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10 Gennaio 2019 ,

Lou Seriol OCCITAN

2018

a2306437807_16La musica occitana è poco conosciuta come genere, eppure molto diffusa come ascolto: dalla Francia meridionale si è lentamente espansa in tutto il mondo così come in altri generi, contenendoli e declinandoli allo stesso momento. Gli esponenti di lusso sono i Lou Seriol, in attività dal 2000, che così come il loro genere d’adozione hanno riscoperto fedelmente le loro origini musicali all’inizio per poi amalgamare l’occitana con la patchanka, lo ska-punk e il reggae. Il loro quinto lavoro, dal titolo “Occitan”, come al solito prosegue il loro percorso personalissimo contaminato e maturato attraverso diverse esperienze artistiche e suggestioni. L’organetto di Edoardo Degiovanni sembra prendere il sopravvento (com’è giusto che sia, da tradizione) mentre le chitarre e la batteria, contrappuntati dal basso, sorreggono un’impalcatura dal respiro attuale ed internazionale, che sfrutta le sue radici folk per sgretolare poi ogni tipo di confine o paletto.

Ne è la prova il brano di chiusura, Anarchio en Occitania, sorta di rivisitazione-remake-reboot musicale di Anarchy in The UK: sembra infatti che l’unico punto comune del loro louseriol_band_home_2018ultimo progetto sia la lingua occitana, mentre l’album procede con le partiture come di un’orchestra che esegue una musica di grande effetto, fisicamente coinvolgente. Un mondo musicale vasto e felice, con una scrittura corposa ma mai pesante, grazie all’essenza del folk (un’identità sempre rispettata attraverso una specie di etica artistica e genetica) e alla estrema duttilità degli strumenti, degli ospiti e dei loro strumenti che suonano con i Lou Seriol. Crepuscolare e colorato come una bella festa di paese. 

 

GianLorenzo Franzì

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