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25 Giugno 2013 , ,

Mesa Cosa Infernal Cavewalk

Uscita: 1° Marzo 2012 - Casbah Records

mesa cosa newMessy, dirty, garage, noise, punk, ratbags from Mexico/Melbourne. Si presentano così i Mesa Cosa, ovvero Pablo, Stewart, Knives, Ian, Andrew e Nic. Assoldati dall’australiana Casbah Records (che nel 2013 ha anche fatto uscire The Future Primitives e Owen Temple Quartet: niente male), debuttano con questo “Infernal Cavewalk” dopo EP e apparizioni nelle peggiori bettole del Messico, almeno così li immaginiamo. Guidati da un folle chilango che alterna l’inglese allo spagnolo, questa gang di pazzi stralunati è una formazione curiosa che corre il rischio di crescere e diventare un fenomeno o bruciarsi e restare nell’alveo dei losers di lusso. Registrato a Melbourne da Nao Anzai (Rat vs. Possum/Nunchukka Superfly), masterizzato da Mickey Young (Eddy Current Supression Ring) e curato nell’artwork (splendido) da CM Ruiz (Dead Ghosts, Davila 666), il lavoro puzza di tequila e paranoie, oscurità e gran senso dell’umorismo. I Mesa Cosa sparano botte da orbi che si agitano furiose tra punk feroce, garage dissonante, diabolici ritmi latini e minaccia urbana. La registrazione lascia a desiderare ma è giusto così quando ci credi e te ne freghi. Ascoltare le dieci canzoni proposte tutte d’un fiato fa sentire come inseguiti, braccati, bendati, legati ed imbavagliati, pronti ad essere sacrificati sull’altare del malaffare. Affiora prepotente lo spirito di MC5, Iggy Pop & The Stooges e The Sonics. Senza dimenticare doverosi riferimenti a The Cramps, Radio Birdman, The Birthday Party, The B-52's e Black Lips. Basta ascoltare Shoplifter, Frozen Eyes e Day of the Dead per rendersene conto. 666 è un titolo che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni e serve a dare lo slancio giusto per adorare Satana e il crimine; Los Perros e Diablo si aprono a fiati goderecci e chitarre dilanianti, un mix che si rivela rozzo, disturbante e gustoso, a tratti persino psichedelico. Hijo del mal, Monstro del mar e Chupacabra hanno la secchezza, il movimento e l’allegria giusta per spopolare su spiagge libere occupate da bagnanti armati di birre e bong. La conclusiva Alcatraz (cover della garage rock band peruviana Los Saicos) suona come il risveglio da un sogno con le mani sporche di sangue e fango. Operazione filologica notevole, insomma. “Infernal Cavewalk” è un disco disimpegnato e maledettamente incazzato. Chiamate subito i Mesa Cosa se volete che le vostre feste si trasformino in baccanali. O se volete trasformare senza problemi la riunione di condominio in una rissa, fate un po’ voi.

 

Voto: 7/10
Alessandro Zoppo

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