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8 Aprile 2018 , ,

Cecil Taylor L’incessante conquista di nuovi territori espressivi

2018

 cecil-taylor_conquistador                          1929 - 2018 

 

Cecil Taylor ci ha lasciato a New York, nella sua casa di Brooklyn, il 5 Aprile 2018. Con lui se ne va uno dei pilastri fondanti del free jazz, dove sulla luce di una pagina bianca sgocciolano le note e i colori con tutta la loro carica di “rivoluzione” profetica, con Ornette Coleman prima e poi con John Coltrane e Albert Ayler; oltre l’espressionismo, per ricercare altrove ciò che è dentro di noi. Poeta, compositore e pianista, Cecil Percival Taylor (New York, 15/3/1929) inizia presto a cimentarsi con il pianoforte; dopo i primi studi, i suoi interessi guardano alla musica europea (Bartok e Stockhausen, tra gli altri). Nel 1951 Cecil raggiunge la famiglia a Boston e l’anno dopo si iscrive al New England Conservatory dove studia arrangiamento e armonia, sopporta i preconcetti razzisti del professore di composizione e, grazie al sassofonista Andrew McGhee scopre il bebop. Influenzato dal maestro Lennie Tristano si rivolge a Bud Powell, ne assimila la lezione, ma ampliando la conoscenza di altri grandi pianisti, tra i quali Monk, Ellington, Erroll Garner. Nel 1955 forma un quartetto con Steve Lacy (sax soprano), Buell Neidlinger (bass) e Dennis Charles (drums) con cui incide il primo disco "Jazz Advance" (Transition, 1956); la morte del padre lo induce a entrare in analisi (1956-1963).

 

CT the world of CTIl 1957 è un anno capitale per Taylor: ingaggi al Five Spot a New York, un club di tendenza, che richiama frotte di artisti e intellettuali dell’underground; nell’estate partecipa con il suo quartetto al Festival di Newport. Nell’ottobre 1958 incide per la United Artists (Blue Note) "Coltrane Time", con Kenny Dorham (tromba), John Coltrane (sax tenore), Chuck Israels (bass) e Louis Hayes (drums). All’inizio degli anni ’60, pubblica "The World of Cecil Taylor"(Candid, 1960) accanto a Neidlinger e Chambers e al sassofonista Archie Shepp, con il quale partecipa al lavoro teatrale "The Connection", una tra le molte esperienze off-jazz che connoteranno la sua vita artistica.

cecil taylor1961: il compositore canadese Gil Evans è l’artefice del fondamentale "Into The Hot" (Impulse!), un album dove nelle sei esecuzioni la sua orchestra è allargata al Cecil Taylor Quintet/Septet (Ted Curson, tromba; Roswell Rudd, trombone; Jimmy Lyons, sax alto; Shepp, tenore; Henry Grimes, bass: Sunny Murray, drums). Nel 1962 è in Europa: con Lyons e Murray suona al Café Montmartre di Copenhagen e l’anno successivo a New York suona per l’ultima volta con Albert Ayler.

 

Partecipa all’esperienza della Jazz Composer’s Guild del trombettista Bill Dixon (1964); per la Blue Note nel 1966 firma due album, "Unit Structures" e "Conquistador!": nel primo, con Eddie Gale (tromba), Jimmy Lyons, Ken McIntyre (ance), Henry Grimes e Alan Silva (bass), Andrew Cyrille (drums); nel secondo, gli stessi (senza McIntyre) con Bill Dixon (al posto di Gale). Con il suo quartetto (Lyons, Silva e Cyrille) nel 1968 è invitato cecyldalla Jazz Composer’s Orchestra diretta da Michael Mantler; l’anno successivo, Taylor figura nel programma delle "Nuits" della Fondation Maeght (Saint Paul de Vence, Francia) con Sam Rivers al posto di Silva nel quartetto fino al 1973. All’inizio degli anni ’70 la sua musica non è accettata dalle case discografiche: Cecil Taylor ne crea una propria, la Unit Core (di qui la denominazione Cecil Taylor Unit), che pubblicherà soltanto due registrazioni nel 1973, "Mysteries" (in piano solo) e "Spring Of Two Blue J’s", in quartetto con Jimmy Lyons, Sirone (bass) e Cyrille. Da allora divide la sua attività fra i concerti in solo o alla guida della sua Cecil Taylor Unit, della quale faranno parte, oltre al fedele Jimmy Lyons, il trombettista Raphé Malik, il violinista Ramsey Ameen, il sassofonista David Ware, il contrabbassista Sirone, i batteristi Mark Edwards, Ronald Shannon Jackson e Jerome Cooper.  

 

cecil-taylor-3Contemporaneamente insegna all’università del Wisconsin, al College di Antioch (Ohio), al Glassboro State College (New Jersey) e ottiene una borsa di studio dalla Fondazione Guggenheim (1973). Ritrova anche le sue passioni per la danza e il teatro, collabora con ballerini e coreografi, tra cui Diane McIntyre (1977-79) e Mikhail Baryshnikov (1979). Intensi gli incontri di Tayor tra gli anni ’70 e ‘80: con il pianista Friedrich Gulda (1976), Max Roach (1979), con la International All Stars (1984) composta da Enrico Rava, Tomasz Stanko, Frank Wright, John Tchicai, Gunter Hampel, la fagottista Karen Borca, William Parker (cb), Rashied Baker (batt) e André Martinez (perc), l’Art Ensemble of Chicago (1985). Agli strumenti sempre più spesso aggiunge letture di poesie o di testi di sua composizione.

 

Un recital di Cecil Taylor è una performance densa, quasi l’esortazione a salire, a spingere verso l’alto per ritrovarsi pienamente nell’io interiore, in uno spazio tridimensionale. Una voce delirante e disillusa, quella di un poeta che declama brandelli di parole, prima ceciltaylor2di andare al piano, con la tastiera che lui ha definito eighty-eight tuned drums. Le costanti del pianismo di Taylor sono state il movimento in forma di danza, intriso di energia e forza percussiva (che si richiama ad Art Tatum), un flusso sonoro ininterrotto, parossistico e cacofonico, abbracciato da altri strumenti di percussione, attorno e dentro al pianoforte. Cecil non ha disdegnato il rigore e la forma nella ricerca continua di nuove soluzioni, con passi felpati verso la conquista di nuovi territori dell’improvvisazione. Grazie Cecil Taylor, non basta questo Goodbye a disegnare la tua grandezza, la tua arte, la sfumatura di uno stile assoluto.

 

Ascolta e guarda   Cecil Taylor - Live in Jazz 1973  

                                 Cecil Taylor Piano at Ornette Coleman Memorial (2015)  

                                 Master Class: Cecil Taylor - Poetry and Performance

 

Luciano Viotto

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