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5 Ottobre 2013

Giorgia del Mese DI COSA PARLIAMO

Uscita: 16 Settembre 2013 - Radici Music

Giorgia delmesedicosaparliamocoverGiorgia del Mese dunque. Uno dei dischi che in ambito italiano abbiamo atteso con più curiosità in questo 2013. Profondo respiro, questo non è un disco qualsiasi. Non può esserlo. Non diciamo così perché Giorgia abiti in strani pianeti o possiede doti misteriose che la distinguono dall'esercito di cantautrici nostrane. Non stiamo qui a rifarvi la sua storia (anche se questo articolo è un profilo) perché potete leggerla nella recensione linkata qui in fondo del suo interessante album di debutto, l'autoprodotto "Sto bene" uscito due anni fa. Qui ci siamo concentrati sui contenuti e sulle liriche dei questo suo secondo lavoro. 

 

Nata in un'epoca sbagliata

 

La partecipazione di Giorgia del Mese al Premio Tenco, anche se recentemente un po' svalutato, basta da sola a garantirle credenziali di tutto rispetto. La Del Mese è nata nell'epoca sbagliata. “Ci avrebbe fatto comodo” nei tumultuosi anni a cavallo dei sessanta e settanta, quando ardeva il sacro fuoco della protesta, bolliva la rabbia e si manifestavano più o meno clamorosamente certi ideali fra la scontenta gioventù dell'epoca. In ambito musicale i migliori alfieri del periodo si chiamano innanzitutto Area, il miglior gruppo italianogiorgia_del_mese di sempre, ma la schiera cantautoriale era molto ben rappresentata. Come dimenticare il primo Guccini, Claudio Lolli, l'anarchia del grande Fabrizio De Andrè, Pietrangeli e la sua Contessa. Francesco De Gregori qui ci sta un po' stretto, con il suo processo sommario  al Palalido nel 1977 perché "accusato di fare soldi con testi pseudo-politici" però si può a buon ragione incanalare in questo elenco. Cosa differenzia l'attuale generazione con quella? E' una domanda che forse Giorgia del Mese si fa tutte le sante mattine della sua esistenza. Si vive di merda adesso come allora ma i giovani di oggi (il 40% di loro non ha lavoro ndr.) sembrano davvero poco interessati a rovesciare lo status quo. Troppe le distrazioni fra le loro mani, si beve, ci si droga a 15 anni, ci sono gli iphone, internet, e chi si ricorda di scendere in piazza a protestare?

 

La cantautrice salentina ma trapiantata a Firenze, si rende perfettamente conto di questo sfascio generazionale e le parole che snocciola in questo profondo ed intenso "Di cosa parliamo" contengono tutta la sua amarezza e rassegnazione per l'attuale momento che stiamo vivendo. Un disco nel quale la sua rabbia repressa invece di manifestarsi musicalmente con furia cieca lascia volentieri il passo a desolanti ballate. Giorgia ha fatto le cose in giorgia_del_mese_05 ilaria costanzogrande per questo disco. Si è circondata di nobili compagni, lasciando la produzione nelle mani esperte di Andrea Franchi, nell'orbita di Paolo Benvegnù, detto per i più distratti. Tutto molto curato, a cominciare dal bellissimo artwork, con copertina goffrata come certi gloriosi vinili di quarant'anni fa, con colori nero e rosso, quelli dell'anarchia e dell'antifascismo. Non è certamente un caso statene certi. Questo capolavoro grafico è opera del bravo Simone Vassallo, perfettamente a suo agio in questo lavoro come dietro i tamburi dei favolosi King of the Opera.

 

Le liriche di "Di Cosa Parliamo"

 

I testi sono il  vero e proprio punto di forza di "Di Cosa Parliamo", anche se la veste strumentale cucita addosso ai dieci brani è comunque sempre più che dignitosa. E' attraverso l'urgenza, la passione delle liriche che si esplica al massimo la personalità di Giorgia del Mese. La testa pensante dei King of the Opera, Alberto Mariotti, presta la voce e duetta nell'apertura di Stanchi. Con l'intro che ricorda vagamente Mexican Radio dei Wall of Voodoo,  le parole recitano così:

"stanchi come siamo stanchi in questi giorni, coscienze dentro serre, non pensano più a niente"

" l'unica cosa che ho è la mia faccia, la sto perdendo, in questa farsa".

Ci viene in mente una canzone simbolo dei gloriosi sixties, si chiamava E' la pioggia che va, portata al successo dai Rokes e la conoscete tutti. Mogol tradusse le parole dall'originale Remember the rain del dimenticato Bob Lind, e quei versi hanno fatto da giorgia_del_mesecolonna sonora alla gioventù dell'epoca: "le speranze dei ragazzi sono fumo, sono stanchi di lottare, non credono più a niente proprio adesso che la meta è qui vicina". Nel 2013 la meta non è affatto vicina e da qui la disillusione che Giorgia centra perfettamente con le sue parole. Ascoltate La mia nuova casa, splendida:

"curami curami dagli  abbracci sbagliati dati comunque alla gente di merda, curami curami il sindacato è più buono, curami dal non so più chi sono".

Oppure Il bene:

“la beneficenza è l'elemosina di chi non vuole cambiare niente, di chi non sa volere bene",

ma pure la fotografia dell'attuale mondo occupazionale:

"il momento è brutto ma passerà, in cambio un anno di lavoro, le ferie solo se sei bravo".

La vivace Meglio di te rimanda idealmente ad  Alba meccanica (disoccupate le strade dai sogni) che il grandissimo Claudio Lolli compose nel lontano 1977:

"libera le strade senza delibere, non recintare io devo circolare, è bianco, nero, prete chi può fare male, libera è l'idea che non esiste confine"  

"uscirò tutte le sere, meglio che avere le ronde sotto il mio portone"

.

giorgiaavatarsUno dei pezzi forti del disco è la malinconica Agosto, proprio come la splendida canzone contenuta nel capolavoro lolliano "Ho visto anche degli zingari felici" ed è una bellissima ed amara ballata, con graditi ospiti quali Alessio Lega e Fausto Mesolella. Qui Giorgia dice che:

"agosto si è ubriacato, chiamo e non mi risponde"

ma pure che:

"pretende che io faccia finta di niente, ma piove piombo".

Strani incroci e  coincidenze fra i due dischi.

Vabbè ci riporta alla realtà dei giorni d'oggi ed ha il testo più diretto di tutto il disco:

"la compiacenza è un percorso obbligato, si vive da indignati, ma ubbidendo allo stato, e non ho ancora capito se il bicchiere è più vuoto, perché quello già pieno me lo sono bevuto. Spera, prova, spara almeno una opinione ma la conclusione è sempre la stessa, si vive di lavoro ma si muore di fame".

 

Ineccepibile, brava Giorgia. Arriva Alla rovescia e qui la Del Mese prende il coraggio a due mani perché contiene dei versi all'agrodolce per il controverso Giovanni Lindo Ferretti:

"non è vero cha da tempo ci ha un pensiero di destra, assistiamo al travaglio di un uomo in piena crisi mistica".

giorgia_del_meseIronia tagliente ma del resto la Del Mese aggiunge che

"la coerenza non è un valore, ma una scelta personale, di chi vive in modo serio e noioso e non si sa divertire".

Un discorso a parte per il brano che intitola il disco Di cosa parliamo, di certo l'episodio migliore di questa nuova raccolta. Un velo di malinconia misto a rassegnazione pare scendere sulla voce di Giorgia:

"hai visto hai visto come passa tutto, siamo stati all'inferno di un pensiero depresso, un vacanza studio, dalla felicità all'opposto"

"di cosa parliamo, seri del governo che è una merda e lo sapevo, ma condanno la violenza però che c'entra, quella fatta con le bombe vista solo in lontananza"

"non siamo più inquieti, ma ecumenici invaghiti, rincoglioniti ascetici, regaliamola al cielo la felicità".

Una delle canzoni più profonde e sincere ascoltate dalle nostre parti delle ultime stagioni, il perfetto specchio del tormentato (eufemismo) momento che stiamo vivendo. L'invito, giorgia_del_mese_nemmeno troppo velato, a passare dalla teoria all'azione, come negli anni del mai dimenticato sessantotto.

 

Questo album segna un deciso passo avanti rispetto al pur lodevole esordio, le canzoni sono meglio strutturate, la ragazza sembra giunta ormai a piena maturità. In cabina di regia Andrea Franchi; risponde all'appello, e non poteva certo mancare, Gianfilippo Boni, onnipresente quando si tratta di registrazioni dell'area fiorentina. "Di cosa parliamo"  è una delle opere che meglio inquadrano e fotografano la drammatica realtà odierna vista con gli occhi di una ragazza che la vive quotidianamente sulla sua pelle. Delittuoso restarle indifferenti, se trovate questo disco in giro non voltate la testa dall'altra parte.

 

Ricardo Martillos

Video

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