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6 Aprile 2015 , ,

Bettie Blue YUMA

2015 - Autoproduzione

Bettie Blue YUMA

A due anni esatti da “Stoneselvatique”, EP d'esordio realizzato tra le mura di casa con un Teac 8 piste a bobina e un mixer analogico anni settanta, il duo torinese Bettie Blue pubblica il suo primo LP “Yuma” registrato agli Hot Studios Records di Londra sotto la produzione artistica attenta di Omid Jazi, meglio conosciuto come il quarto Verdena. Attivi dal 2011 e con una discreta attività concertistica alle loro spalle, la coppia formata dalla batterista Bettie e il vocalist-chitarrista Blue è riuscita ben presto a farsi conoscere ed apprezzare nel circuito alternativo grazie ad una proposta musicale che svaria tra atmosfere rock-blues e lente ritmiche dalle tinte stoner.  Prendendo ispirazione dal conflitto psicologico tra il fuorilegge Ben Wade ed il suo controllore Dan Evans narrato in uno dei classici del cinema western “Quel treno per Yuma”, diretto da Delmer Daves nel 1957, i Bettie Blue raccontano della loro dualità, di una batteria e una chitarra, dell'essere uomo e donna all'interno di un sodalizio musicale caratterizzato da dialogo e complicità, ma anche inevitabili contrasti.

 

Una sorta di Wade ed Evans, appunto.“Yuma” condensa in otto tracce mezz'ora di vibrazioni rock, alternando composizioni in lingua italiana ad altre in lingua inglese; si passa così dall'incalzante introduzione di Un processo attento, alle trame R'n'R di Il mio Bettie-Blue-2personale mostro di Lochness, traccia in cui il coro di Bettie sorregge le ruvide divagazioni della chitarra. La persistenza della memoria si muove in un incedere regolare e minimale anticipando la ritmata Mambo Surf, episodio in lingua inglese e tra i più convincenti dell'opera. Le corde distorte di Blue scuotono le trame dilatate di No doubts ed in Opera tua un riff elettrico avanza in mezzo ad ordinati battiti, richiamando al motivo conduttore del disco relativo alla controversia tra i due strumenti in gioco. Sono visceralmente tribali le percussioni in Everything but you singolo apripista dell'album in cui fa la sua comparsa il musicista Johnny Fishborn, mentre l'epilogo viene affidato alla title track, trama in cui sono le incursioni della sei corde che si modellano nelle ritmiche dettate da piatti e tamburi.“Yuma” si rivela un'apprezzabile opera prima, ispirata nella concezione ed istintiva nell'esecuzione, dalla quale emergono le meritevoli doti artistiche di un duo decisamente da tenere sott'occhio. Un ascolto consigliato, magari prima che transiti il treno per Yuma delle 3 e 10.


Alessandro Freschi

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