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11 Dicembre 2013

Nelson Mandela La rivoluzione della lotta armata e dell’arte


nelson-mandela-in-una-foto-da-giovane                         1918 - 2013

 

Una “rockstar ad honorem” NELSON MANDELA, storico eroe anti-apartheid sudafricano, perché per essere definiti rockstar non ci sono alcool, droga, sesso ed eccessi vari che tengano, occorre solamente uno spiccato senso di anticonformismo, di ribellione nei confronti di un sistema sbagliato e forse nessuno negli ultimi cent’anni ha incarnato meglio questi valori del leader sudafricano. Un sogno: cambiare il destino della sua gente, un unico desiderio difeso con fermezza a denti stretti anche tra le quattro fredde mura della sua cella per ben 27 anni. Questo è il segreto che Madiba ha usato per cambiare il mondo. 

                                                   

L'arte e la musica

 

Ed è proprio in quel lungo periodo passato nel carcere di Pollsmoor che Mandela scopre quanto poteva essere importante l’arte: ammise infatti più di una volta che furono le poesie di autori come Henley ad avere un ruolo fondamentale nel mantenerlo lucido per tutto quel tempo.

 

“Out of the night that covers me, 

Black as the pit from pole to pole,                                                   

I thank whatever gods may be

For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance

I have not winced not cried aloud.

Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

mandelaBeyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.” 

 

(Invictus – William Ernest Henley)  ***

 

Il legame tra Mandela, l’arte e la musica non finisce qui, anzi sono state proprio queste le armi  più importanti per sensibilizzare il mondo alla sua causa, la maniera più rapida per diffondere la propria idea in tutto il globo. Catapultiamoci nella periferia di Londra, sul palco allestito l’11 giugno 1988 allo stadio di Wembley. Gettando un’occhiata al pubblico si nota da subito qualcosa di diverso dal solito, dalle urla e dagli striscioni non echeggia, se non raramente, alcuna frase celebrante il proprio idolo musicale presente allo show, ma piuttosto si possono facilmente adocchiare alcuni striscioni recanti la scritta “Free Mandela”Mandela 70th concert accompagnati da cori urlanti inneggianti la scarcerazione dell’attivista sudafricano. Uno stadio gremito di gente che chiede la liberazione di un leader politico è un avvenimento visto raramente prima, tanto più se l’uomo in questione vive in un altro continente, e soprattutto se questo continente è l’Africa. Dai Simple Minds, che eseguirono in quell’occasione Mandela Day, sino a Santana tutti gli artisti presenti all’evento, che venne trasmesso in diretta mondiale, colsero l’occasione di sfruttare la propria musica come mezzo per sensibilizzare l’attenzione su di un uomo imprigionato ingiustamente e per perorare la causa anti apartheid.

 

It was 25 years they take that man away                             

Now the freedom moves in closer every day

                 

Sono passati  25 anni da quando si sono portati via quell’uomo   

Ora la libertà si avvicina sempre di più ogni giorno

 

(Mandela Day – Simple Minds)

 

 

La lotta armata contro l'apartheid in Sudafrica, la prigione

 

Viene quindi spontaneo domandarsi chi sia e che cosa abbia fatto di così importante quest’uomo a cui fu dedicato il concerto “Nelson Mandela 70th Birthday Tribute”  sul quale gli occhi del mondo furono puntati. Per capire ciò è necessario un briefing sulla storia del Sudafrica.  Nel corso del ventesimo la nazione arcobaleno è stata caratterizzata da unamandela1 politica, l’Apartheid, di segregazione razziale. La minoranza bianca della popolazione, pronipoti di quei coloni anglo-boeri che occuparono la nazione sin dalla metà del 1600, aveva ridotto in uno stato di sottomissione semi servile i nativi, che non godevano in questa maniera di alcun diritto, specialmente di quello di voto e della loro conseguente mancata rappresentazione in parlamento.Proprio per questo motivo i maggiori attivisti, per permettere alla parte nera dei sudafricani di ottenere un riconoscimento di diritti, si riunirono all’interno di un’organizzazione politico-culturale detta ANC (African National Congress), il cui leader era proprio Nelson Mandela. Prendendo velocemente consensi popolari il governo non ci mise molto per concepire il carismatico Nelson come un serio nemico per la stabilità dello stato e come un ottimo combustibile per un probabile focolare di violenza e di “caccia al bianco”. Mandela, che i media ora preferiscono presentare solo come un pacificatore, in realtà in quei giorni fece e guidò la lotta armata, non un pranzo di gala, facendo fuori bianchi razzisti e neri collaborazionisti . Fu per tutti questi motivi che nel 1964 la polizia lo arrestò  e il tribunale, dopo un processo sommario, influenzato da informazioni di dubbia natura fornite dalla CIA, lo imprigionò a Città del Capo.

 

Mandela 1995I versi della canzone dei Simple Minds sopra citati furono profetici, la libertà di Mandela era veramente prossima; costretto da una pressione globale il presidente De Klerk lo rilasciò l’11 febbraio 1990 ponendo così anche la fine dell’illegalità per l’ANC. Per festeggiare la nascita di un Sudafrica libero venne organizzato, nella stessa sede del “Nelson Mandela 70th Birthday Tribute”, un altro concerto fissato per il 16 aprile di quell’anno. Anche qui l’adesione dal panorama musicale fu ampia, con ospiti illustri come Peter Gabriel, già presente al live precedente, e Lou Reed, ma il vero ospite della serata fu proprio Madiba che, accolto da una standing ovation durata quasi dieci minuti, invitò, durante il suo celebre discorso, il pubblico a continuare insieme ad egli la lotta alla segregazione razziale. In seguito alla sua liberazione il mondo dello spettacolo, ed in particolar modo il cinema, continuò il connubio con il neo presidente sudafricano, stavolta però prendendo la direzione della celebrazione.

 

Mandela_BonoLe canzoni e le pellicole

 

Dal 1994, anno del suo insediamento alla presidenza della Repubblica Sudafricana, ad oggi sono molte le canzoni ed i film a lui dedicati che in qualche modo vogliono raccontare attimi di vita di un uomo straordinario del quale non si finirà mai di stupirsi e rimanere conquistati. Ma già i brani scritti a favore di Madiba, dopo il "Nelson Mandela 70th Birthday Tribute”, aumentarono vertiginosamente in un clima di diffuso ottimismo, unificando qualsiasi possibile genere e stile musicale, partendo dal pop di Brenda Frassie con Black President, censurata da tutte le radio, arrivando ai Public Enemy ed alla loro Prophets of Rage. Venendo alle pellicole "La lunga strada per la libertà" - titolo peraltro della sua autobiografia e dell’omonimo film prossimo all’uscita nelle sale (con musica degli U2) - percorsa da Mandela durante la sua lunga vita è stata infatti costellata da una moltitudine di eventi affascinanti, ottimi per essere utilizzati come trama di pellicole cinematografiche. Si può prendere ad esempio il lungo rapporto tra Madiba e la sua guardia carceraria James Gregory raccontato ne “Il colore della libertà”, oppure il rapporto tra il presidente appena eletto, interpretato magistralmente da Morgan Freeman, e gli Springboks, nazionale di Rugby simbolo dell’Apartheid, narrato da Clint Eastwood in “Invictus – L’invincibile” in cui viene mostrato a tutto tondo l’irrefrenabile animo di un uomo spinto dallo spirito di migliorare il mondo.

            

Il perdono libera l'anima e cancella la paura

 

 Mandela_Bono2

Nelson Mandela in Invictus – L’invincibile ***  

 

*“Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.

Nella feroce morsa della circostanza
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.

Oltre questo luogo d'ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino;
Io sono il capitano della mia anima.”

Andrea Ghignone

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