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16 Agosto 2014

Robin Williams CALORE E TORMENTI DI UN’ANIMA

2014

 Robin-williams-2                       1951 - 2014

 

Robin Williams se ne è andato, e con lui quello sguardo triste e quel sorriso malinconico incastonati in un volto da vecchio marinaio irlandese. Uno sguardo, un sorriso e un volto che hanno fatto ridere e commuovere e pensare platee immense, ma che non riuscivano a celare il profondo vuoto di un anima complessa e tormentata. Ma c'è sembre stato molto di Robin Williams uomo nei personaggi interpretati dal Robin Williams attore. Chi era in fondo il Mork che tanto ci divertiva se non un alieno perso in un mondo che non lo capiva e che lui non capiva. Chi era il D.J. iperadrenalinico di "Good Morning Vietnam" se non un giovane soldato perso nell'inferno di una guerra assurda e che aveva il surreale compito di divertire ragazzi come lui che andavano a morire. Il mondo lo ricorderà come l'idealista professor Keating di "Dead Poets Society (L'Attimo Fuggente)" del grande Peter Weir. O come il padre geniale di "Mrs. Doubtfire". Ma il giovane attore che condivise le ultime ore dell'amico John Belushi non è mai riuscito a crescere del tutto e a cancellare il dolore per qualcosa che, nella sua mente, avrebbe potuto fare per salvarlo se solo fosse stato presente.

 

Robin-Williams-2010-20_167_LDopo la morte di Belushi Robin decise di dare un taglio netto alla sua vita estrema pregna di alcool, cocaina, quaalude e quant'altro, ma i fantasmi che affollavano la sua mente non lo abbandonarono mai. E anche il desiderio, la necessità di difendersi puntualmente si ripresentarono. Le dissonanze del suo immenso talento e della sua oscura disperazione esistenziale sono presenti in ogni attimo della sua vita pubblica e privata. Pensiamo a "Risvegli". Un medico tenta di riportare alla realtà pazienti ammalati di encefalite letargica grazie all'aiuto della Levo Dopa. Per un pò funziona, ma poi loro ricadono nel limbo insondabile della catalessi. Pensiamo a "Patch Adams". La risata, l'abiura del dolore somministrate come farmaco da un medico che si rende clown. Oppure pensiamo all'incredibilmente sottovalutato "L'uomo bicentenario". Un automa "diverso" che vaga anni alla ricerca dell'umanità che sente viva in lui e che alla fine gli viene riconosciuta un attimo dopo la sua morte. Morte da lui voluta per condividere con la sua compagna umana anche l'estremo momento di un esistenza non artificiale.

 

Robin ha sempre detto che l'alcool e la droga erano il suo inferno personale, ma che gli servivano per fuggire da quell'inferno ancora peggiore che era la sua vita interiore. Pensiamo anche a "La leggenda del re pescatore" di quel genio visionario che è robin-williams-will-hunting-638x425Terry Gilliam: la follia e la cosiddetta normalità a combattersi sul baratro blasfemo di un'ipocrita normalità.  Mentre noi ridevamo lui moriva, ogni giorno. E non è certo un caso che due delle sue migliori interpretazioni, da lui fortemente volute, siano contenute in pellicole meravigliose e cupe come "Insomnia" o "One hour photo". Robin Williams ha combattuto contro i suoi demoni per tutta la vita e ci ha donato gioia, umanità e dolore perchè anche lui, come tutti noi, aveva bisogno di questo: gioia, dolore, umanità, una vita normale, difficile da raggiungere per chiunque, figuriamoci per un genio. Un genio buono, colto e sensibile... troppo sensibile per sopravvivere in un mondo mediocre e laido come il nostro. Grazie di tutto Rob…

 

Maurizio Galasso

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