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12 Aprile 2014 ,

Allan Taylor ALL IS ONE

- Stockfisch Records [Uscita: 20 ottobre 2013]

Il ritorno dell'uomo di Brighton. Classe 1945, i settant'anni dietro l'angolo ed una passione per la musica che da oltre mezzo secolo non ha mai abbandonato. A metà degli anni Sessanta lasciò le mitizzate spiagge di mods e rockers, celebrate dal film "Quadrophenia", per respirare l'aria di una Londra presa dal vortice psichedelico. Ma a differenza di molti artisti del tempo la sua destinazione finale erano i numerosi folk club della capitale inglese. Per sentirsi pienamente realizzato fece pure un salto oltreoceano ed alla maniera del Llewyn Davis del film dei fratelli Coen cercò fortuna nei fumosi e leggendari cafè della grande mela: il Gaslight, il Gerde, il Bitter End e altri ancora. Ottenne così tanti riconoscimenti che la United Artists gli regalò un bel contratto discografico ad inizio degli anni '70. È proprio in questo decennio che sono usciti i suoi dischi migliori. I primi due, "Sometimes" (1971) e "The Lady" (1972), con dentro molti Fairport Convention, rimangono fra i lavori solistici più belli ed ispirati di quel tempo, ricchi di canzoni magnifiche ed una voce stupenda.

 

Una voce che sorprendentemente e curiosamente ricorda molto quella dell'omonimo yankee James, che, a dispetto del nostro Allan, ha trovato in carriera un successo planetario pur avendo doti compositive inferiori all'inglese. Anche "The Traveller" e "Roll on the day" sul finire dei Settanta sono due album molto belli, fra i suoi vertici assoluti. Allan Taylor non ha mai smesso di fare dischi, dal 1996 si è accasato con l'etichetta tedesca Stockfisch Records, che, parole del nostro "è un etichetta bravissima a catturare certi suoni", per la quale ha esordito col disco del 1996, "Looking at you".  Questo ultimo "All is one" è un disco sorprendente e di grande fascino; incredibile che un artista che naviga nel mondo della musica da oltre 40 anni riesca ancora a trovare l'ispirazione per scrivere canzoni di questo respiro. Al pari di altri grandi come Bill Fay, Mark Fry e lo stesso Roy Harper, Taylor non ha mai perso il gusto e la saggezza della gioventù. Fa bella mostra di sé sulla copertina, uno splendido scatto in una rara giornata di sole nello Yorkshire, eterno cantastorie che il tempo sembra non avere scalfito. Non ha più capelli lunghi e baffi da freak inglese come sulle copertine dei primi dischi dei '70 ma soltanto l'aspetto da perfetto e maturo gentleman inglese. Bravissimi gli strumentisti che l'accompagnano in questa sua ultima fatica, molti di estrazione germanica come si deduce dai loro nomi. Dieci pezzi, alcuni di durata medio-lunga, nei quali si respira a pieni polmoni l'aria pura dell'Inghilterra più incontaminata.

 

Molti songwriter ed aspiranti talenti dell'ondata indie-folk dell'ultimo decennio avrebbero molto da imparare da un disco così, che dovrebbero ascoltare in rigoroso silenzio. Ricorda molto come atmosfera un altro disco stupendo uscito nel 2012, quel "Sailor's revenge" dell'irlandese Bap Kennedy, quell'aria pastorale e mistica come solo il miglior Van Morrison astrale ci aveva regalato dall'alto della sua classe immensa. Sono presenti 7 originali e ben tre cover in questo album. Una è The sky del folk singer americano Deroll Adams; in origine era una scarna song di sola voce e banjo, adesso Allan la ripropone in una versione di oltre 8 minuti, dilatata ed arrangiata in maniera superba. La sorpresa è Like a cloud, in origine Nuvola del nostro Santino de Bartolo, cantautore calabrese trasferitosi in Germania, e che Taylor ha tradotto e riproposto in una versione molto bella e personale. Il terzo autore è il più noto: si tratta del grande e sottovalutato Tom Paxton, che Allan omaggia con la cover, molto rispettosa dell'originale, di I followed her into the west (in origine su "Outward bound", 1966). Le composizioni a firma Allan Taylor non sono da meno. Gli episodi migliori sono Endless highway, We stood one, Let the music flow, che suona molto Alan Stivell/Dan Ar Braz, e ci riportano indietro nel tempo, al periodo glorioso d'inizio carriera. Un talento quello di Allan Taylor che non accusa cedimenti, al pari di Roy Harper possiamo considerarlo uno dei più longevi e duraturi songwriter della scena inglese. Difficile trovare nei suoi colleghi e coetanei una “continuità di rendimento” – per usare un termine del football – così alta. "All is one" è una splendida cartolina dal sapore antico ma dal fascino irresistibile. Fatelo vostro.

 

Voto: 7,5/10
Ricardo Martillos

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