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15 Luglio 2012 ,

Gli Ebrei 2010.1

2012 - Wallace Records/Audioglobe

gli ebrei2010 è l’anno di nascita dei pesaresi Gli Ebrei, che scelgono questa data come  titolo del loro primo album, uscito per Sinusite Rec. Il gruppo è composto da Matteo Carnaroli voce e sintetizzatore,  Tommaso Alberici chitarra, Andrea Gobbi basso, Alessandro Ferri batteria. Nascono come supergruppo: i quattro provengono da altrettante band: Barbacans, Soviet Soviet, i più noti del lotto, Uzi e Obelisco nero. La Wallace Records ristampa su LP in vinile il disco andato a ruba durante i loro concerti. Sul lato B le versioni midi dei brani. Gli Ebrei suonano veloce, chitarre in evidenza e testi urlati. Punk, new wave e garage sono i generi di riferimento, i testi esprimono disagio e voglia di cambiamento, con Pasolini, la cui voce è campionata in apertura e chiusura di Passato e presente, come nume tutelare. A volte escono totalmente dagli schemi, come in Bottoni, ballata pianistica da locale fumoso (quando esistevano), o l'intermezzo strumentale Da grande voglio avere 40 anni. I brani sono generalmente molto brevi. Di nuovo giovani, memore dei Devo, è uno dei pochi brani che superano, seppure di poco, i due minuti.

 

Alcuni arpeggi di chitarra e basso incrociati posti in inizio dei brani possono far pensare anche al post rock americano, ma poi i brani hanno svolte punk, veloci e cattive, come nella già citata Passato e presente. Brani come le iniziali La noia e 2010 (anno del cambiamento) si propongono perfettamente come manifesti del gruppo: bassi onnipresente e spesso suonato su note acute, come nel miglior hardcore di scuola americana e chitarre distorte ma con suoni taglienti, non ottusi e compressi. I testi esprimono il disagio della vita di provincia, con poche alternative, ma non sono nichilisti, propongono sempre una via di uscita.  Alcuni passaggi vocali semirecitati possono far pensare al teatro degli Orrori, ma la musica è ancora più violenta e punk. Il disco non è mai noioso, le singole canzoni si ascoltano con piacere grazie ai ritmi sostenuti, ed ai cambi di arrangiamento interni ai singoli brani, che sono piuttosto elaborati nonostante le  brevi durate. Coraggiosa la scelta del nome, visto il sempre più crescente ritorno dell'antisemitismo, spesso mascherato in altre forme. Un gruppo interessante, da tenere d'occhio. 

Alfredo Sgarlato

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