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31 Agosto 2013

N.O.T. DISTOPIA

Uscita: Dicembre 2012 - Brigadisco

distopiaN.O.T. è la sigla di Noise of Trouble, un trio composto da Marco Colonna (sax), Luca Corrado (basso) e Cristian Lombardi (batteria). Ci propongono un lavoro di calibratissimo free jazz per riportarci alla memoria i fatti di sangue del G8 di Genova del 2001, la protesta di tanti giovani no global repressa e soffocata con lo scontro armato e culminata nella tragicità dell’uccisione di Carlo Giuliani. La registrazione dal vivo consente di entrare nel vivo di questa concitata rappresentazione che, soprattutto attraverso le peripezie del sax, ci racconta con grande intensità il montare della tensione. Tutto in queste 14 tracce parla di un momento storico peculiare in cui, attraverso il concatenarsi di eventi imprevisti, profondamente incompresi e mal messi a fuoco, si precipita nel baratro del fuori controllo. E’ il racconto di una superficiale visione del mondo. Della rabbia repressa e del suo degenerare cieco, avventato. E’ l’altare pagano in cui si immolano gli ultimi rimasugli di principi morali, dignità, consapevolezza, memoria e fratellanza ancora rimasti nell’epoca della disgregazione, dello sgretolamento, dello smarrimento degenere, dell’anestesia del pensiero. Ed è paradossale quanto illuminato, il fatto che si ricorra agli stilemi -diciamo così- più ‘classicamente’ tipici di quella New Thing, che musicisti come Coltrane e Shepp sventolarono come manifesto di opposizione alla dittatura dei bianchi, per tornare ad un momento in cui lo scontro razziale e ideologico sale di nuovo alla ribalta. La verità è che una riflessione più attenta e sensibile ci può portare a cogliere il tratto di unione nella difesa estrema dell’essere umano in quanto tale. Della consapevolezza che sa staccarsi dalle ideologie. Al di là di ogni schieramento e di ogni estremismo fanatista.

 

Il vorticare nervoso del sax in pezzi come Testa Fracassata e Assassin sublima l’idiosincrasia appartenuta a geni come Albert Ayler, in cui convivevano sregolatezze armoniche, spiazzanti contrasti tra durezza, disordine folkloristico, timbriche insolite, istinto e controllo. In Distopia #1 viene riportata l’intervista a Giovanna Marini con in sottofondo rumori casuali di percussioni e lamenti di sax. Bolzaneto è invece un testo dinoiseot Simona Orlando letto da Simone Cristicchi. Nel silenzio assoluto e nelle lievi, gelide, folate di droni e fischi di sax si esprime la drammaticità della ricostruzione. Un percorso della memoria che è presa di coscienza, lucida visione. Distopia #3 e Genova sono una serie di contrappunti rumoristi che si intersecano alla traccia di sax che finisce per assumere consistenza materica. Bellissimo l’assolo sul secondo pezzo che evoca l’esotica Caravan  di Juan Tizol e rende omaggio al lato più nostalgico e nobile della memoria, del viaggio, del sogno. Fino agli isterismi compulsivi finali. La confusione, il disorientamento, l’urlo disperato. Alimonda condivide il proscenio con basso e batteria e costruisce una cavalcata di cromatismi sfavillanti. Sempre riescono a convivere elementi di impeto spastici e destrutturati con galleggiamenti più sinuosi e morbidi. Linee melodiche che si stagliano da cumuli di casualità espressiva. Quella casualità che riesce ad incanalarsi in moti dell’anima profondi e nobili. L’inconscio, la sua esplosione, la coscienza di sé e della collettività, la convivenza pacifica e le conflittualità, il rispetto delle individualità e della moltitudine. Fare ordine è necessariamente un percorso tortuoso. Il bello è un approdo, una conquista, un pacificare i propri sensi dopo affannosa, rumorosa ricerca.

 

Voto: 7/10
Romina Baldoni

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