classifiche, mentre nessuno dei singoli pubblicati diventerà mai un vero e proprio hit.  Eppure Rod fa di tutto per tenere alto il morale della truppa. I componenti della band sono chiamati a suonare neialbum-gasoline-alley suoi dischi da solista, dove trovano posto anche alcune delle canzoni migliori scritte in collaborazione con Ron Wood (Gasoline Alley su tutte). In quegli anni Stewart afferma convinto che se potesse scegliere, per ciascuno strumento, i migliori musicisti al mondo per formare la band dei suoi sogni, sceglierebbe proprio gli altri componenti dei Faces. Per il terzo album, “A Nod’s As Good As A Wink …To A Blind Horse”, uscito a pochi mesi di distanza, lo stesso anno, i Faces si affidano per la prima volta ad un produttore di ruolo (Glyn Jones). Il faces-staywithmedebrisrisultato è l’album del gruppo che è considerato il migliore del lotto, o come dicevamo sopra (a seconda delle opinioni), il meno scadente. Accanto ad altri pregevoli frutti della rodata coppia Stewart/Wood (su tutte Stay With Me, quello che più assomiglia ad un hit single nella carriera del gruppo, assestandosi al 17° posto nella chart americana), troviamo un’altra gemma di Ronnie Lane, la struggente ballata Debris. La cover di turno è una rallentata resa del classico di Chuck Berry Memphis, Tennessee (che nella versione USA del disco, è intitolata semplicemente Memphis). Dalle mani di due ex-Small Faces, Lane e McLagan, esce poi l’ottima You’re So Rude. La busta interna della prima edizione del disco presenta la foto di una miriade di pasticche, non meglio identificate. Per non danneggiare la già traballante reputazione della band, la casa discografica, nelle edizioni successive, eliminerà del tutto quell'immagine.

 

Una grande ‘live’ band

 

Faces3Sul palco la band gira a mille e il vero successo comincia a sembrare a portata di mano. Crescono però anche le ambizioni dei membri del gruppo. In quel frenetico 1971 Rod Stewart trova anche il tempo di pubblicare "Every Picture Tells A Story", ovverosia quello che sino a quel momento è il suo album di maggior successo. I promoter spingono affinché anche i Faces lascino più spazio, nei concerti, ai brani solisti di Rod.  Dopo un periodo vissuto letteralmente al limite, i Faces si prendono un periodo di riposo, dal quale riemerge nel 1973 con quello che purtroppo sarà l'ultimo disco in studio: “Oh La La”, prodotto dal confermato Glyn Jones. Rod Stewart contribuisce a non facilitare l'accoglienza del nuovo album, faces-ooh_la_larilasciando alla stampa giudizi tutt'altro che lusinghieri. Una 'sparata' che cerca di correggere, facendo più danni che con la dichiarazione iniziale ("la band ha fatto il meglio che ha potuto", sic!). Si tratta in realtà di un'altra ottima prova, che offre la consueta varietà di stili che contraddistingue la band. Dentro un'accattivante vinile apribile che ritrae il Gastone faces-cindy_incidentally_s_3di Petrolini (e che ricorda nella grafica, il tocco di Terry Gilliam nei Monty Python), troviamo i consueti rock blues caracollanti come Silocone Grown (che apre la scaletta) e soprattutto due veri e propri classici scritti da Ronnie Lane, Cindy Incidentally e Glad & Sorry (cantata dall'autore stesso). Anche lo strumentale (Fly On The Ointment) stavolta non può considerarsi un banale riempitivo. L'album si chiude con il brano che dà il titolo al disco ed è l'unico brano dei Faces che vede alla voce solista Ron Wood. Ed è forse anche il punto più alto del disco.

 

Ronnie Lane abbandona

 

A sorpresa però non è Rod Stewart il primo a tirarsi indietro, bensì Ronnie Lane. Il bassista e cantante preferirà portare avanti una carriera alla guida di un proprio gruppo, Slim's Chanche, che a dispetto delle ambiziose intenzioni iniziali, per cui dal vivo gli spettacoli prevedevano numeri circensi con tanto di mangiatori di fuoco e trapezisti, rimarrà confinata ad un di ambito di secondo piano. E' un peccato dei suoi tre albumRonnie_Lane_Slim_Chance (usciti tra il '74 e il '75), intrisi di umori country e folk, nessuno parli più e che siano anche fuori dal giro delle ristampe, in un epoca solitamente generosa nei recuperi di materiale archivio. Per il ruolo di bassista i Faces reclutano il giapponese Tetsu Iamauchi, che nei faces Coast To Coastmesi precedenti ha già partecipato all'ultimo giro di giostra dei Free. E' un segnale che gli ultimi giorni dei Faces si stanno avvicinando. Dall'ennesimo tour viene tratto un disco dal vivo, "Coast To Coast: Overture and Beginners”, al solito non molto apprezzato sia per la qualità delle registrazioni che per le esibizioni scelte. L'uscita del disco è con molta probabilità il frutto di un compromesso. Il live esce infatti per la Mercury (etichetta di Rod Stewart, mentre la band era sotto contratto con la Warner Brothers) e presenta una selezione di brani che pesca abbondantemente anche nel repertorio del cantante (Every Picture Tells A Story, ma anche le cover di Angel o It's All Over Now) e non a caso in copertina figurano, con caratteri uguali, sia il nome del leader che quello della band.

 

Al capolinea

 

Nel 1974 anche Ron Wood sente l’esigenza di uscire con il primo album solista ("I've Got My Own album To Do"). In uno dei concerti organizzati per festeggiare l’uscita del disco, Ron chiama a raccolta sul palco vecchi e nuovi amici. Tra questi c’è anche Keith Richards I've_Got_My_Own_Album_to_Do_-_Ron_Wooded è facile immaginarsi che in quell’occasione siano state gettate le basi per l'avvicinamento di Wood nell’orbita dei Rolling Stones. Mick Taylor è ormai fuori dal gruppo e le registrazioni del nuovo album degli Stones, “Black and Blue”, vedono l’avvicendarsi in studio di vari chitarristi. In quei giorni Harvey Mandel è ad esempio un altro nome accreditato per entrare a pieno titolo negli Stones. Anche Ron Wood partecipa al disco e nei mesi a seguirefaces You Can Make Me accompagna la band anche dal vivo. Prima di lasciare ufficialmente i Faces ed unirsi ai Rolling Stones il chitarrista esita però ancora e preferisce dividersi, nel corso di tutto il 1975, tra i palchi delle due band. Giunti alla fine dell'anno, con i Faces fermi discograficamente ormai da un paio di anni (un'eternità, al tempo), il destino della formazione appare chiaro: i Faces Blackbluesono giunti al capolinea. Lo scioglimento ed il contemporaneo  arenarsi dell'avventura di Steve Marriot con i suoi Humble Pie offre lo spunto per una reunion della vecchia sigla. Gli Small Faces, complice anche una riedizione di Itchkoo Park che sale di nuovo ai piani alti delle classifiche inglesi dei singoli, si rifondano per il tempo di due modesti album. Il ruolo di Ron Wood all'interno dei Rolling Stones, che si rivelerà il più stabile tra i chitarristi che si sono avvicendati a fianco di Keith Richards, nonché il grande e duraturo successo raggiunto in proprio da Rod Stewart, saranno per anni fattori decisivi nel bloccare sul nascere ogni ipotesi di reunion della band.

 

Le Reunion

 

Il primo parziale, timido riavvicinamento è datato già 1976, quando Ronnie Lane e Ron Wood firmano insieme un album (la colonna sonora di "Mahoney Last Stand"). Sarà purtroppo l'ultima prova discografica di Lane. La sclerosa multipla che lo porterà via nel 1997, ha già iniziato a minare il fisico del musicista, che di lì a poco si ritira dalle scene. Il nome dei Faces torna d'attualità quando, nelUnplugged 1993 Rod Stewart seguendo la moda del momento, registra presso gli studi della MTV un concerto acustico, in compagnia di Ron Wood  e di un quartetto d'archi. Ne esce un disco di notevole successo: "Unplugged ... and Seated". La rimpatriata è l'occasione per riproporre il meglio del repertorio di Stewart solista, in particolare quello della Wood_Lane_Mahoney'sprima metà degli anni 70. Nella scaletta risbuca fuori anche Stay With Me dei Faces.  Le voci di una reunion in grande stile cominciano a circolare nel 2008, ma Rod che in un primo momento pareva aver dato il proprio assenso, si tira fuori. Un paio di anni dopo il nome dei Faces circola nel cartellone di alcuni festival in giro per il mondo. Si tratta solo di una manciata di concerti, nei quali i vecchi compagni di avventure calcano lo stesso palco riportando in vita la vecchia sigla e i vecchi pezzi. I ruoliFaces4 (Hucknall, R'n'r Hall Of Fame 2012) scoperti vengono assegnati a Glenn Matlock (ex-Sex Pistols) al basso e addirittura a Mick Hucknall dei Simply Red, nell'impegnativa veste di front-man. Nel 2012 Small Faces e Faces vengono congiuntamente inseriti nella R'n'R Hall Of Fame. La cerimonia offre un'altra per rivedere insieme i Faces. Anche questa volta però non si avvera il sogno dei fans di rivedere tutti insieme tutti i membri rimanenti del gruppo. E' sempre Rod Stewart a dare infatti  forfait all'ultimo minuto, lamentando un abbassamento di voce. Tocca quindi di nuovo a Mick Hucknall sostituirlo sul palco. L'improvvisa scomparsa di Ian McLagan nel dicembre 2014 getta una luce di incertezza sulla reunion dei Faces, data per probabile nel prossimo anno, con il coinvolgimento, stavolta, anche di Rod Stewart.

 

Ristampe – Box – Antologie – Bootleg - DVD

 

snakersI dischi dei Faces sono stati a lungo fuori catalogo e fino a tempi abbastanza recenti non è emerso materiale inedito. Per anni l'unica antologia ufficiale è stata "Snakes & Ladders" (1976, riedita nel 1982 con il titolo "Collection"), che era anche l'unica occasione per avere su LP You Can Make Me Dance, Sing Or Anything, un brano che al tempo era uscito solo su singolo. Gli album ufficiali sono stati515aqFug2dL._SY300_ ripubblicati in linea economica, ma non sono stati mai stampati su cd - ad eccezione di costose edizioni giapponesi - fino al '93, quando sono stati rimasterizzati e pubblicati, senza inediti, per la serie Warner Archives. Bisognerà attendere sino al 1999 per vedere nei negozi un cd con un'esauriente selezione (ben faces19 brani) del meglio della band: "The Best Of Faces Good Boys... When They Are Asleep". E' solo un assaggio della più vasta operazione di recupero del vecchio materiale, affidata a Ian McLagan, che sfocerà nell'eccellente cofanetto "Five Guys Walk Into a Bar..." (vedi prima foto grande a sinistra dell'articolo). Nei 4 cd del box trovano spazio un'ampia selezione del materiale ufficiale (con preferenza per gli ultimi album, a discapito dei primi), i pochi brani realmente inediti esistenti, alcune rarità live e soprattutto, per la prima volta in veste ufficiale, svariati pezzi risalenti alle sessions incise dal gruppo per la BBC. La Rhino, responsabile delle due ultime uscite antologiche appena ricordate, farà poi uscire negli anniRod_Stewart_live_in_london successivi il medesimo materiale in salse diverse ("The Definitive Rock Collection" e "Stay With Me - Anthology", entrambe facesbootlegdoppie). Esistono infine diverse uscite semi-ufficiali e bootleg che documentano, spesso senza indicazioni precise e resa sonora modesta, le gesta live dei Faces. Si segnalano, tra le tante, "Wicked Messenger - 1970 FM Broadcast" e - soprattutto per motivi storici - "Live In London" (pubblicato anche in video, con il titolo "The Final Concert"), che coglie l'ultimo concerto della band prima dello scioglimento, con l'ospite Keith Richards.

 

Filippo Tagliaferri

Video

Inizio pagina