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28 Novembre 2017 , , ,

The 13th Floor Elevators - Roky Erickson 50 anni e più di riverberi psichedelici

2017

13th floor elevators avalon                            I N T R O

 

Tra i cinquanta Stati federali che compongono gli Stati Uniti, di sicuro è il Texas quello che condensa il maggiore livello di contraddizioni: una economia divisa tra il bestiame ed il petrolio ed una cultura dalla significativa valenza reazionaria all'ombra della quale si muovono spinte progressiste. Possiamo dire che questa dimensione socio politica in cui hanno trovato la loro convergenza luoghi opposti, ha determinato, nel crocevia di fine anni '60, le condizioni per creare una coltura ideale all'interno della quale riprodurre una visione alternativa della società e del mondo con una spinta al di fuori dal recinto dei luoghi comuni ed in grado di anticipare una visione del futuro. Nonostante il marchio a fuoco dato da un retaggio culturale in cui riecheggia il west e la guerra civile, oltreché una secolare difficile convivenza con la popolazione latinoamericana, se ancora oggi si prova a masticare la polvere del deserto texano si avverte un retrogusto acido che ci parla di libertà.

 

 

GLI INIZI - PSICHEDELIA TEXANA

 

MI0003715466Non c'è nulla della cultura di fine anni sessanta che non abbia a che fare con le contraddizioni del Texas e con la sua ambivalenza, e che ha dato origine ad una scena che lentamente si è fatta strada attraverso un lavoro di superamento degli steccati mentali rispetto alla rigida tradizione morale del sud degli Stati Uniti. In questo contesto sociale la psichedelia, nella sua dinamica di espansione percettiva, nasce come qualcosa che restituisce una visione di insieme delle cose proprio perché squarcia il velo delle sovrastrutture e dei preconcetti. Ecco perché appare semplicistico ricondurre il fenomeno psichedelico all'uso culturale di sostanze psicotrope il cui impiego ha indubbiamente giocato una ruolo importante anche se non fondamentale in un movimento di rinascita culturale che si propone di sviluppare una visione rovesciata del mondo, con una prospettiva i cui parametri911085 spazio temporali diventano del tutto relativi. In questo senso il fenomeno della psichedelia è più variegato di quanto si immagini. A livello musicale si prenda l'esempio emblematico del Texas e della California: il primo nasce dal garage per assumere un'attitudine oscura e magmatica, il secondo, più solare e aperto, vanta nel proprio patrimonio genetico il folk (The ByrdsJefferson Airplane, Grateful Dead). In questo contesto la psichedelia texana può essere spiegata e rappresentata attraverso la figura di due fratelli che concorrono a definire il doppio volto del Texas: Kenny e Lelan Edward Rogers. A differenza del fratello Kenny, di dieci anni più giovane, che diventerà notissimo esponente del versante più tradizionale della musica country, Lelan si è 13th f.e. epitaph.....R-2856045-1304175903.jpegavventurato con coraggio a metà degli anni sessanta nell'industria musicale texana inventandosi manager e fondatore dell'etichetta discografica indipendente International Artists di stanza a Houston. La I.A. è parte fondamentale della storia musicale americana e non solo, considerato il fatto che ha prodotto band più note come i Red Crayola e meno come Bubble Puppy, Golden Dawn, Lost And Found ed Endle St. Cloud, nonché il bluesman Lightnin' Hopkins. Tutto è ben documentato nei solchi e nelle corpose note interne di un fantastico doppio vinile “Epitaph For A Legend (2 LP 1980, CD 2010 Int.Art. - CD 2003, Sunspots). Ma la vera ragione per cui la creatura di Lelan Rogers passerà alla storia è per avere prodotto “The Psychedelic Sounds of the 13th Floor Elevators” dei 13th Floor Elevators.

 

 

IL DESTINO NEL NOME

 

imagesI 13th Floor Elevators si formano grazie all'unione di due band entrambe originarie del Texas: i Lingsmen, noti nell'ambiente underground di Austin per la particolarità dell'impiego del violino da parte di Bennie Thurman, e gli Spades in cui militava Roky Erickson, che aveva acquisito una certa fama grazie al brano You're Gonna Miss Me pubblicata dall'etichetta Zero Records nello stesso 1965. La nascita degli Elevators nel loro assetto definitivo si deve alla defezione di Max Rainey e all'ingresso di Tommy Hall, suonatore di jug, strumento orientale a forma di bottiglione, fondamentale per quello che sarebbe divenuto da lì a poco il tratto del sound della band di Austin. E' indubbio che, al di là degli apporti dei singoli membri, gli Elevators sono una creatura di Roky Erickson, personaggio di culto in grado di costruire attorno a sé una mitologia che è sopravvissuta oltre i limiti di una vita segnata da disturbi mentali quali la schizofrenia, causa per la quale  venne sottoposto a trattamenti di elettroshock, quanto ad elevators42abusi di droghe, di alcool e a svariati problemi legali che decretò inevitabilmente la fine della band. Il nome di una band è sempre il tracciato di una programma, la tavola sinottica della chimica di un suono immaginato al solo pronunciarlo. A questa regola e a queste suggestioni non sfugge una delle denominazioni più affascinanti e cariche di simbolismo di tutta la storia del rock. Il tredici è il numero per eccellenza che sfugge al controllo della razionalità per iscriversi piuttosto in un esoterismo cabalistico dove ogni segno racchiude un simbolo trascendentale che rinvia ad un concetto di divinità. Nella sua "Abnormal Psychology" (1910) Isador Coriat coniò il termine 'triscaidecafobia' per indicare proprio la paura 1343807047irragionevole del numero tredici in relazione alla diversa percezione nella cultura anglosassone in cui viene considerato un numero sfortunato, al contrario di altre società dove è invece sinonimo di prosperità. Ora, per comprendere come negli States abbia sempre imperato una certa superstizione basti considerare come, secondo una stima del mercato immobiliare, solo il 5% dei grattacieli a New York sia dotato di un tredicesimo piano, questo per una sorta di regola non scritta che impone il salto dal 12° al 14° piano. In questo senso, il "tredicesimo piano" rappresenta un livello inesistente, quella dimensione della coscienza misconosciuta o ricacciata negli abissi ove vige la censura della moralità, in quanto ambigua e priva di una disciplina sociale. Solo la psicoanalisi ha provato a fare emergere la porzione dell'inconscio più scandalosa e collocata al di fuori da qualsiasi forma di controllo e classificazione. Ecco perché, nella intuizione del batterista John Ike Walton di utilizzare il numero tredici, vi è la volontà di unire superstizione, psicoanalisi ed il gusto verso le religiose orientali molto in voga nella metà dei '60. Mai come in questo caso il maxresdefault (1)nome di una band ha una valenza di sincretismo culturale e di sintesi di tutti quei valori e spinte culturali che animavano la spina dorsale della nuova psichedelia che avanzava. Senza ombra di dubbio l'uso delle droghe è stato un veicolo formidabile ma per nulla nuovo per quanto riguarda la sua applicazione in ambito musicale, considerato che  già negli anni '50 John Coltrane faceva uso di sostanze stupefacenti aprendo il jazz a vie nuove, siderali e mistiche, lontane anni luce dalla ingenuità dello swing e dal politically correct. Tutto era compiuto, pronto a fare esplodere una rivoluzione neanche tanto silenziosa e non era più possibile tornare indietro.  

                                                                                                                         [Giuseppe Rapisarda]

 

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DAGLI INIZI A “THE PSYCHEDELIC SOUNDS OF 13TH FLOOR ELEVATORS”

 

Primo singolo della neonata formazione è You’re Gonna Miss Me stampata per la label Contact Records e poi rieditato dalla International Artists nel 1966. Il pezzo ottiene un timido 55mo posto della Hit Parade, ma negli anni diventerà un grande classico della psichedelia dei sixties e rimarrà il miglior piazzamento in classifica per la band. Fin dagli inizi la band suscita reazioni estremamente contrastanti. Da un lato il suono straniante 13th-floor-image-4della chitarra di Erikson, allora appena diciassettenne, in primo piano e la particolarità dello jug elettrificato. Altro elemento degno di nota è che i testi delle canzoni non sono affatto comuni e sul palco la band si concede alla più completa anarchia. In uno stato tradizionalista come il Texas, l’elemento di scandalosità nelle esibizioni è notevole cosa che comporterà notevoli problemi con la legge, al punto che nei primi mesi del ‘66 tutti i membri degli Elevators vengono arrestati. Dopo l’abbandono di Thurman farà il suo ingresso nella formazione Ronnie Leatherman. Lelan Rogers, manager della International Artists, notando le immense potenzialità insite in quel suono così obliquo ed affascinante, ingaggia la band e la promuove nel circuito underground al punto che nella primavera del ‘66 gli Elevators partecipano ai festival californiani delle rock venues Fillmore e AvalonProprio nello stesso periodo viene pubblicato “The Psychedelic Sounds Of 13th Floor Elevators”, capolavoro della band ed uno dei top ten della psichedelia americana dei ‘60. Contribuisce al successo della band l’aura di mistero che fin dagli inizi circonda la formazione, per la quasi totale mancanza di notizie a riguardo, ma sotto... al fumo, c'è anche dell'arrosto e di ottima qualità!      [G.R.]

 

 

51T9GYpm3XL__SL500_AA300__975Il disco di debutto è tutt'altro che il classico 33 giri messo insieme con svariati riempitivi per sfruttare il successo di uno o più singoli. You're Gonna Miss Me è infatti solo uno dei tanti classici (tutti composti dalla band) che impreziosiscono la solidissima scaletta. I ragazzi si sono fatti le ossa sui palchi calcati in quei frenetici mesi, per cui registrano i brani in fretta e pressoché in presa diretta. Altre pietre miliari di questo album sono Fire Engine, contenente un chiaro richiamo all'uso di droghe, le ipnotiche Reverberation e Roller Coaster, la stupenda e leggermente meno arrembante Don't Fall Down, prestata anche ai compagni di scuderia Lost And Found (che la registreranno per il loro unico album “Everybody’s Here”). Roky Erickson canta sui registri alti, lontano da quello delle altre mille garage band di quei giorni. Per quanto fosse figlio di una cantante lirica, è difficile ritrovare nelle sua urla da invasato tracce degli insegnamenti della madre e anzi il nostro ammetterà più avanti l'influenza, seppur filtrata dal suo singolare spirito lisergico, di James Brown. La più pacata Splash 1 ha toni più pacati e offre uno dei primi esempi dell'animo folk più delicato del capo-banda. Se Erickson è il front-man della band, non è da trascurare il contributo dato dall'altra mente pensante del gruppo Tommy Hall. Il pulsare continuo del suo jug accompagna le scorribande elettriche del gruppo, oltre a esserne l’occasionale seconda chitarra e soprattutto l’autore dei testi di tutte le canzoni. In qualche brano, alla stesura delle liriche, collabora con Tommy Hall anche la moglie Clementine (Splash 1, I Had To Tell You).

 

1102307378-2Il suono della band è grezzo e spigoloso, complice comunque anche l'inesperienza sia dei musicisti che dei tecnici che li assistono in sala di registrazione. L'alto tasso di sostanze stupefacenti che guidano i 13th Floor Elevators in studio contribuisce a creare un sound dirompente che riflette alla lettera il titolo dell'album, che si contende con “Psychedelic Mood” dei Deep (per la verità pubblicato con qualche mese di anticipo), il primato per l'uso del termine in questione nel titolo di un disco. Se già alla fine del 1966 un disco del genere, alla sua uscita, deve aver lasciato stupefatti gli ascoltatori per la sua allora inedita carica lisergica, ancor più clamore devono aver suscitato i leggendari concerti del gruppo. Sull'album finiscono infatti brani che già da svariati mesi il gruppo aveva perfezionato dal vivo. Pare che la band avesse pensato a una scaletta che riflettesse l'ordine dei brani così come venivano eseguiti dal vivo, senonché per decisione dei discografici la tracklist venne rivista, mettendo in apertura il brano più noto (pensato invece per esser posto in 13th contact R-4768749-1375815806-1891chiusura). E' una fortuna che i primissimi nastri,  registrati dai ragazzi addirittura nel febbraio di quel 1966 (le “The Contact Sessions”, dal nome dello studio), non siano andati perduti, dandoci modo di apprezzare il genuino e innovativo suono del gruppo agli albori. Il disco di debutto viene pubblicato in una tiratura tutto sommato limitata (si parla di 140.000 copie), ma a dispetto delle vendite necessariamente modeste, l'onda lunga di Psychedelic Sound Of The 13th Floor Elevators arriverà lontano, influenzando più di una generazione di musicisti e diventando presto un disco di culto. Dopo una lunga permanenza sulla West Coast, la band ritorna in Texas alla fine del ‘66 per registrare il secondo album. I rapporti all’interno sono però tesi: Walton e Leatherman abbandonano, Tommy Hall è in continuo disaccordo con Lelan Rogers circa la scelta del materiale, mentre si moltiplicano le beghe legali. L’uso sempre più assiduo delle droghe rende precaria l’esistenza del gruppo, continuamente minacciato dalle autorità locali al punto di essere a volte messo sotto sorveglianza durante i concerti. I tre membri rimasti vanno quindi in esilio volontario a Kerrville, una piccola cittadina di campagna nota per i suoi festival folk, a meditare per tutta l’estate del ‘67.    

                                                                                                                    [Filippo Tagliaferri]

 

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“EASTER EVERYWHERE” E LA FINE

 

13 easterLa casa discografica crede nei ragazzi, per cui viene concesso loro molto più tempo in sala di registrazione rispetto alle prime incisioni. I ritmi più dilatati si riflettono sul risultato finale, che pur senza stravolgere la formula del debutto, offre brani meno torrenziali e soluzioni più elaborate. Pare che la band, comunque ancora alle prime armi con le apparecchiature messi loro a disposizione, abbia preferito registrare ancora una volta dal vivo le varie canzoni, per poi sovraincidere da capo le singole tracce. Durante le registrazioni, più volte interrotte, la tensione sale e sorgono inevitabilmente i primi dissidi all'interno della band. Le prime canzoni che vengono completate (I’ve Got Levitation e  Before You Accuse Me vengono anticipate su un singolo già all'inizio del 1967 ma la risposta del pubblico è tiepida, confermando che la musica della band è sempre più adatta al lungo formato del 33 giri. L'uscita programmata di un altro 45 giri viene cancellata, preferendo attendere l'uscita dell'album, che non senza difficoltà, viene infine completato e dato alle stampe nell'autunno del 1967, a un anno 4258301esatto dall’uscita del debutto. Anche se stavolta manca un classico del calibro di You're Gonna Miss Me, la scaletta è ancor più omogenea del debutto e il maggior tempo a disposizione porta a limare certe spigolosità, che pur avevano contribuito a rendere così particolare l’opera prima. “Easter Everywhere” è comunque un altro classico della psichedelia che quando si vanno a tirare le fila dei capisaldi del genere, per l’impatto che quel disco ha avuto sulla scena, cede il passo solo all'eccezionale The Psychedelic Sound…I brani più dilatati vengono posti in apertura e chiusura dell'album: La cupa Slip Inside This House è forse il brano più ambizioso di tutto il repertorio del gruppo e senza dubbio uno dei più riusciti. Per quanto letto sotto la lente distorta di Roky e compagni, il folk sta sempre più prendendo il posto del rock'n'roll. Atmosfere simili si ritrovano nel pezzo di chiusura, Postures (Leave Your Body Behind). Nel mezzo, troviamo svariate altre perle. Tra i riverberi strazianti di Levitation e Slide Machine trovano spazio alcune ballate allucinate del leader, su cui perfezionerà il proprio stile negli anni successivi, come Dust e I Had To Tell You. Spicca anche una bella 13THFLOOE288e acida rilettura di (It's All Over Now) Baby Blue di Bob Dylan, lontana sia da quella più classica che in quei mesi ne offrono i Them, sia da quella della coeva Chocolate Watchband. La scaletta ancora una volta non ha però punti deboli e tutti i brani meriterebbero una menzione speciale. In formazione troviamo due nuovi membri (Danny Thomas e Dan Galindo). Pubblicato l'album il gruppo ricomincia a suonare dal vivo per promuoverlo. L'accoglienza da parte della critica è ancora una volta ottima e il disco ha una discreta fortuna commerciale, quanto meno in alcuni stati dell'Unione. Non bastano neppure le tournée in California tra il 1967 e il 1968, perché il gruppo scricchiola: Erickson e Hall, forse a causa di abuso di droghe, rivelano gravi turbe psichiche. Erickson viene più volte ricoverato in ospedale e, dopo essere evaso, viene arrestato per esser stato pizzicato dalle autorità con un ingente quantitativo di marjuana, dichiarato seminfermo di mente e rinchiuso nel manicomio criminale di Rusk.

 

Non è mai stato chiarito quanto al tempo Erickson fosse realmente 'fuori di testa' e quanto abbia invece cercato giocato sulla propria instabilità per tentare di sfuggire al regime, ritenuto più duro, di un carcere vero e proprio. La lunga permanenza al Rusk, durante la quale Erickson, giudicato affetto da schizofrenia, proverà anche l’elettroshock, renderà la risposta  - quanto meno per noi - irrilevante, restituendo alla società americana 13th live R-982346-1180496093.jpegun uomo fisicamente e mentalmente segnato da quella terribile esperienza. Tommy Hall non è da meno, dato che le sue allucinazioni lo portano a dichiarare di avere raggiunto un livello di “comunicazione continua con Dio e Bob Dylan” ai quali risponde attraverso le sue canzoni. Anche Stacy Sutherland viene arrestato per droga e finisce nella prigione di Huntsville. E’ l’inizio del rapido declino. Nel tentativo di mantenere vivo il nome del gruppo, nel quale continua a credere, la International Artists non trova niente di meglio che recuperare versioni alternative di pezzi già pubblicati e aggiungerci qualche brano scartato, condendo il tutto con improbabili e prolungati applausi, andando così a infoltire, con “Live”, la lista dei tanti dischi dal vivo farlocchi usciti negli anni '60. Va detto che la casa discografica aveva anche programmato la pubblicazione di un disco dal vivo più genuino: nell’occasione prevista per le registrazioni, la band si presenta sul palco sotto acido e il risultato non è ritenuto all’altezza. Il Live dei 13th Floor Elevators non sarebbe nemmeno spiacevole, pur al netto degli improbabili applausi aggiunti trai brani, ma non può rispecchiare neppur minimamente l'atmosfera di un vero concerto dei 13Th Floor Elevators. Accanto ai brani già noti spunta anche qualche cover: You Gotta Take That Girl, Everybody Needs Somebody To Love,  Before You Accuse Me di Bo Diddley, peraltro già apparsa su 45 giri.

 

13th bullAnche i se i due nuovi membri proseguono per un certo periodo con continui cambiamenti di organico, di fatto gli Elevators non esistono più, considerato che, quando esce “Bull of the Woods” (originariamente “Beauty & The Beast”) gli Elevators e la stessa International Artists hanno già chiuso i battenti. L'ultima prova affianca al materiale nuovo di Sutherland (di fatto il nuovo, precario leader di una band ormai sulla via dello scioglimento) gli ultimi pochi frutti della fantastica, seppur breve, stagione degli autentici 13Th Floor Elevators di Erickson e Hall. Anche stavolta il risultato in sé non sarebbe disprezzabile. La vena country e rock blues di Sutherland, unita alle sue discrete doti di chitarrista, non hanno però niente a che vedere con la musica che ha reso leggendario il gruppo. A peggiorare il tutto ci si mette anche il produttore, Ray Rush, che ha la bella idea di sovraincidere dei fiati alle registrazioni completate dalla band. A suggello 13th_floor_elevators-may_the_circle_remain_unbroken_sdella storia, quanto meno discografica, dei 13th Floor Elevators, rimane la rilettura allucinata del tradizionale Will The Circle Be Unbroken (intitolata sarcasticamente May The Circle Remain Unbroken),  posta in coda all’album e pubblicata anche su singolo, per quello che al tempo poteva apparire come una sorta di testamento artistico di Roky Erickson. Dulcis in fundo, l'album esce senza il consenso dei due effettivi leader del gruppo, che peraltro, al momento, erano occupati da problemi personali di altro tipo.

 

Dopo lo scioglimento si perdono velocemente le tracce di tutti i membri del gruppo. Tommy Hall si allontana apparentemente dalla musica, facendo perdere le proprie tracce. Da anni è data come imminente l’uscita, prevista inizialmente per il 2015, di un HALLposter4smdocumentario intitolato “Slip Inside This House”, che dovrebbe narrare la storia dell’artista e colmare decenni di anonimato. Anche Sutherland, per non esser da meno degli altri membri del gruppo, troverà il modo di saggiare le carceri statunitensi per i soliti motivi di droga. Continuerà a rimanere nel giro ancora per qualche anno, suonando nell’ambito locale di Austin e dintorni. Dei suoi Raincrow esiste un bootleg con registrazioni di quegli anni, insospettabilmente di buona resa sonora. Verrà a mancare in circostanze tragiche nel 1978, assassinato, sembra in maniera accidentale, per mano della moglie. Lelan Rogers ed il tecnico del suono Frank Davis, si trasferiscono invece a Nashville per fondare, con i proventi delle royalties mai pagate alla band, la Silver Fox Records.

                                                                                                                                                     [F.T.]

 

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ROKY ERICKSON: ANNI ‘70 E ‘80, UN LENTO RISVEGLIO

 

Nei difficili anni in cui rimane ricoverato al Rusk, Erikson non appende la chitarra al chiodo. Tutt’altro. Sfrutta il tanto tempo a disposizione per mettere a punto un pugno di brani che si porterà dietro per tutto il resto della sua claudicante e caotica carriera solistica. Erickson preferisce mantenere un basso profilo e dare alle stampe dischi quasi sempre piuttosto raffazzonati, con materiale di varia estrazione. Brani nuovi, registrati con una band, stanno spesso a fianco di nastri casalinghi per voce e chitarra acustica; demo-tapes e reincisioni aliensdi vecchi pezzi si susseguono a registrazioni dal vivo, il tutto senza troppa attenzione né per il periodo di provenienza, né per la qualità stessa dei nastri. A rendere ancora meno agevole il lavoro dei fans, contribuisce anche il fatto che l’artista, vuoi per necessità (non dimentichiamo che al tempo Erickson vive grazie a un modesto sussidio e all’aiuto dei familiari), vuoi per ingenuità, concede senza troppa parsimonia le medesime registrazioni a più case discografiche, di livello poco più che amatoriale, che pur mosse dal lodevole intento di diffonderne l’opera, ripubblicano più volte il medesimo materiale con variazioni minime e titoli e copertine differenti. Districarsi tra questo dedalo di pubblicazioni può avere il suo perverso fascino, ma non certo semplice. Appena uscito dall'ospedale criminale, Roky Erickson insieme Ike Walton e Steve Webb appronterà un’improbabile reunion dei 13th Floor Elevators, che non durerà più dello spazio di due concerti. Abbandonata quindi la vecchia ragione sociale, Erickson inizia a lavorare con nuovi musicisti alle canzoni scritte negli anni precedenti. I primi segnali del lento risveglio artistico del nostro sono alcuni 45 giri, avvolti sin da subito da un alone di leggenda, che cominciano a spuntare già sin da metà decennio: Red Temple Prayer (nota anche come Two Headed Dog) e Bermuda (con l'ottima The R-1514802-1361687504-3577.jpegInterpreter sul lato B). Bisognerà però attendere fino al 1980 per stringere tra le mani un suo vero e proprio nuovo album: “Rocky Erickson and The Aliens(nella foto su a sinistra). Qui vengono sparate molte delle migliori cartucce che il musicista ha scritto nel decennio precedente. Penalizzate da un sound forse un pò ordinario (pesa una certa patina hard da FM americano), fanno bella mostra di sé le storie da B-movie del nostro. Si tratta di canzoni che parlano di zombi, diavoli, vampiri, cani a due teste e di tutte quelle altre creature del male che evidentemente offuscano la mente malata dell'autore. La già citata Two Headed Dog è caratterizzata da urla disperate, mentre Don't Shake Me Lucifer è puro rock'n'roll, seppur alla maniera di Erickson. Rimarrà uno dei dischi più compatti e più autenticamente rock della sua copiosa discografia, che si arricchirà sempre più, con il passare degli anni, di semplici, quasi ingenue canzoni d'amore, dal taglio più cantautoriale. A conferma di quanto dicevamo l'album viene pubblicato anche con il titolo di “Five Symbols” e verrà ripubblicato dalla Edsel, nel 1987, con il titolo “I Think Of Demons” e qualche brano in più. All'interno della confezione del CD il titolo scritto sul dischetto è però scritto “Gremlins Have Pictures”, titolo utilizzato anche per un altra uscita. La confusione regna, fin da subito, sovrana. L'anno successivo, sempre affiancato dagli Aliens, concede il bis con “The Evil One”, che però è un album nuovo solo a metà, contenendo anche pezzi già presenti sul 115879457disco precedente. Ancora hard-rock psichedelico disperato, con almeno un pezzo da mandare agli annali: Bloody Hammer. La terza uscita in compagnia degli Aliens è “Weird Tales” (1982), in cui i brani già sentiti cominciano a essere la quasi totalità. Non aiuta la qualità della registrazione, piuttosto modesta. Nel corso del decennio sboccia il revival del garage e della psichedelia degli anni '60, guidato da band di ragazzi cresciuti replicando le gesta dei brani immortalati sui volumi delle serie “Nuggets” o “Pebbles” e che eleggono Roky Erickson a nume tutelare della scena, così che qualsiasi sua uscita è destinata a alimentarne il culto. Band come Lyres, DMZ, Chesterfield Kings, Spacemen 3 o Mighty Lemon Drops attingono a piene mani dal repertorio dei 13th Floor Elevators.

 

Dobbiamo attendere fino al 1986 per vedere l'uscita di un nuovo disco a suo nome. E’ “Don't Slander Me”, che ricorre alla consueta formula di unire brani provenienti da varie fonti. Le sonorità anni '80, con sintetizzatori e fiati non contribuiscono certo a far brillare R-1373090-1262043674.jpegbrani pur validi anche se già stagionati come Bermuda, la title track, o Burn The Flames. Ci pensa la solita aggiunta di alcune registrazioni più grezze e datate, cui ormai i suoi fans hanno cominciato a affezionarsi, a rendere più naif e piacevole il tutto. In questo album compare anche Starry Eyes, una delle sue ballate più apprezzate, che dopo essere apparsa su uno dei primi singoli, era già stata offerta in dote all'amico Dough Sham (la troviamo nel live del Sir Douglas QuintetWanted Dead Or Alive”). Ancor più caotica, con materiale che risale anche alla metà dei 70's, è la scaletta del comunque valido “Gremlins Have Picture”, uscito lo stesso anno. Accanto ad altre versioni di Night large_550_Roky_GermlinsOf The Vampire e Cold Night For Alligators, riemerge anche la stupenda ballata I Halways Have Been Before (già apparsa in un EP di fine anni '70)Nel 1985 esce per la francese New Rose anche “Clear Night For Love(foto sotto a destra), un ottimo EP di 5 tracce, tutte frutto delle medesime sessions, per una volta ben suonate e prodotte. Tra i brani ormai consueti si fa ricordare la bellissima You Don't Love Me Yet, che a dispetto di altri titoli, è meno ricorrente nella sterminata e confusa discografia del nostro. Il lato più pacato e cantautorale di Roky Erickson emerge da altre pubblicazioni provenienti dai suoi archivi e dateci in pasto nel corso degli anni. “The Holiday Inn Tapes” (1987) è quello che il titolo lascia immaginare: Roky Erickson in bassa fedeltà, chitarra e R-1893355-1250689493.jpegvoce, in una stanza d'albergo di fronte a un registratore portatile. “Never Say Goodbye” (1998) è di taglio simile, ma scava indietro nel tempo fino ai nastri che la madre del musicista, Evelyn, registrò nei giorni della permanenza al Rusk. Siamo al limite del voyerismo musicale, ma se non altro questa è una delle rare occasioni in cui si può ascoltare una scaletta composta da brani che non figurano, neppure in altre versioni, su altri sui dischi.

 

Non mancano naturalmente i dischi dal vivo. Tra le tante pubblicazioni merita una menzione almeno “Casting The Runes”, un live uscito nel 1987, ma contenente registrazioni del 1979, con il leader a capo degli Explosives. A fianco dei brani solisti, 51CIFpReCYL._SY355_reperibili in vari dischi usciti negli anni 80, riemerge la classica Are You Gonna Miss Me. Risalgono allo stesso periodo i nastri da cui anni dopo è stato tratto “Live In Dallas”, con il nostro affiancato stavolta dai NervebreakersSi ricordano anche “Live At The Ritz” (1988), con grezze registrazioni tratte da due concerti elettrici tenutisi nel medesimo locale, a distanza di alcuni anni e “Demon Angel. A Night with Roky Erickson”. Quest’ultimo è un live acustico registrato nel 1984, con il nostro colto in serata buona, impegnato a risuonare i suoi classici della carriera solista, 19d284e6fcc74554b666e3e42da28316oltre a due pezzi degli Elevators e a una non memorabile Blowing In The Wind in chiusura. Più faticoso è l’ascolto della parte in cui Erikson passa alla chitrarra elettrica, con uno spaesato chitarrista di supporto, che con l’acustica cerca di sostenerlo come può. Ne esiste anche il filmato, oggi facilmente rintracciabile su youtube.

 

                                                                     [F.T.]

 

 

DAGLI ANNI ‘90 A OGGI: TRA PERIODI DI OBLIO E CLAMOROSI RITORNI

 

Dopo la sbornia di uscite discografiche degli anni '80, del musicista texano si perdono nuovamente le tracce. Bisogna attendere sino al 1995 per stringere tra le mani un suo vero e proprio nuovo disco: “All That May Do My Rhyme”, pubblicato dalla Trance 99ee71f3349b2221833b4efa437da9b8Syndicate di King Coffey dei Butthole Surfers. E tanto nuovo in fin dei conti il disco non lo è, dato che il vecchio leader degli Elevators preferisce di nuovo appoggiarsi a brani già incisi in altre occasioni. Alle sessions partecipano Lou Ann Barton, che duetta in Starry Eyes, Charlie Sexton e Paul Leary degli stessi Butthole Surfers. In chiusura del disco, come bonus track viene inserita una versione di We Sell Soul, risalente addirittura ai tempi degli Spades. L'uscita del disco viene accolta comunque con favore dalla critica. La copertina mostra con cruda sincerità la figura di un uomo fragile, provato da anni difficili e invecchiato anche al di là dell’età anagrafica. Non accade granché negli anni successivi, benché giungano notizie di una sua intermittente attività concertistica, concentrata nella zona di Austin, dove tuttora vive. Naufragati due matrimoni, a fianco del musicista rimane l’anziana madre. Nel 2005 il regista Keven McAlester ha realizzato, con abbondante uso di filmati girati alcuni anni prima, un interessante documentario su Roky Erickson, intitolato come la sua canzone più MI0000691103famosa (You're Gonna Miss Me), che getta abbondantemente luce sugli aspetti più privati del Roky Erickson uomo. 

Il vero e proprio come-back in grande stile viene organizzato dalla etichetta Anti nella primavera del 2010. Il nuovo album è “True Love Cast All Out Of Evil” e vede Roky Erickson affiancato dagli Okkervill River, altra band di Austin dedita già da alcuni anni a una sorta di folk-rock sghembo di taglio indipendente. L'accoppiata piuttosto bizzarra suscita una certa curiosità, che viene in parte delusa. Se l'album offre dal punto di vista qualitativo quanto di meglio fosse lecito ormai attendersi dal vecchio musicista (non essendo ragionevole aspettarsi, dopo tutto il tempo trascorso, un'altra You’re Gonna Miss Me?, ma neanche una nuova Don’t Slander Me), qualche rimpianto rimane per l’apporto effettivo che gli Okkervill River avrebbero potuto dare al progetto. Si poteva forse osare qualcosa di più, invece che limitarsi a un compitino professionale ma piuttosto asettico. La buona notizia è che 51WTpWjpqcL._SY355_Erickson ha ancora qualche buona freccia al suo arco. Il fisico si è appesantito, ma la voce c'è ancora. Le canzoni poi sono (quasi) tutte nuove e pur senza gridare al miracolo, la salute artistica del nostro è più che discreta. Il clima generale del disco è piuttosto rilassato, in linea con le ormai lontane ultime prove sulla lunga distanza. Non è però un caso che quanto i ritmi si fanno appena più increspati i risultati migliorano, come in Goodbye Sweet DreamsA confermare le vecchie abitudini, vengono posti due peraltro ottimi demo risalenti al periodo del ricovero ospedaliero al Rusk, all’inizio e alla fine del disco. Lo strano sodalizio artistico si esibisce dal vivo in qualche occasione nei due anni successivi, senza imbarcarsi in un vero e proprio tour su larga scala, che ormai Erickson non può permettersi più. L’artista continuerà a esibirsi dal vivo sino ai giorni nostri, affiancato da formazioni come sempre instabili, prevalentemente in Texas, ma affrontando talvolta anche distanze più impegnative. True Love Cast All Out Of Evil rimane invece a oggi la sua ultima prova discografica, quanto meno sulla lunga distanza. L’ultimissimo segnale rimani infatti un singolo uscito piuttosto in sordina nel 2014, in collaborazione con i Black Angels. Il corteggiamento reciproco tra la band e il vecchio leone dura da qualche anno ed è lecito aspettarsi qualche sorpresa. Chissà.                                                [F.T.]

 

 

LA REUNION DEL 2015

 

I tentativi di recuperare la gloriosa sigla del vecchio gruppo sono centellinati negli anni. Dopo il fallimentare tentativo del 1972, all’indomani dell’uscita di Erikson dall’ospedale psichiatrico, le speranze di rivedere insieme i musicisti della formazione originale si scontrano oltreché con l'instabilità di Erickson, anche con il disinteresse di Hall e poi floorcon il decesso del chitarrista Sutherland. Nel 1977 gli Elevators originali erano tornati sul palco. E' l'ultima volta in cui Sutherland suona con i Erickson e compagni. Sono della partita anche John Ike Walton e Ronnie Leatherman, sezione ritmica della seconda line-up. Nel giugno del 1984 la sigla viene riesumata per un occasionale concerto tenutosi al Liberty Lunch di Austin, con Erickson, Walton e Leatherman, coadiuvati dal chitarrista Greg “Catfish” ForrestDopo oltre un quarto di secolo il nome dei 13th Floor Elevators torna infine a capeggiare sui manifesti di un concerto nel 2010. Il palco non è quello di un piccolo locale come accaduto in passato, ma quello di un grande festival, cui partecipano grandi nomi della psichedelia più o meno stagionata. Tra i tanti Flaming Lips, Black Angels, Primal Scream, Jesus & Mary Chain. E' l'Austin Psych Festival (ribatezzato per l'occasione Levitation, dal titolo di un loro brano). Una tre-giorni tenutasi ad Austin e che per il cinquantennale dalla nascita della gloriosa band locale riporta sul palco, per oltre un'ora di concerto Roky Erickson, John Ike Walton, Ronnie Leatherman e per una volta anche il recalcitrante Tommy Hall. I classici ci sono tutti e l'eccezionale esibizione non delude i fans accorsi per assistere a quella che presumibilmente rimarrà l'ultima pagina della storia di questa grandissima band texana.                                                   [F.T.]

 

 

DISCHI DAL VIVO, BOX, TRIBUTI (E ALTRO)

 

bones downloadFino agli anni '90 trovare un disco dei 13th Floor Elevators non è stato semplicissimo. Nell'ormai lontano 1979 la International Artists ha pubblicato (oltre al già citato doppio LP Epitaph For A Legend, 1980) un cofanetto, oggi di scarsa reperibilità, con tutti gli album usciti al tempo, con l'intera discografia su 33 giri degli Elevators e altre delizie psichedeliche come gli album di Golden Dawn, Bubble Puppy, Lost & Found. La Decal ha cominciato a ristampare, accoppiandoli a due a due, gli album del gruppo alla fine degli 80's. Il catalogo è poi passato in mano alla Charly che ha riedito in vari formati i dischi ufficiali. Per trovare invece qualche inedito l’unica possibilità è stata per anni quella di recuperare due LP della Texas Archive: “Fire In My Bones” (1986) e hqdefaultElevator Tracks” (1987), poco più che bootleg con qualche alternate version e registrazioni dal vivo, anche televisive. Il vaso di Pandora è stato aperto, come dicevamo, dagli anni '90 in poi. “Unreleased Masters Collection” (1991) è un box della Collectables con 3 CD di materiale del tutto inedito, anche se un po’ raffazzonato: un intero disco presenta registrazioni casalinghe del solo Erickson più recenti di come indicato e altri brani, indicati come inediti del 1967 con Walton alla voce, sono in realtà dubbie registrazioni del 1991 cantate da certo Steve Denny, mentre un cd. La R-1071369-1322256031.jpegCharly ha diffuso prima l'ottimo “The Psychedelic World Of” (2002): 3 CD con tutti gli album ufficiali compattati insieme a inediti e ampie selezioni di concerti d'annata, poi il più calligrafico “The Albums Collection” (2011), con i 4 album originali distribuiti su altrettanti cd, ma senza bonus tracks. Le confezioni sono spartane (in linea con lo standard dell’etichetta), ma il rapporto qualità-prezzo è ottimo.

 

R-2226223-1356738017-1112.jpegSign Of The 3 Eyed Men” (2009) è in grado invece di esaurire le voglie più recondite di qualsiasi fan completista. Ben 10 CD che partendo dalle mitiche Contact Sessions di inizio 1966 (già circolate in forma non autorizzata), inanellano le versioni mono e stereo dei dischi ufficiali, alternati a una notevole serie di interessante inediti, tra cui “A Love That Sound”, ossia quello che, nelle intenzioni della band, poteva essere il terzo album che non è stato. Né mancano alternate-tracks e interi live di buona qualità, anche radiofonica, il tutto in ordine cronologico. Nell’ultimo disco (“Death In 1249249532_48801effef1fTexas”) è presente parte del live mai pubblicato del 1967, con la formazione originale ancora al completo, e infine tracce delle due reunion. Un’operazione non dissimile è “Music Of The Spheres” (2011), che pur sottraendo qualcosa rispetto a Sign Of The 3 Eyed Men offre ben 8 LP e un EP in un lussuoso cofanetto di vinili. Anche per quanto riguarda i singoli dischi dal vivo, la gran quantità di titoli usciti negli anni non corrisponde alla qualità delle registrazioni. L’alternativa migliore al Live ufficiale, è stato a lungo “Live In S.F. 1966”, un bootleg ricopertinato e reintitolato un’infinità di volte, registrato all’Avalon Ballroom di San Francisco, che ha cominciato a girare dai primi anni '80. Rimane tuttora una delle migliori live R-2522526-1288624370.giftestimonianze delle gesta della band sul palco. Buono anche come qualità audio è pure “Rockius of Levitatum” (1988), altro live dei primi tempi, pubblicato più volte in veste legale dalla Big BeatNella compilation “Texas Twisted – Psychedelic Microdots Of The Sixties Vol. 2” (1991) della Sundazed sono presenti ben 11 tracce dal vivo del gruppo provenienti da un’esibizione televisiva del 1966 a Dallas (in parte già riemersi nella raccolta “Fire In My Bones”). La qualità audio è migliore della  media. Per trovare qualche curiosità in scaletta non è male nemmeno “Live Evolution Lost”. Sul primo dei due CD è riportato un tipico concerto degli Elevators in acido (pubblicato anni R-1736997-1240216159.jpegprima con il titolo di “Live: I’ve Seen Your Face Before”), mentre sull’altro compaiono jam inedite con i Conqueroo (registrate non esattamente in alta fedeltà). La reunion dal vivo del 1984 è documentata da “Last Concert” (pubblicato nel 1995 e ristampato in seguito come “Reunion Concert”). Le antologie della formazione uscite a partire dalla fine degli anni '80 sono state tantissime, simili tra loro. La maggior parte è ormai fuori catalogo. Una delle più esaustive per i neofiti e tuttora più facile da rintracciare di altre è “I Have Always Been Here Before” (2005) che su due CD raccoglie veramente il meglio sia della band che del leader solista, senza curiosità o inediti per feticisti.

 

Il repertorio di Roky Erickson e della sua band è stato oggetto di vari omaggi da parte delle successive generazioni di musicisti. Le prime cover risalgono ai tempi dei Television e di Patti Smith, quando il nome era ormai dimenticato, ma è con il garage-revival di metà anni '80 che l'esercizio di recupero di vecchie canzoni degli Elevators si è fatto abituale. Nel Layout 11990, allorquando i dischi tributo di singoli artisti diventa una vera e propria moda, è una major come la Warner Brothers che organizza un sontuoso tributo: “Where Pyramid Meets The Eye”, dedicato alla figura di Erickson e dei suoi 13th Floor Elevators. L’eccessiva eterogeneità del nutrito gruppo di artisti coinvolti nuoce al risultato finale, che comunque è buono. Non mancano i più sinceri ammiratori sin dai tempi non sospetti come gli ZZ Top (la loro Reverberation, posta in apertura, non è però il brano migliore) o Richard Lloyd (Fire Engine, qui da lui riproposta in una nuova versione, veniva eseguita regolarmente dai Television ai tempi del CBGB's). Da segnalare l'ottima versione di I Always Have Been Here Before  offertaci da Julian Cope, oltre alla presenza di autentiche superstar come i R.E.MPiù R-2231860-1271274609.jpegcompatto ma con un cartello di partecipanti inevitabilmente meno altisonante, è invece il tributo della Sonic Cathedral, pubblicato nel 2010. “The Psychedelic Sounds Of The Sonic Cathedral” è un altro sentito omaggio da parte di una nuova ondata di giovani musicisti gravitanti bene o male nell’ambito della neo-psichedelia come A Place To Bury Strangers e Dead Medow. Lo stesso Erickson è coinvolto in prima persona, con una versione dal vivo di Roller Coaster con i Black Angels. Pare che il nostro avesse pensato di affidarsi proprio a quest’ultima band per il suo ritorno in grande stile, senonché ha poi virato la scelta sugli Okkervill River. Nessuno si cimenta, presumibilmente per timore reverenziale, con la classica You’re Gonna Miss Me.    [F.T.]  

 

Filippo Tagliaferri - Giuseppe Rapisarda

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