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8 Dicembre 2013 ,

Martin Sharp COVER ART, CONTESTAZIONE E PSICHEDELIA


martrinsharpspaceman                             (1942-2013)

 

Un’altra vita coraggiosa e avventurosa quella di Martin Sharp come si addice a un vero artista psichedelico. Come molti altri cover artists il pittore e disegnatore australiano non si è mai limitato alla creazione di copertine di dischi, anzi, quell’attività è stata solo una piccola parte della sua debordante creatività. Nato nel 1942 nel Nuovo Galles del Sud, in Australia, Sharp favorisce la sua inclinazione artistica iscrivendosi a varie scuole d’arte private seguito da insegnanti prestigiosi per poi approdare a un tentativo di laurea in architettura. Sono gli anni in cui comincia a disegnare vignette, a fondare giornalini d’arte più o meno scolastici, collaborando con artisti di fama più conosciuti di lui. Il primo salto di qualità avviene nel 1963 quando entra tra i collaboratori della rivista underground Oz della quale sarà direttore responsabile fino al 1965. E la rivista Oz è un pugno nello stomaco per le istituzioni consolidate; la sua irriverenza, la satira feroce, lo schierarsi contro la guerra del Vietnam, la portano all’indice dei benpensanti.Sharp Fotografie, disegni, poesie, che si occupano di problemi locali e nazionali disturbano alquanto le menti più reazionarie finché arriva la prima accusa con conseguente processo per oscenità. E se Martin Sharp e i suoi collaboratori quella volta se la cavano con poco, non succederà la seconda volta essendo reiterato il reato.

 

Il carcere si apre per i redattori di Oz che benché poi assolti in appello accusano il colpo mettendo fine a quella avventura giornalistica. Martin Sharp si consola realizzando la sua prima mostra d’arte che riscuote un buon successo e partecipando con i suoi disegni a un libro sui cartoni animati ma non è quello il fine dei suoi intenti. Sono gli anni della Swinging London e il richiamo eccitante della capitale inglese è irresistibile. Ciò nonostante Martin Sharp per arrivare a Londra fa il sharpozgiro più lungo: insieme a Richard Neville amico, sodale e co-fondatore del defunto Oz parte per un viaggio via terra e mare verso l’Asia con tappa a Katmandu città sognata dagli Hippies nei quali Sharp si riconosce negli ideali di pacifismo, rifiuto della società dei consumi e delle tradizioni consolidate, nonchè nell’assunzione di sostanze psicotrope. E la storia londinese di Sharp, dove Oz risorge ancor più controculturalmente  eccessivo della sua versione australiana con Sharp ormai assoluto responsabile e funambolico direttore che lo conduce a fama internazionale, si ammanta di aneddotica che sfiora la leggenda: siamo nel 1966 e il nostro vulcanico artista frequenta lo Speakeasy locale dove si ritrovano le menti migliori della generazione rock dell’epoca. Una sera viene invitato a un tavolo tra persone sconosciute; si parla di musica, di arte, di letteratura, e Sharp, in preda ai fumi dell’alcool e forse altro, recita a memoria una sua poesia che piace particolarmente a uno dei presenti che gli chiede di scrivergliela poiché sta cercando un testo per una sua canzone.

 

Martin Sharp la verga sul tovagliolo di carta e la consegna senza sapere ancora che quella poesia diventerà Tales of brave Ulysses una delle canzoni più note del Cream e che l’autore della musica, Eric Clapton, è il ragazzo sconosciuto a cui l’ha consegnata quella sera. Da quel momento, per lui pittore e artista grafico, diventare il creatore della sharpdisraeli gearscopertina di “Disraeli Gears”, album dei Cream che contiene anche il suo testo il passo è breve. Utilizzando una tecnica particolare che comprende una foto dei Cream del fotografo Bob Whitaker voluta appositamente da Sharp, alcuni elementi di incisioni vittoriane disegnati in bianco e nero per poi essere stravolti psichedelicamente dall’uso di vernici fluorescenti cercando di catturare il calore intrinseco dei brani dei Cream, quella cover diviene uno dei simboli più alti e più famosi della psichedelica visiva in martinsharpwheels-osfrontcomunione con la musica. Dopo quel capolavoro assoluto non saranno molte altre le copertine di disco realizzate da Martin Sharp; i Cream lo rivogliono per il doppio “Wheels of fire” , un memore Ginger Baker, dopo lo scioglimento, gli affida graficamente i suoi Airforce, poi arrivano i Mighty Baby e qualche altro gruppo minore.

 

Ma la strabiliante carriera psichedelica di Martin Sharp non si ferma qui: realizza posters e manifesti per Bob Dylan, Donovan, Jimi Hendrix. Disegna il famoso manifesto Legalize Pot, per la campagna di legalizzazione della marijuana. La sua attività è incessante: sue sono le “riletture” psichedeliche di Magritte, Van Gogh, Matisse, opere ambite ancora oggi dai collezionisti di ogni parte del mondo, pubblica libri, partecipa a mostre, si muove continuamente tra Londra e l’Australia, diventa addirittura il direttore artistico del Luna-Park di Sidney, il parco dei divertimenti più psichedelico del mondo grazie alle sue architetture e ai suoi dipinti. Porta a conoscenza del mondo artistico la vicenda di Eternity, la parola sharpeternityche un reduce militare divenuto un barbone senza fissa dimora scrive incessantemente sui muri di Sidney e che Sharp, omaggiandolo, fa sua riproponendola a livello artistico rendendo famoso quel termine e il suo primigenio autore. Dopo settantuno anni, di cui la maggior parte spesi creando e realizzando opere di immaginifica bellezza e di psichedelico fulgore, Martin Sharp ha lasciato questo mondo proprio pochi giorni fa in Sidney, il 4 dicembre, aveva 71 anni. Lascia un’eredità artistica strabiliante e fantastica, e un vuoto creativo che sarà difficile colmare.

 

Maurizio Pupi Bracali

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