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9 Giugno 2022 ,

Horus Black Spinning Rainbow

2022 - Autoproduzione

Un EP con soli cinque brevi brani è la seconda pubblicazione di Horus Black, giovanissimo, ma artisticamente già maturo, cantautore genovese, al secolo Riccardo Sechi, dopo la prima produzione del 2018 intitolata “Simply Horus Black”. Se in quel primo lavoro il cantante dalla bellissima voce suadente si dedicava come ispirazione al rock’n’roll degli anni ’50, in questo nuovissimo “Spinning Rainbow” si sposta in avanti di un decennio traendo gli auspici da certe cose che circolavano negli anni ’60 del secolo scorso. Ecco così che la title-track guidata da un delizioso pianoforte liquido imbevuto di swing e con fiati in sottofondo ricorda qualcosa del primo Van Morrison, se non addirittura di Rufus Wainwright, sfiorando trame da musical a fronte della lenta ballad Kill You With Kisses per sola voce e chitarra semiacustica arpeggiata, molto più intimistica e di grande suggestione. Un altro Morrison, ma non più Van, lo ritroviamo nell’apertamente doorsiana Beatrice, che nonostante il titolo è cantata in inglese come gli altri brani e che si dipana sulle punteggiature di un sax soprano (o clarinetto) orientaleggiante. A smentire, in parte, le influenze sessantine è invece The Monster dove oltre spunti pseudo-glam che ricordano i vecchi Cockney Rebel ci pare di ascoltare echi della new wave degli anni ’80 sempre piuttosto luccicosa (Soft Cell, Visage, Adam Ant…), mentre in chiusura su Mirror On The Wall si allunga ancora l’ombra dei Doors che traspare non poco nella piacevole marcetta da cabaret tedesco che ricorda alquanto l’Alabama Song di Weill e Brecht sul primo album di Morrison e soci. In conclusione un prodotto fresco e gradevole senza particolari innovazioni ma che si lascia ascoltare con piacere.

Voto: 6.5/10
Maurizio Pupi Bracali

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