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21 Giugno 2013

VelvEtnoJazz Non c’è 2 senza 5

Uscita: 27 Novembre 2012 - Bull Records/New Model Label

VelvetInteressante questo esordio discografico di VelvEtnoJazz, combo milanese capitanato dal chitarrista Romeo Velluto. Siamo, tanto per intenderci, in un ambito nel quale convivono jazz elettrico, smooth, bop e tradizioni mediterranee. Le composizioni presentano un'eleganza formale e una preparazione tecnica di discreto livello dalle quali emerge l'espressività chitarristica di Velluto, il cui stile riporta spesso alla mente il nome di Bill Frisell. Va però sottolineato come l'intero lavoro risulti penalizzato sotto il profilo del sound per via di quella che suona come una scarsa attenzione ai processi di registrazione e missaggio, il che conferisce al tutto un velo, per così dire, "glaciale" ed artefatto. Peccato, perchè a fronte di tanti anni investiti da Velluto nel lavoro di ricerca sugli arrangiamenti, così come riportato nella nota stampa, "Non c'è 2 senza 5" lascia l'impressione che una componente fondamentale della produzione discografica, come appunto il trattamento del suono nella sua globalità, sia stata lasciata in secondo piano. Ad ogni modo, gli sforzi compiuti sull'arrangiamento e sulla tecnica esecutiva portano indubbiamente a dei risultati godibili, a cominciare proprio dall' onirico Intro che non nasconde un certo magnetismo tipico delle cose più rarefatte del Davis elettrico. Merito anche di Francesco Piras, il quale a più riprese imprime alla propria tromba un carattere soul che ricorda una pietra miliare del jazz come Freddie Hubbard. L'alternanza tra chitarra e tromba sul piano esposto del solismo è a tutti gli effetti una delle caratteristiche del disco, un piano sempre sorretto dall'efficiente sostegno ritmico del contrabbasso di Vito Zeno e della batteria di Stefano Lecchi.

 

velvetUn ottimo esempio dei traguardi raggiunti dal combo è indubbiamente 2 senza 5, forse il miglior episodio contenuto nel disco, con la sua elegante esposizione del tema da parte della chitarra, preceduta dall'apertura dai toni interlocutori di contrabbasso e batteria, e a cui fa seguito un andamento swingato che accompagna le parti soliste nelle quali Lecchi sa inserirsi con apprezzabili fraseggi ritmici. Quanto appena descritto vale pienamente anche per la alternate take posta in chiusura dell'album. Buono anche Tretadaivnia con la sua atmosfera cosmopolita nella quale si respira funk, soul ed anche, seppure forse solo come suggestione, musica andalusa. Altro episodio rilevante, Make Up, è una ballata in cui un senso di tragicità descritto dall'iniziale arpeggio introduce una narrazione malinconica nella quale ogni strumento offre la propria voce perchè luoghi e volti prendano forma. Lo stesso brano lo ritroviamo appena dopo in una versione registrata dal vivo che sembra però soffrire di qualche disattenzione di troppo per poter essere pienamente apprezzata. In definitiva, quello di "Non c'è 2 senza 5" rappresenta un promettente punto di partenza per questa nuova realtà del jazz italiano che speriamo di ritrovare presto in una fase di successiva maturazione.

 

Voto: 6.5/10
Aldo De Sanctis

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