Migliora leggibilitàStampa
23 Gennaio 2012 ,

The Ainsley Dunbar Retaliation A mamma da Ainsley e i ragazzi

2012

Aynsley Dunbar è stato uno dei musicisti protagonisti del rock negli anni 60, 70 e 80, uno dei più famosi batteristi, un virtuoso delle percussioni e uno che ha collaborato con la crème della musica rock di quegli anni; Aynsley suonò con Frank Zappa/Mothers Of Invention in dischi mitici come "200 Motels",  "Uncle Meat", "Chunga’s Revenge", "Waka Jawaka", "Grand Wazoo" e "Apostrophe", con John Lennon in "Sometime in New York City", con Lou Reed in "Berlin", con David Bowie in "Pin Ups" e "Diamond Dogs", con il jazzista Herbie Mann in "London Underground", con i Jefferson Starship, con Nils Lofgren, Ian Hunter  e si potrebbe andare avanti per molto tempo con questo elenco di pagine storiche del rock, del jazz e del soul, per arrivare all’intera discografia dei Journey, band tipicamente FM Rock, di cui Dunbar fu il fondatore con alcuni ex Santana e che ebbe tra la fine dei 70 e l’inizio degli anni 80 un grande successo internazionale, come pubblico e come vendite discografiche. Ma in questo articolo vogliamo occuparci degli albori della sua carriera, negli anni 60 in cui Londra era la Mecca della musica rock e del blues bianco, del costume, della moda e della nascente cultura underground.

 

Ainsley Dunbar naque a Liverpool nel 1946, fu presto coinvolto nel marasma creativo dell’epoca, come esponente del movimento Mods, militò nei Mojos una  classica mod band con una forte attitudine per la black music, che in quel periodo (1962/1963) dall’America invadeva la Gran Bretagna con carovane itineranti composte da grandi nomi del blues nero come American Folk Blues Festival e di vinili Chess e Delmark e con il soul dei dischi Motown e Atlantic; con i Mojos suonò nell’album: "Stu James & The Mojos", quello con l’hit  a 45 gg. Everything Is Right.  Da qui in poi la musica fu per lui una “full blues immersion”, già nel 1966 registrò con il pianista nero Champion Jack Dupree il leggendario album Decca: "From New Orleans To Chicago" con John Mayall e Peter Green; entrò poi ufficialmente nei Bluesbreakers di Mayall con cui suonò, tra l'altro, in un album fondamentale del British blues: "Hard Road",  partorito da Mayall nel 1967 e con un meraviglioso Peter Green alla chitarra solista; sempre nel 1967 partecipò ad un'altra celebre blues jam black & white, quella con Eddie Boyd da cui uscì il disco : "Eddie Boyd & His Blues Band" sempre per la Decca e con protagonisti Peter Green, TS McPhee e John McVie, oltre a Dunbar stesso ovviamente.

 

Ainsley Dunbar Retaliation

Collaborò anche con Jeff Beck con cui registrò due brani immortali come Tallyman e Rock My Plimsoul. Ma non solo il blues fu tra i suoi interessi musicali, nel 1968 e nel 69 partecipò alla registrazione di due dischi importanti per il nascente psich folk inglese: "Barabajagal" di Donovan e il dimenticato e bellissimo "Rainmaker" del cantautore Michael Chapman. Fu proprio nel 1967 che Ainsley Dunbar rivendicò la sua autonomia e mise in piedi una propria band: The Aynsley Dunbar Retaliation, che sarà uno dei gruppi monstre del blues inglese, con una discografia povera quantitativamente ma ricchissima per qualità eper originalità. Con lui in questa avventura: il chitarrista John Moorshead, il bassista Alex Dmochowski, il tastierista Tommy Eyre e il polistrumentista e cantante Victor Brox Cornopeon, che con la sua fantastica voce blues, con il suo piano elettrico e con la sua cornetta caratterizzerà il groove della band in modo inconfondibile. Registrano nel 67 il primo 45 gg. Warning/Cobwebs con la produzione di Mike Vernon (Blue Horizon), dando subito una dimostrazione delle loro grandi capacità: Warning, brano molto rock, sarà un successo nell’interpretazione che ne diedero i Black Sabbath nel loro primo disco, Cobwebs era uno slow blues struggente e rarefatto. Il loro primo lavoro a 33 gg. uscì nel 1968 per l’etichetta Liberty con la produzione di Ian Samwell: "The Aynsley Dunbar Retaliation" è un disco formidabile, dove blues, jazz e psichedelia si fondono in un mix memorabile.  Watch N’Chain il brano con cui si apre il disco è pura emozione, con la voce di Brox protagonista, poi lo slow blues  My Whisky Head Woman con Moorshead alla lead guitar, una song da brividi ! A seguire Trouble No More, Sage Of Sidney Street, Memory Pain di Percy Mayfield e See See Baby di Ma Rainey, sino alla finale Mutiny, dove AD ci dà un saggio solista del suo potente drumming. Il disco è uno degli esordi più fulminanti del british blues, le atmosfere sono lente e rarefatte, quasi sospese, la loro è una interpretazione del blues originale e raffinata.

 

Dr.Dunbar Prescription, To Mum From Aynsley And The Boys, Remain To Be Heard

L’anno seguente ADR registrarono il loro secondo lp: "Dr.Dunbar Prescription" per la Blue Thumb, sempre con la produzione di Ian Samwell:  la band raggiunse ancora l’obiettivo che si era prefigurata, quello di emozionare l’audience, qui la forte personalità di Brox prese il sopravvento, ben  sei tracks furono composte da lui;  nella track listing del disco c’erano  anche brani a firma Dunbar/Moorshead/Brox e le covers di Now That You’ve Lost Me di B.B.King e Mean Old World di Little Walter. Victor Brox cantò in modo divino (tra i suoi fan più accaniti c’erano Jimi Hendrix e Tina Turner), chitarra e tastiere offrirono spunti solistici creativi e la ritmica seppe essere possente ma anche dolcemente slow e soffusamente jazzata, un altro disco che ogni appassionato di rock blues dovrebbe avere nella sua collezione.  Le vendite degli album nonostante l’ottima qualità furono scarse e i nostri per fare un po’ di sterline andarono in tour in Francia e in Germania come backing band di Champion Jack Dupree. Sempre nel 69 il terzo lp: "To Mum From Aynsley And The Boys" (Liberty) prodotto da John Mayall e con la cover sleeve del disco con una foto dei componenti  la band ripresi nei panni dei Rebels, precursori dei Rockabilly, fanatici del R n’ R anni 50 con capelli impomatati, giacche ¾ kitsch e scarpe con suole alte svariati cm. che scorazzavano nella Londra degli anni 70,  facendo a botte con gli hippies e sconvolgendosi di birra e anfetamine (il loro momento d’oro fu il mega concerto R n’ R a Wembley del 1973).  Il disco centrò ancora il bersaglio, non c’erano covers e tutti i brani furono composti dalla band, alcuni titoli: Run You Off The Hill, Down, Down, Down, Sugar On The Line, Don’t Take The Power Away con la cornetta di Brox ad introdurre la melodia, la strumentale Unheard; si fecero notare i raffinati arrangiamenti jazzati di Tommy Eyre e la loro sapiente miscela Jazz/R n’ B diede ancora una volta ottimi risultati.

A concludere la loro discografia "Remain To Be Heard" del 1970 sempre per la Liberty, con Dunbar presente solo in alcuni brani:  in effetti durante la registrazione del disco si consumò lo split della band, Dunbar e Eyre lasciarono per divergenze con Victor Brox, che concluse il lavoro con la collaborazione della moglie Annette, cantante di colore e autrice dei testi di molti brani e del batterista Keith Bailey. Il disco, molto più indirizzato verso il prog rock, non raggiunse le vette d’eccellenza dei precedenti lavori.

 

Blue Whale

Nel 1971 Ainsley Dunbar  pubblicò un disco solo, con Tommy Eyre e i chitarristi Ivan Zagni e Roger Sutton;  "Blue Whale" fu registrato ai Marquee Studios alla fine del 70,  un disco per lo più strumentale con in alcuni brani la voce blues di Paul Williams, lunghi brani jazz/rock tra cui una chilometrica cover di Willie The Pimp, la song  zappiana cantata dall’immenso Captain Beefheart nel capolavoro "Hot Rats".  Si tratta di un disco tipico dell’epoca, con le abilità solistiche dei protagonisti in primo piano. Con questa formazione AD effettuò un tour in Belgio, qui venne notato da Zappa che, impressionato dalla sua tecnica e dalla sua sensibilità musicale lo cooptò nella band, lo portò con sé negli USA e con lui iniziò una lunga e proficua collaborazione. Aynsley Dunbar ancora oggi è attivissimo, Rolling Stone l’ha messo al 27° posto nel suo rankin tra i più grandi batteristi del rock. Gli altri: Victor  Brox finì nel cast di "Jesus Christ Superstar" e poi suonò con Graham Bond, The Famous Blues Blasters, Mainsqueeze, VB Blues Train e Neolithic B.B.; ancora oggi lo potete trovare in qualche pub della cintura sub urbana londinese mentre canta e suona (meravigliosamente) il suo blues; Tommy Eyre suonò in molti dischi con i raffinati interpreti del jazz rock/bossa nova Mark & Almond, John  Moorshead e Alex Dmochowski  andarono a tessere trame lisergiche con lo stravolto Peter Green di "The End Of The Game" e a suonare dal vivo in alcuni tours con John Mayall. Cosa rimane da dire: cercate le ristampe digitali dei primi tre dischi (ma anche il 4° non è da sottovalutare!), accendete il vostro lettore cd, mettetevi la cuffia e immergetevi ad occhi chiusi in quelle sontuose atmosfere jazz/blues, dilatate e senza tempo… buon ascolto.

 

 

   

Guido Sfondrini
Inizio pagina