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23 Dicembre 2014 , , ,

Joe Cocker L’acciaio di Sheffield

2014

joe-cocker-woodstock-birthday-may-20                            1944 - 2014

 

Poco prima dello scoccare del 2015, a 70 anni, in Colorado, è morto Joe Cocker, a causa di un carcinoma polmonare di cui soffriva da tempo. Uno dei più grandi interpreti di 'soul' bianco del '900. Un sopravvissuto a se stesso il nativo di Sheffield (Yorkshire, England), lui e le sue corde vocali d'acciaio - non a caso si intitolò "Sheffield Steel" un album del 1982 - se si pensa ai gravi problemi con l'alcool avuti soprattutto tra i '60 ed i '70 che ne pregiudicarono seriamente vita e voce. Ne uscì - e forse se ne meravigliò lui per primo - diventando nelle decadi successive, una volta smussate le asprezze artistiche giovanili, una sorta di interprete di 'lusso' della musica internazionale, amatissimo dal pubblico, entrando nelle Top Ten americane grazie a successi planetari come You Are So Beautiful, You Can't Leave Your Hat On, Up Where We Belong, Unchain My Heart.

 

joe1Cocker è stato un interprete puro, uno che ha scritto pochissimo di suo pugno (solo nei primissimi album), che ha fondato la sua arte completamente su una superlativa capacità di stigmatizzare con uno sporco e rude carisma interpretativo (mutuato in primis dal maestro di colore Ray Charles) una serie infinita di composizioni dei più grandi autori pop del ventesimo secolo. A cominciare dai Lennon/McCartney della With a Little Help from My Friends immortalata in una storica, scomposta, iper-adrenalinica performance al Festival di Woodstock nell'Agosto del 1969. Lo marchierà a vita, nell'immaginario dei fans e del pubblico internazionale. Nonostante gli alterni problemi con l'alcool e la malattia non smetterà mai di essere attivo, incidendo 23 album in studio di livello mai meno che dignitoso, a volte decisamente buoni: l'ultimo, "Fire It Up", nel 2012. 

 

Mai come nel caso di Joe Cocker però si può affermare che il massimo splendore espressivo ed artistico fu raggiunto nell'arco di tre album ed un biennio a cavallo di due cocker2decadi rock impareggiate: "With a Little Help from My Friends" (1969), "Joe Cocker!" (1969), "Mad Dogs & Englishmen" (1970), crogiuoli straordinari di soul, rhythm&blues, pop, rock ancora oggi vibranti, registrati con una stellare backing band, The Grease Band (Chris Stainton, Henry McCullough, Alan Spenner, Bruce Rowland). Il terzo, anche un film-concerto, fu il risultato di un vulcanico progetto-tour messo su dall'artista americano Leon Russell che coinvolse oltre Cocker e Russell più di 40 musicisti.

 

In queste tre indispensabiliwith incisioni si sprecano le cover magistrali e sanguigne di splendide songs firmate Jagger-Richards (Honky tonk Women), L.Cohen (Bird on a Wire), Bob Dylan (Dear Landlord, Just Like A Woman, I Shall Be Released), Lennon/McCartney (She Came in Through the Bathroom Window), George Harrison (Something), Otis Redding, L.Russell (Delta Lady), Dave Mason (Feelin' Alright), John Sebastian (Darling Be Home Soon), una sorta di joevademecum del miglior songwriting pop internazionale di quegli anni. Oltre ad alcune ottime composizioni di Cocker e Stainton (Marjorine). Memorabile anche la cover dell'hit dei Box Tops The Letter. Se aldilà delle straconosciute You Are So Beautiful, You Can't Leave Your Hat On, Up Where We Belong, Unchain My Heart si vuole recuperare il cuore più autentico e selvaggio dell'arte di Joe Cocker, è a questi tre album leggendari che bisogna attingere.

Pasquale Wally Boffoli

Video

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