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6 Dicembre 2014 , ,

Ian McLagan Felici, ebbre tastiere mod

2014

ian mclagan                        1945 - 2014  

 

Ai più giovani il nome di Ian McLagan forse non dirà granché. Se negli ultimi decenni ha avuto un ruolo più defilato, è rimasto uno dei più grandi tastieristi che hanno attraversato la storia del rock. Un esempio? Avete presente il piano elettrico che si insinua da subito nel ritmo di Miss You dei Rolling Stones? E' quello di Ian McLagan. La carriera di 'Mac' (questo il nomignolo con cui era affettuosamente chiamato) inizia agli albori del rock-blues inglese, nei primissimi anni 60, anche se la svolta arriva nel 1965, quando viene chiamato a sostituire il primo tastierista degli Small Faces, Jimmy Winston. 

 

Alternandosi all'organo Hammond ed al piano elettrico, contribuisce in misura fondamentale al suono di una delle più grandi (e sottovalutate) band della scena mod britannica. Se i crediti dei loro dischi  rivelano la prevalenza della coppia di autori smallSteve Marriott/Ronnie Lane, l'apporto del tastierista non può essere sottovalutato. Al di là degli episodici braniianmclagansmallfacesprimo firmati in solitario, tra i quali ci piace ricordare quanto meno l'ottima Up The Wodden Hill To Bedfordshire su "Small Faces" del 1967, o grintosi strumentali come Grow Your Own sul primissimo album del 1966 (dove l'organo del nostro, in chiaro stile Booker T & MG's giganteggia in primo piano, benché sia firmata da tutti i componenti del gruppo), lo zampino di Mac emerge anche in pezzi da novanta come Tin Soldier o Afterglow (Of Your Love).

 

Quando Steve Marriott decide di lasciare gli Small Faces per formare gli Humble Pie, gli altri membri del gruppo si ricompattano intorno al talento emergente di Rod Stewart e, reclutato anche Ron Wood alla chitarra, gli Small Faces si trasformano in Faces, facesdando vita ad una delle band più discusse e comunque di successo della prima metà dei 70's (soprattutto come attrazione live), su entrambi i lati dell'oceano. Il carisma dei due nuovi membri relega senza dubbio in secondo piano la figura di Ian McLagan,  la cui tastiera rimane comunque una spezia essenziale nel sound piacevolmente svaccatoianmclagankeith tipico della formazione. Il lento sgretolarsi dei Faces, dovuto più che altro all'ingombrante figura di Rod Stewart (divenuto nel frattempo una star di primissimo piano) e agli impegni sempre più stabili di Ron Wood con i Rolling Stones, non sembrano guastare più di tanto i rapporti tra i componenti della band. Gli anni successivi vedono infatti Mac partecipare sia ai New Barbarians, effimero side-project di Keith Richards e Ron Wood, che alla trascurabile reunion degli Small Faces (due album tra il '77 e il '78). Allo stesso tempo collabora, sia in tour come tastierista aggiunto che come musicista di studio con gli stessi Rolling Stones, nell'album "Some Girls". 

 

Dagli anni 80 in poi la figura di McLagan passa inevitabilmente più in ombra. Come molti musicisti della sua generazione rimane legato a sonorità distanti dalle mode del momento. La carriera solista rimane poco più di uno sfizio. Ormai McLagan si è trasferito troublead Austin, in Texas e pubblica (a partire da "Troublemaker" del '79), con l'aiuto dei soliti vecchi amici e della sua Bump Band, alcuni album che interessano progressivamente sempre meno il pubblico. Nel 1983 lo vediamo a fianco dei massimi esponenti del rock inglese degli anni '60, Jimmy Page, Eric Clapton, Steve Winwood e molti altri, nel concerto tenutosi alla Royal Albert Hall per la raccolta di fondi per la ricerca contro la sclerosi multipla, malattiaboy della quale è affetto l'amico ed ex-Small Faces Ronnie Lane. Negli stessi tempi è da ricordare anche la partecipazione, al fianco di Mick Taylor (non a caso, un altro ex-Stones), alla band che accompagna in un vasto tour mondiale il ritorno sulle scene di Bob Dylan in seguito all'uscita di "Infidels". Tracce di quella tournée, che toccò anche l'Italia, sono presenti nell'invero mediocre disco dal vivo "Real Live". Nel corso degli anni il tastierista partecipa, sempre più sporadicamente, a svariate sessions di  studio per dischi di artisti più o meno stagionati della scena rock (da Jackson Browne a Lucinda Williams, passando per Bruce Springsteen e Joe Cocker).

 

In tempi appena più recenti, il nome di Ian McLagan ricompare come membro effettivo dei Block, la band che accompagna Billy Bragg sia su disco (l'album "England, Half English", del 2002) che dal vivo in più di un tour. L'infarto che lo ha colpito improvvisamente il 3 dicembre, ad Austin, ci priva di un musicista sessantanovenne paradossalmente assai attivo e con svariati progetti in ponte, oltre ad un nuovo album in proprio, uscito nel 2014 united("United States"), tre anni dopo "Never Say Never" (2008). Stava infatti collaborando con una nuova band, The Empty Hearts, comprendente altri navigati personaggi provenienti da famose band americane delle decadi passate. neverUn album omonimo di debutto uscito il 5 Agosto 2014: Wally Palmar (Romantics) voce, harmonica e chitarra, Elliot Easton (Cars) chitarra, Clem Burke (Blondie) alla batteria e Andy Babiuk (Chesterfield Kings) al basso. Un supergruppo insomma all'insegna di mod music e power-pop. Diamo poi conto delle insistenti voci che circolavano circa una prossima reunion dei Faces, che avrebbe dovuto veder coinvolti tutti i componenti orginari, ad eccezion fatta ovviamente di Ronnie Lane e su cui ora è lecito nutrire più di qualche dubbio. Una sinistra coincidenza: la scomparsa di Ian McLagan segue di pochissimi giorni quella di un altro musicista, la cui storia è del pari intrecciata con quella dei Rolling Stones: Bobby Keys.    

 

 

Un ricordo di Ian McLagan: live all'Half Moon, Londra, 6 Agosto 2011

 

half moonDi alcuni concerti, a volte, si conservano ricordi non eccezionali. Poi però succede qualcosa che ti fa cambiare completamente la prospettiva. Fino all'altro giorno il concerto di Ian McLagan cui ho partecipato il 6 agosto 2011, a Londra, era tra questi. Un sabato sera. Ero appena arrivato a Londra e dopo un‘attenta analisi dei concerti migliori a cui potevo assistere IanMcLagan-Pete-Townshendin città, nei giorni a disposizione, sceglievo di puntare più che su un gruppo di giovani, sul 'vecchio' tastierista. Troppo forte era il richiamo, su di me, per passare oltre, esercitato a quella scritta delle pubblicità su internet, che rimandava ai fasti di 'Mac' con gli Small Faces. Il concerto si è svolto all'Half Moon. Una birreria del quartiere di Putney, con annesso stanzone (maleodorante) sul retro, destinato a concerti di gente come (tanto per avere un'idea e andando a memoria sui manifesti che tappezzavano le mura del locale) Ducks Deluxe, Jona Lewie, cover band dei Jam, o Terry Reid, che avrebbe suonato lì un paio di settimane dopo. Era la birreria che faceva per me, non c'era dubbio. Per non rischiare di rimaner fregato dalla presunta puntualità degli inglesi mi presentavo alle otto di sera, come recitava il manifestino. Avevo quindi l'occasione di analizzare la 'fauna' attirata che richiamava quella sera l'ex Small Faces. Lo stanzone dell'Half Moon si riempiva quindi  di un centinaio scarso di persone; un pubblico composto quasi tutto da inglesi, pressoché tutti tra i 50 e i 60 anni, che non davano certo l'idea di appartenere alle classi più agiate e quasi esclusivamente, manco a dirlo, di sesso maschile. 

 

macUn paio d'ore buone dopo l'orario indicato iniziava il set di Ian McLagan. Poco più di un'ora di concerto in cui il navigato musicista inglese, affetto evidentemente da un forte mal di gola, preferiva alternare le canzoni, quasi tutte eseguite voce e tastiera (salvo l'occasionale supporto di un bassista), al racconto di aneddoti dei bei tempi che furono, sorseggiando una bevanda calda. Ricordo bene di aver pensato che di anni ne erano passati, da quando quella mano, nelle foto che ritraevano i Faces (la band macpiù alcoolica della storia del rock!), stringeva frequentemente un boccale di birra! La nostalgia veniva però confinata, più che altro, ai ricordi rievocati tra una canzone e l'altra, mentre la musica, per così dire, guardava meno al passato. La maggior parte dei brani proposti risaliva infatti, come il musicista di volta in volta spiegava nelle introduzioni, agli ultimi e comunque allora neppur recentissimi suoi dischi. Musica senza dubbio old style (per cui potremmo, forse non a torto, usare il termine 'americana'), ma che forse spiazzava un po' il pubblico – me compreso – accorso per sentire All Or Nothing o Itchykoo Park. Ma che a bene vedere non doveva stupire, pensando come lui stesso faceva notare, che al tempo solo la prima metà della propria vita il musicista l'aveva trascorsa in Inghilterra, mentre l'altra metà e comunque quella più recente, l'aveva vissuta ad Austin, Texas, dove appunto s'era trasferito. 

 

Non mancavano certo le richieste, provenienti dal pubblico presente, dei vecchi classici. Rammento in particolare un ragazzone sulla trentina, non londinese, snocciolare a voce sempre più alta dei titoli di brani del repertorio degli Small Faces. Il buon vecchio Mac si vedeva così costretto, più di una volta, ad interrompere le macproprie introduzioni, sempre con il sorriso sulle labbra, come a pregare quel fan così pressante a non insistere così. Tra i molti brani sconosciuti ai più, venivano accolte con entusiasmo lelaganautografo poche concessioni al vecchio (Cindy Incidentally dei Faces, di cui era co-autore) e vecchissimo repertorio (Get Yourself Together degli Small Faces). Impossibile non ricordare, ora, la sincera luce di commozione che illuminava gli occhi del tastierista, ogni qualvolta veniva ricordato il nome dell'amico Ronnie Lane, a suo fianco sia negli Small Faces che nei Faces e scomparso per sclerosi multipla nel 1997. Va detto che nei suoi racconti sul palco, nessuno dei nomi degli altri compari veniva citato, neppure quello di Steve Marriott, ex-compagno degli Small Faces e che Mac non incrociava professionalmente dal '78 (anno in cui veniva messa la parola fine anche alla seconda e trascurabile seconda fase della storia della band), a sua volta deceduto a causa di un incendio già nel 1991. Non pervenuti neppure Rod Stewart e Ron Wood. 

 

Durante le introduzioni ai pezzi il vecchio Ian non dimenticava di tentare ricordarci che al banchino in fondo al locale sarebbero stati in vendita i suoi ultimi cd, nonché la sua autobiografia, anche questa per la verità non freschissima di stampa: "All The Rage",RockandRollHallofFame2012InductionCeremony  risalente al 1998. Alla fine del concerto la quasi totalità degli intervenuti si assembrava innanzi a quel tavolino, nella speranza di poter scambiare due parole con il protagonista, di scambiare delle foto insieme, di farsi autografare cimeli discografici. McLaganlagan non deludeva le richieste dei fans, elargendo sorrisi e strette di mano per tutti. A me ha autografato il cd di "First Step" dei Faces. Gesti semplici che sicuramente avrà ripetuto migliaia di volte, che però oggi trovo pieni di significati. Da quando ho saputo che Mac è venuto a mancare, più volte sono corso su you tube alla ricerca di filmati risalenti a quel concerto. E scopro che Mac suonò sia il giorno prima che il successivo all'Half Moon (locale dove evidentemente era di casa e dove ha suonato anche all'inizio di quest'anno); che se proprio volevo sentire anche Debris, dovevo andare il venerdì sera, piuttosto che il sabato. Dettagli. Anche quei brani countreggianti, che quella sera di tre anni fa mi lasciarono un po' freddino, ora assumono tutto un altro sapore. Un sapore amaro. Mi piace pensare Mac che almeno l'avrai reincontrato lassù il tuo vecchio amico Ronnie Lane.  Avranno già pianificato delle jam sessions insieme? Macché, prima due belle pinte di birra fresche. Alla spina. C'è da giurarci.    

 

Ian McLagan Live at The Half Moon, London 2011-Facebook 

 

Guarda ed ascolta Ian Mc & The Bump Band, Live 5 Agosto 2011, Half Moon, Putney, LondraGlad and Sorry I'm Hot, You're Cool 

 

Filippo Tagliaferri

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