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20 Agosto 2013 ,

Allen Lanier Stairway to the stars: a Blue Öyster Cult story

2013 - Columbia

 

BOC-Allen-Lanier                    Allen Lanier

 

     25 giugno, 1946, Long Island, NY - 14 agosto 2013

 

Anche Allen Lanier ha abbandonato questa terra, una broncopneumopatia ce lo ha strappato via. Ma dentro ai nostri cuori ci piace pensare che ha soltanto preso la sua navicella spaziale e sta correndo in spazi intergalattici alla ricerca dell'Ostrica Blu. Nominare lui ed i Blue Öyster Cult significa parlare della stessa cosa: fatalmente mentre scrivevamo di questo talentuoso  tastierista/chitarrista/compositore venuto a mancare improvvisamente poco prima del ferragosto 2013 alla fine è venuto fuori anche un profilo della band. Confidiamo che Allen non ce ne voglia dove si trova ora, e che questo articolo riporti un pò l'attenzione su una band che ha scritto, anche grazie all'apporto fondamentale di Lanier, pagine fondamentali, seminali della storia dell'hard rock. (Ricardo Martillos)

 

 boc

                                                                                                    

 

 

 

 

 

 

 

 

BLUE ÖYSTER CULT: 'BLACK & WHITE YEARS'

Scoperti in quel  di Long Island, New York, dal noto critico Sandy Pearlman, si esibiscono per svariati anni in piccoli club della città col nome Soft White Underbelly, poi cambiato in Oaxaca  ed in seguito in  Stalk Forrest Group. Da un poema dello stesso Pearlman, che sarà fondamentale per le esoteriche e misteriose liriche del gruppo, nasce il nome definitivo Blue Öyster Cult, nella fattispecie un gruppo di alieni pronti a dominare la terra.first album Forti di una line-up con Allen Lanier alle tastiere e chitarre, Eric Bloom, voce solista, Donald "Buck Dharma" Roeser chitarra solista, Joe Bouchard al basso ed Albert Bouchard alla batteria grazie a Sandy riescono a strappare un contratto con la celebre Columbia Records. Inizia così il periodo iniziale e decisamente migliore per loro, i cosiddetti Black & White years dal colore monocromatico delle copertine dei loro primi dischi. "Blue Öyster Cult" (1972), Tyranny and Mutation (1973), Secret Treaties (1973) sono dischi di notevole spessore, specie gli ultimi due, di una band che solo in parte suona hard rock.

 

blue-oyster-cult tyrannyAnche i paragoni fatti all'epoca con Alice Cooper e gli Aerosmith appaiono fuori luogo o riduttivi vista la complessità e maestosità di molte trame chitarristiche e strumentali presenti in questi primi solchi. E' proprio Allen Lanier con le sue tastiere l'arma vincente dei BOC  che allontana il rischio di un suono troppo legato al tradizionale chitarra basso batteria. La stessa meravigliosa voce di Eric Bloom non è sufficientemente cattiva per essere quella di un vocalist hard, tantomeno metal. In questi primi lavori si ascoltano magnifiche e fluide slow song quali le bellissime Then came the last day of may dal primo disco - qui la voce solista è di Buck Dharma - Subhuman, Flaming Telepaths e la favolosa Astronomy da "Secret Treaties", con melodie davvero da brivido. Il gruppo sa però mordere eccome, autenticiSecret treaties anthem come Cities on flame with rock and roll, con ringraziamenti a Jimmy Page, il rock and roll di Me 262, la  grandiosa The red & the black che apre Tyranny and mutation, vocalmente quasi Steppenwolf, e dallo stesso disco Hot rails to hell ed i 7 minuti di 7 Screaming Diz-Busters sono lì a dimostrarlo. Discorso a parte per Dominance and Submission, ennesima grande prova di fremente ed urgente rock, contenuta nell'album "Secret Treaties", nel cui testo è sviscerata una volta di più (era già successo nelle liriche dei primi due dischi) la misteriosa estetica esoterico/aliena che sottende soprattutto a tutta questa prima fase della carriera della band: la song contiene un breve infuocato solo chitarristico ma si fa ricordare soprattutto per uno spasmodico finale in crescendo che marchia Lanier e c. quali autentici 'stregoni' del rok più ispirato di tutti i tempi.

 

 

I GRANDI LIVE ALBUM

 

Ma la vera grandezza dei BOC  si misura nelle infuocate esibizioni live. Il trio di live album, "On your feet or on your knees" (1975), "Some enchanted evening" (1978) e "Extraterrestrial live" (1982) testimonia la forza e la potenza del loro live act. Impressionante la potenza e precisione strumentale espressa nell'esecuzione di brani che on-your-feet-or-on-your-knees(live)già avevano grande forza nelle registrazioni in studio. In aggiunta abbiamo ottime cover di brani gloriosi-anthem della storia del rock più ribelle ed antagonista: Born to be wild (Steppenwolf), Kick out the jams (MC5), We gotta get out of this place (Animals) e Roadhouse blues (Doors). Il periodo in bianco e nero costituisce l'apice artistico della band che deve però difendersi da una serie di attacchi ed accuse di usare iconografie naziste, come per esempio lo strano simbolo, simile ad una svastica. che costituisce il logo dei BOC. In realtà l'uncino e la croce come spiegò al tempo Sandy Pearlman è il simbolo alchemico di una lega di metallo, la più pesante che c'è. Considerato anche il suono distorto delle chitarre della band il termine heavy metal suonava perfettamente e venne rapidamente adottato per descrivere il sound del gruppo.

 

someI BOC non furono di certo i primi nè gli ultimi nella storia del rock a subire certe insinuazioni su ideologie destrorse, casi eclatanti riguardano anche alcune formazioni di Kraut Rock teutonico e due gruppi culto come i maestri del post punk Joy Division e gli australiani Radio Birdman. Proprio quest'ultimi tanto per alimentare certe voci avevano intitolato il loro primo disco "Radios appear" estrapolandolo dalle liriche di  Dominance and Submission da "Secret Treaties". Ma tale argomenti ed illazioni meritano una accurata trattazione separata. La storia dei BOC non extrafinisce qui: la Columbia sa di avere in casa un gran bel gruppo ma quello che manca è il singolo clamoroso, quello che può portare un bel pò di denaro nelle sue casse e quelle della band. E così Donald "Buck Dharma" Roeser non si fa pregare per scrivere (Don't fear) the reaper che sarà il più grande successo della storia del gruppo. Un brano dall'indiscusso fascino ma effettivamente troppo commerciale e distante dalle complesse sonorità dei primi episodi dell'avventura dei BOC.

 

 

ALLEN LANIER, PATTI SMITH, GLI 80, GLI ULTIMI FUOCHI

 

agents(Don't fear) the reaper troverà posto in "Agents of fortune" (1976) disco di platino ma inizio della decadenza della band newyorchese. Da segnalare qui il doppio contributo della poetessa Patti Smith che scrive le liriche, e canta, in The revenge of Vera Gemini e Debbie Denise. Non sono gli unici suoi contributi, già aveva donato Career of evil  su "Secret Treaties", mentre poi la ritroveremo con Fire of unknown origin. La stessa Smith ebbe una breve relazione sentimentale proprio con Allen Lanier, mente pensante della formazione che ricambiò scrivendo per lei le splendide Elegie e Kimberly per il capolavoro  "Horses" (1975), nella cui line-up il tastierista risultava a tutti gli effetti; breve collaborazione, nel successivo disco della Smith, "Radio Ethiopia" già non c'è più. Da qui in avanti i BOC andranno avanti ad alti e bassi, ma sempre rimanendo su livelli di tutto rispetto. Sono degni di menzione delle cose degli anni ottanta "Cultusaurus erectus" (1980) ma soprattutto l'ottimo "Fire of unknown origin" (1981) ed il tardo "Imaginos" (1988) che rappresenta l'ultimo acuto della band.

 

Nel disco del 1981 (che doveva essere il soundtrack del film "Heavy Metal" ndr.) troviamo composizioni superbe come Veteran of Patti e Allenthe psychic wars, forse il pezzo più bello dell'intera carriera dei BOC - ascoltatelo live - songs impeccabili come Burnin  for you, Sole survivor e Joan Crawford  che peccano solo di una produzione poco grintosa ed un tantino ammorbidita. Un disco che è perfetto specchio dell'epoca in cui è stato inciso, ovvero è ricco di arrangiamenti tipicamente anni 80, spesso anche troppo pompati e con una strizzatina d'occhio al rock da FM. Proprio le tastiere maestose di Allen Lanier talvolta sono anche troppo sopra le righe. Un bel disco che inciso magari 10 anni prima e con una diversa produzione sarebbe stato grandioso. Fa strano che dietro la consolle c'era un grande come Martin Birch, noto per lavorare con band di rock pesante come Deep Purple, Black Sabbath ed Iron Maiden.

 

 

LA DECADENZA

 

erectusIl validissimo "Imaginos"  ha invece una storia tutta particolare. E' nato dalla mente del batterista e paroliere Albert Bouchard che, estromesso dalla band nel 1980 aveva proposto questo disco che in pratica era il suo primo da solista, oltre che l'inizio di una trilogia. La Cbs lo aveva inizialmente rifiutato salvo poi ripubblicarlo furbescamente dietro la più rassicurante sigla BOC. Che si era sbagliata di brutto lo testimonia la qualità del disco, con ospiti illustri come Joe Satriani e Robby Krieger, oltre alle solite magnifiche ostriche, ovvero i vecchi compagni di viaggio  Bloom, Lanier, Roeser e Joe Bouchard. I testi immaginifici sono manco a dirlo di Sandy Pearlman che produsse il tutto. Dopo di questo la band decide di farla temporaneamente finita e dovremo aspettare 10 anni per riascoltarli nello scarso “Heaven forbid” (1998) - i due Bouchard intanto se ne fire unknownsono andati - seguito da "Curse of the hidden mirror"(2001) sempre dai modesti risultati.  La storia finisce qui più o meno, almeno quella dei BOC che contano. Allen Lanier aveva abbandonato il gruppo alla fine del 2006 anche per i suoi insorgenti problemi di salute ma a fine 2012 aveva trovato il modo di riunirsi agli antichi compagni per una data flash nella loro New York giusto per promuovere il box set celebrativo della Columbia.

 

La loro storica etichetta di riferimento nella speranza di rinverdire la gloria del gruppo ha fatto uscire il 6 novembre 2012 "The Complete Columbia Albums Collectiön", un monumentale ed imperdibile cofanetto di ben 17 CD comprendente l'intera discografia dei imaginosBOC, e due dischetti intitolati "Radios Appear: Best of the Broadcasts [live]" e "Rarities". A ribadire il legame anche nel terzo millennio con l'entourage di Patti Smith è il suo chitarrista e braccio destro di sempre Lenny Kaye, che firma le liner notes ed il saggio sulla band contenuti nel booklet del cofanetto. Da non lasciarselo sfuggire questo "The Complete Columbia Albums Collection", un consiglio soprattutto per il pubblico più giovane che magari non possiede le edizioni in vinile, non certo introvabili ad ogni buon conto. Il miglior modo per celebrare la memoria di Allen Lanier, perduto fra le stelle alla perenne e costante ricerca della sua ostrica blu.

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"The Complete Columbia Albums Collection" (17 CD)

 

Ricardo Martillos

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