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8 Gennaio 2020

Brigitte Fontaine Comme À La Radio: La Storia Di Brigitte Fontaine


Questa storia ha inizio in una piccola città del dipartimento di Finistère: Morlaix (Penn-ar-Bed, per chi mastica il Bretone). Corre l'anno 1939 e la Terza Repubblica francese sta per finire con la drammatica invasione nazista. Il 24 giugno - da una famiglia d’insegnanti - nasce Brigitte Fontaine, una delle artiste più controverse della Francia del dopoguerra.I suoi primi anni di vita, fino al 1944, trascorreranno, più o meno felicemente, anche se sotto il governo filo-nazista di Vichy guidato da Philippe Pétain. Brigitte passa quegli anni, fra letture, primi amori, musica e un indefinito desiderio di uscire fuori dell’ovattata vita di provincia, ai margini della grandeur parigina. La sua passione è il teatro, e l’irresistibile richiamo delle assi del palcoscenico della ville lumière non mancherà di esercitare il suo fascino.A diciassette anni, ritroviamo Brigitte a Parigi, quando al governo c’è già de Gaulle. Lei è pallida, emaciata, troppo magra per essere qualcos’altro sul palco, che una delle tante problematiche bellezze dell’esistenzialismo. Il suo ‘giro’ è quello del Théâtre De La Huchett, dove recita ne La Cantatrice Calva di Ionesco. Nel 1964 inizia a farsi notare, cantando, con la poetessa cantante Barbara e, nientemeno, che con Georges Brassens. La sua voce piace, ma il teatro è il primo amore, e non si dimentica facilmente. Con l’amico Jacques Higelin mette in piedi la pièce Maman j'ai peur: i giornali parlano di lei e Brigitte riesce anche a fare una piccola tournée europea. Non dimentichiamoci di Jacques Higelin: il suo nome sarà molto importante per la Fontaine. Girocollo nero, capelli tagliati corti (alla maschietta, dicono gli esperti di stile), pantaloni attillati: un’aria da tipa che puoi trovare, di notte, nelle cantine dove si suona jazz, si fuma Gitanes e si beve molto. Questa è la Brigitte Fontaine che si lascia fotografare nel 1965, l’indomani del suo debutto discografico: “Chansons Décadentes Et Fantasmagoriques”, scritto e composto da lei stessa. Un titolo, che è tutto un programma. E pure i brani non scherzano. Si passa, infatti, da Jes Suis Decadente a C'est Pas De Ma Faute, da Dévaste-moi (L'éternel féminin) a La Grippe. L’album, pubblicato per Le Disques Jacques Canetti, è una miscela di jazz, musica leggera e suggestioni brechtiane, il tutto dominato dalla voce magnetica della Fontaine. Il disco verrà ristampato nel 1980, ma nel 1965 non andrà oltre il consenso degli appassionati. Eppure, qui si trovano già tutte le peculiarità della sua cifra stilistica.

 

Brigitte non si perde d'animo, e ci riprova nel 1966, mettendo su vinile le parti cantate di “Maman, J'ai Peur” e nel 1968 con la colonna sonora del film Les Encerclés. Entrambi gli album sono realizzati assieme a Jacques Higelin. Di quest’ultimo si può dire tutto, ma non che non sia un artista eclettico: teatro, cinema e musica frequentati con abilità e assiduità. Suona il piano, la chitarra, l’accordeon, canta e compone brani. Il suo aiuto sarà determinante per dare alle stampe nel 1968, il lavoro che imporrà la Fontaine sulla scena francese: “Brigitte Fontaine Est… Folle!”. Ancora una volta, un titolo programmatico. Si tratta del primo album di una lunga serie, che Brigitte inciderà per la Saravah, illuminata label condotta da Pierre Barouh, musicista e amico di Higelin. Le musiche sono composte da Jean-Claude Vannier (poi arrangiatore del bellissimo “Histoire De Melody Nelson” di Serge Gainsbourg, ma anche al lavoro con Johnny Hallyday, Jane Birkin, Françoise Hardy e autore di numerose colonne sonore), Olivier Bloch-Lainé e l’immancabile Higelin che duetta con la Fontaine nel brano Cet Enfant Que Je T'avais Fait. Quest'ultima era tratta dal film "Les Encerclés" di Christian Gion, di cui uscì contemporaneamente la colonna sonora. Per la prima volta, la Fontaine intinge la sua penna nel vetriolo con brani come L’Homme Objet, Le Beau Cancer e Blanche Neige, ma trova anche il tempo di fare una dichiarazione d’amore per i classici con Eternelle, ispirata da un verso di Racine. Il sound strizza l’occhio alla classifica e i successivi 45giri la traghetteranno verso un pubblico più ampio. Nel 1969, la Fontaine dà inizio ad un lungo periodo di collaborazioni con il musicista di origini berbere-algerine Areski Belkacem. Utilizzando la compagnia teatrale di Higelin, Brigitte porta sulle scene un nuovo spettacolo intitolato Niok, un mix di teatro e canzoni, mentre negli stessi giorni elabora i testi di un altro spettacolo, che porterà in teatro ancora prima di farlo diventare un disco: "Comme à La Radio". L’album, registrato nientemeno che con l’Art Ensemble Of Chicago, è attraversato da una forza eversiva unica, nel contesto della musica francese. Il suo carattere è indefinibile, sospeso fra free jazz, recitazione, chanson populaire, world music e sperimentazione. Il successo dell’album è preannunciato dal 45 giri Lettre À Monsieur Le Chef De Gare De La Tour De Carol, passato fino alla noia da un entusiasta José Artur, seguitissimo dj della trasmissione Pop Club, sulle frequenze di France Inter. "Comme À La Radio" si guadagnerà nel 1970 il Gran Prix Du Disque (l’anno dopo, per la cronaca, lo vinceranno i turchi e psichedelici Mogollar), prestigioso premio che otterranno anche Hendrix, Wyatt e i Pink Floyd, in epoca non sospetta. Lester Bowie, Joseph Jarman, Roscoe Mitchell e Malachi Favors (ovvero l'Art Ensemble of Chicago) si trovavano a Parigi, perché erano stati invitati ad un Festival dal discografico e produttore Jean Karakos (al secolo Jean Georgakarakos). Parigi, infatti, era ben più sveglia di Chicago, e l’Europa era più interessata al free-jazz degli Stati Uniti; anche per questo l’Art Ensemble Of Chicago piazzò le tende all’ombra della torre Eiffel, e vi rimase due anni. Nella capitale francese si unì a loro il batterista Famoudou Don Moye e riuscirono a pubblicare il loro debutto discografico. L'album, uscito per l'etichetta francese BYG-Actuel del leggendario Karakos si intitolava “A Jackson In Your House” e venne registrato in un'unica session nel giugno del 1969. Dai Gong a Sun Ra, passando per Archie Shepp e Don Cherry, i migliori nomi della musica di fronda finiranno per incidere opere notevoli per l’etichetta dell’espatriato greco, che si occupò anche dei live dei Magma e degli stessi Gong. Dopo circa quarant’anni, "Comme À La Radio" è ancora un album ricco di fascino, fresco, attuale ed innovativo. La sua fusione di forme musicali d’avanguardia, la voce per metà recitata per metà cantata della Fontaine, gli arrangiamenti di Belkacem ricchi di ritmi e tamburi nordafricani, che fanno da contro altare a parti di pianoforte e chitarre suonati da lui stesso o da Higelin, oltre all’intervento determinante dell’Art Ensemble Of Chicago, rendono quest’opera una pietra miliare della musica novecentesca europea. Dodici tracce, fra cui l’ipnotica ed evocativa title-track, così come brani surreali quali L'été L'été, J'ai 26 Ans e Lettre À Monsieur Le Chef De Gare De La Tour De Carol toccano vette espressive mai raggiunte dai conterranei e contemporanei della Fontaine, eccezion fatta forse dai Magma, Serge Gainsbourg, gli Heldon di Richard Pinhas, i Lard Free e l'eccezionale Christine Ribeiro. Nel 1972 la Fontaine pubblica, nuovamente, un album. Il titolo è semplicemente “Brigitte Fontaine”, l’etichetta ancora una volta la Saravah. Alle incisioni prendono parte il solito Areski Belkacem, divenuto suo marito, Jacques Higelin, Olivier Bloch-Lainé e l’attrice americana Julie Dassin. Il disco prosegue la strada della sperimentazione inaugurata da “Comme À La Radio”, snodandosi fra testi surreali come Premier Juillet, Le Dragon e provocatori, come Eros. Fra i brani non mancano testi politici che parlano delle sofferenze degli immigrati algerini come Moi Aussi e slogan rivoluzionari comunisti, come la celebre L'auberge. Questa nuova uscita permette alla Fontaine di guadagnarsi un posto di riguardo nella scena underground francese. L’album verrà ristampato soltanto nel 2002, ma con l’inspiegabile sostituzione del brano Merry Go Round con una alternative version di L'éternel Retour, traccia pubblicata già in “Les Églantines Sont Peut-être Formidables...”, pubblicato nel 1980. Nel 1973, Brigitte prosegue con una breve, ma intensa, stagione di lavori pubblicati in coppia con il marito Areski, sempre per la Saravah. Il titolo, "Je Ne Connais Pas Cet Homme", prende spunto dalla frase pronunciata da Pietro ai romani, allorquando negò di conoscere Gesù, ma presumibilmente gioca anche sull’ambiguità della relazione fra la Fontaine e il marito stesso. L’album fu ancora una volta una sorpresa per il pubblico francese. Chi si era adattato alle sperimentazioni dei lavori precedenti, era ancora una volta destinato a rimanere stupito dal nuovo corso musicale della coppia. La veste sonora è spoglia e, a tratti, desolante: percussioni, chitarra, sax e un quartetto d’archi (diretto da Antoine Duhamel), mentre nei testi il lato surreale e il gusto per l’assurdo, vanno a braccetto con la militanza politica, come in C'est Normal e La Renarde Et Le Bélier Touffu. La Fontaine descrisse le registrazioni di questo album come ‘dionisiache’. Un nuovo album arriva anche l’anno successivo. È la volta de “L'incendie”, firmato dalla coppia e pubblicato per l’etichetta di Karakos: la BYG. Ad aprire l’album, c’è la complessa Le 6 Septembre, il cui tema è esplicitamente legato alle tristi vicende legate al cosiddetto ‘settembre nero’ (ricordato anche dagli Area in Luglio, Agosto, Settembre Nero). Il cosiddetto braccio militare di Al-Fatah, nato per contrastare la politica repressiva di Re Hussein di Giordania, che nel 1972 si macchiò dell’attentato a Monaco di Baviera, durante le Olimpiadi. La traccia è seguita da una dura condanna della pena di morte in Les Petites Madones e da canzone autobiografiche come Ragilia e Nous Avons Tant Parlé. Non mancano tracce surreali come Déclaration De Sinistre e Après La Guerre. Ancora una volta la Fontaine intinge la penna nel vetriolo per scrivere L'Engourdie, traccia meravigliosamente ironica, composta per Françoise Hardy, che purtroppo non cantò mai. Intanto, la coppia Fontaine-Belkacem non conosce soste e continua sfornare album, spesso poco apprezzati dal pubblico, come nel terzo full lenght in tandem, intitolato “Le Bonheur” del 1975, che vede i due tornare alla Saravah. L’album che contiene tracce di grande livello come La Citrouille, Les Etoiles Et Les Cochons, Mephisto e Le Bonheur, e fu descritto dalla stessa Brigitte come il frutto di registrazioni fatte durante l’inverno ‘in un teatro, una cucina, un fienile e un monolocale’, presumibilmente utilizzando un registratore a due tracce. Areski canta su quasi tutte le canzoni, l’avant-pop del passato si trasforma in una miscela visionaria di world music sperimentale, che oggi definiremmo lo-fi. I testi sono ancora una volta poetici, sognanti e surreali.

Il 1977, com'è noto, fu un anno decisivo per la musica occidentale, con il fermento della musica punk ormai diffusosi nell’aria. In un certo qual modo, anche Brigitte ed Areski ne sembrano essere contagiati. Il loro nuovo lavoro - “Vous Et Nous”, per la Saravah - sembra proseguire l’estetica lo-fi già sperimentata in precedenza. L’album contiene trenta tracce, realizzate con orchestrazione varia e spesso minimalista. Voci a cappella, chitarre acustiche ed elettriche, vocoder, Mini Moog, effetti elettronici, bandoneon e percussioni sono gli ingredienti principali. La title-track e il brano Patriarcat ne sono gli esempi più lampanti e paiono tracciare un sentiero comune che li unisce a band come Cluster e persino Public Image. In particolare, Vous Et Nous viene presentata in due versioni, una quasi ammiccante ai Kraftwerk, l’altra in stile madrigalesco monteverdiano. Lo stesso accade per il brano Je T'aimerai, con una versione cantata dalla sola Fontaine e un'altra in duo col marito. Nella tracklist spiccano anche le sognanti La Harpe Jaune e Le Repas Des Dromadaires, contrapposte alle dure e vibranti critiche sociali di Cher e Le Brin D'herbe. Fontaine e consorte lasciano trascorrere gli anni ottanta immersi in un totale silenzio discografico. La signora Belkacem è tornata ad occuparsi di teatro e di scrittura. Nel 1985 incide “French Corazon”, ma verrà pubblicato soltanto nel 1988, in Giappone, grazie alle insistenze della giornalista Reiko Kidachi. In Francia, l’emittente musicale M6, prende a trasmettere con insistenza lo stupendo videoclip di Nougat, che viene accolto con successo da un ampio pubblico. È il segnale che aspettava Brigitte Fontaine per ritornare sulle scene. Lo farà con tutti i crismi nel 1993 in un luogo simbolo della musica rock parigina, al Bataclan, con uno show accuratamente preparato dall’amico di sempre Jacques Higelin. È il 1995, quando la Fontaine torna a pubblicare un album e, ancora una volta, riesce a dare ai contemporanei una vera e propria lezione di stile. “Genre Humain” è ispirato agli ascolti di Bjork e Massive Attack. L'album vede la partecipazione di Étienne Daho, Arnold Turboust e i Les Valentins. Fra i campionamenti della Messe Pour Le Temps Présent di Pierre Henry e una ripresa di Comme À La Radio, rivista ed aggiornata, l'album la riporta all'attenzione in patria e non solo. Ha il tempo di pubblicare anche un romanzo (genere che frequenta da sempre, con successo): “La Limonade Bleue” e di dare alle stampe un nuovo album, “Les Palaces”, con brani dai testi intimisti, ma dal sound fortemente caratterizzato da ritmiche dance. In scaletta, spicca il brano City, cantato assieme ad Alain Bashung. Intanto, il nome della Fontaine inizia a circolare fra gli appassionati di musica di ogni parte del globo e i suoi lavori vengono ristampati. I primi a farsi sentire sono gli Stereolab di Tim Gane e di Laetitita Sadier che, innamorati da sempre di lei, le chiederanno di cantare un brano da pubblicare su un 7” “Caliméro/Monade”, con gli arrangiamenti di Sean O'Hagan degli High Llamas. Un piccolo capolavoro.Il nuovo millennio, vede la Fontaine dare alle stampe quello che sarà il suo miglior lavoro del nuovo corso e il suo più importante successo internazionale: “Kekeland”. Per la sua creazione coinvolge amici vecchi e nuovi: Areski Belkacem e i Noir Desir, ma anche i Sonic Youth e Archie Shepp. Non capita spesso di ascoltare qualcosa di simile: un album dove convivono elettronica e noise rock, tango e free jazz, canzone francese e pop internazionale. Il pubblico apprezza e la Fontaine si porta casa il primo disco d'oro, che bisserà nel 2004 con il validissimo “Rue Saint Louis En L'île”. Quest'ultimo, attesissimo in Francia e fuori, non delude le aspettative e ancora una volta vede coinvolti nella realizzazione artisti di diversa estrazione: Belkacem, gli Zebdà e persino i Gotan Project. Bisogna aspettare il 2006, affinché Brigitte torni in studio per incidere un nuovo album. Non più giovanissima ed impegnatissima fra spettacoli teatrali, concerti in tutto il mondo e un nuovo libro stampato dalla prestigiosa editrice Flammarion, la tengono lontana dalle sale d'incisione. “Libido” è un lavoro attraversato da un forte carica erotica, soprattutto nei testi e segna il ritorno di Jean Claude Vannier come special guest. Sempre nello stesso anno, la Fontaine sale sul palco del Barbican Theatre di Londra con Jarvis Cocker dei Pulp, Gruff Rhys dei Super Furry Animals, Badly Drawn Boy, Mick Harvey dei Bad Seeds e Laetitia Sadier per portare in scena 'l'integrale' di Histoire de Melody Nelson di Serge Gainsbourg. La storia degli ultimi anni, vede Brigitte più attiva che mai, nonostante gli acciacchi del tempo. Tre nuovi album e uno, forse, in arrivo nel 2020, le fanno ottenere importanti e meritatissimi premi alla carriera. I collaboratori sono quelli di sempre da Belkacem a Vannier, da Bernard Cantat a Higelin, ai quali si aggiunge anche la super diva Grace Jones.

Carismatica e creativa, controcorrente e spregiudicata, Brigitte Fontaine incarna l'anima più raffinata della musica d'autore francese, quella che ha saputo coniugare teatro e pop, sperimentazione musicale e poesia. Dalle assi del palcoscenico alle pagine dei suoi libri, dai dischi ai concerti, la Fontaine non si è mai risparmiata, cantando e scrivendo per le donne, per i sans papier, per chi non ha diritti, per la libertà sessuale e combattendo le idee più conservatrici della Republique Francaise.

Simone Bardazzi

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