Fermoposta → inviati dalle band
Migliora leggibilitàStampa
24 Dicembre 2012

Chairs THE DROWNING OF AN INSECT WING

2012 - Autoproduzione

CHAIRSIl termine Lo-Fi viene normalmente fatto risalire agli anni 90', periodo che vide la nascita di splendide formazioni underground, poi riemerse a relativa celebrità ed oggetto di culto. Sto parlando di Pavement, Sebadoh e Guided by Voices ma pure un  prime mover come Daniel Johnston già negli anni ottanta  aveva capito che pure con pochi mezzi a disposizione si possono confezionare splendidi lavori. Ad essere pignoli e tornare all'età della pietra, ci sarebbero tutte quelle oscure bands del sottobosco musicale inglese, tutte quelle mega rarità e stampe private dei primi seventies a nome Forever Amber, Mirkwood, Ithaca e Motiffe, sono a decine se non a centinaia. Dietro al  nome Chairs, non molto originale a dire il vero visto che almeno altri 3 gruppi si chiamano così, si nasconde il talentuoso canadese Ian Jarvis che ha registrato il  secondo album "The drowning of a insect wing" in quel di Montréal nel suo home studio.

 

Prima di questo anche "Anthemis" registrato due anni prima e passato nel completo silenzio di tutti. Si trattava di un esordio acerbo e non certo trascendentale: raramente le canzoni regalavano qualcosa da ricordare, solo qualche innocente canzone, niente  più che un decente demotape. E' quindi davvero sorprendente la metamorfosi compositiva che viene rivelata dall'ascolto di questo secondo album, piccolo gioiello lo-fi di un 2012 non certo avaro di belle sorprese. Che dire di un opener favoloso come Indestructible machine,  Ian qui è splendido,  la sua voce sembra uscire da una vecchia radio del tempo che fu, gran bell'inizio. A ruota un’ altra delizia come la freak ballad di Three in the Morning/Breathe Underwater dimostra la grande versatilità dell'uomo di Montréal, con reminiscenze e sapori del folk underground inglese in cui il pezzo pesca a piene mani.

 

Ballate quasi lunari  come Future od il fingerpicking di Intangibles sembrano per un attimo fermare il tempo mentre Heart suona come i Beatles senza la Emi alle spalle. Wooden fish è la triste ballatona finale che chiude un dischetto davvero niente male. Ian Jarvis oltre al suo progetto personale,  come tutti i super prolifici compositori degli ultimi anni quali Steven Wilson, Wayne Coyne e Bob Pollard ha le mani in pasta anche nei lavori dei  Ghostkeeper, interessante band prog-folk nella quale adesso è membro stabile, degli You e di Jay  Crocker, tutti gravitanti nell'emisfero musicale canadese. Da notare poi che lo stesso Jarvis per non farsi mancare nulla ha suonato tutti gli strumenti che si ascoltano nel disco, con sporadiche eccezioni, motivo in più per apprezzare un lavoro sorprendente e fascinoso, davvero fuori dal tempo.

 

Ricardo Martillos

Audio

Inizio pagina