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14 Giugno 2012

If This Trees Could Talk RED FOREST

2012

if these trees could talk“Red Forest” è l’ultimo lavoro degli americani If This Trees Could Talk (Akron - Ohio) che già nel 2006 si erano fatti apprezzare dalla critica e dal pubblico con un primo omonimo EP e nel 2009 con il successivo “Above the Earth, Below The Sky”, di cui Red Forest sembra essere la sua naturale prosecuzione. Gli If This Trees Could Talk si presentano con una line-up abbastanza insolita composta da tre chitarre (Jeff Kalal, Cody Kelly, Mike Socrates), basso (Tom Fihe) e batteria (Zack Kelly) e suonano un perfetto incrocio tra Post-Rock con contaminazioni progressive/psichedeliche e Post-Metal, il tutto magnificamente espresso con la sola forza della musica, in totale assenza di testi. Le tentacolari chitarre, supportate da una sezione ritmica pulita e lineare, tessono articolate trame sonore, fatte di arpeggi suggestivi e di intensi passaggi melodici, lacerate da brevi e potenti esplosioni metalliche in continua alternanza tra loro.

 

Per apprezzarli a pieno non dovrete far altro che alzare i volumi e farvi travolgere dal loro ribollente magma sonico, e inaspettatamente scoprirete che sarà sublime essere contagiati dal loro sound denso ed ipnotico, che vi trasmetterà quel sottile senso di desolazione, espressione del lento degrado della natura costantemente martoriata dalla sprovveduta mano dell’uomo. Gli If This Trees Could Talk creano, distruggono e ricostruiscono così come nella eterna sfida tra natura e tecnologia e si fanno portavoce di una natura sofferente ed apparentemente tacita perché "Se Questi Alberi Potessero Parlare" ci racconterebbero di bellissime pinete nelle terre ucraine devastate dalla furia radioattiva, che prima di morire assumono una tetra tonalità rossastra quasi per ricordarci la nostra inettitudine e che, a dispetto di tale massacro, riescono in qualche modo a risorgere e a diventare una vera e propria oasi rifugio; di bellissime terre ormai "sterili", deturpate da mostri industriali lasciati inesorabilmente marcire ed arrugginire. "Se Questi Alberi Potessero Parlare" ci racconterebbero anche di spazi aperti ed incontaminati che dalla terra si elevano verso il cielo quasi inquietanti nella loro maestosità, di docili fiumi che scorrono lenti e perpetui, di fantastiche terre inesplorate, di nuvole vaganti nei cieli di vulcanici arcipelaghi dei mari del Nord impervi ed ostili alla presenza dell'uomo.

 

Sarà capitato un po’ a tutti di rimanere incantati ad osservare piccoli stormi di uccelli fluttuare in cielo e comporre figure astratte che rapidamente si susseguono tra loro fluide ed imprevedibili, questo è ciò che gli If This Trees Could Talk rievocano nella memoria con la loro musica, un’immagine quasi banale nella sua semplicità, ma che rivela al meglio tutta magnificenza della natura. “Red Forest “ è un lavoro apprezzabile sia per l’immediatezza ed intensità dei brani che per sonorità particolarmente interessanti come Breath of Life/First Fire, introdotta da un lungo e crescente feedback di inquietanti chitarre che lasciano il passo a delicati arpeggi repentinamente interrotti da potenti esplosioni di basso e batteria che vi travolgeranno in un crescendo di virtuosi saliscendi emozionali; l’accattivante melodia di Barren Lands Of The Modern Dinosa, frantumata dalla potente sezione ritmica e dalle granitiche chitarre, che vi avvolgerà completamente fino alla fine; They Speaks With Knives con i sui dirompenti attacchi di batteria in doppia cassa; Left To Rust And Rot con delicati accordi progressivamente sopraffatti da una prepotente chitarra in tremolo picking (simile al suono di un mandolino) marchio di fabbrica della band che ritroveremo anche nella drammatica e maestosa Red Forest che da sola vale già tutto l’album.

 

E poi The Aleutian Clouds con la sua orgia di riverberi e delay che, stratificandosi nell’aria come nuvole, vi proietteranno immaginariamente su per i cieli; fino all’ultima traccia di The Gift Of Two Rivers/ When The Big Hand Buries The Twelve che con i suoi feedback metafisici, i contorti intrecci di chitarre e le discrete incursioni Post-Metal chiude l’album. Anche se gli If This Trees Could Talk sono ben lontani da mostri sacri del genere tipo Mogwai, Labradford ed Godspeed You! Black Emperor (solo per citarne alcuni) sono imprescindibili sia per i neofiti che per i cultori delle ormai logore sonorità Post- Rock, e poco importa che possano sembrare a tratti lievemente ridondanti e prevedibili, l’importante è che riescano a far vibrare le nostre corde e a trasmetterci delle emozioni; a mio parere gli If This Trees Could Talk ci riescono egregiamente, ricordandoci con la loro musica che il nostro é un bellissimo pianeta e dovremmo imparare ad averne più rispetto.

  

Ivan Tarricone

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