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17 Dicembre 2015 ,

Soviet Ladies SOVIET LADIES

20 novembre 2015 - Dischi Soviet Studio-Audioglobe

Soviet Ladies SOVIET LADIESL'immaginifico scatto di Antonio Campanella che campeggia sulla copertina dell'omonimo album di esordio dei Soviet Ladies riassume alla perfezione il mood che permea le dieci canzoni che potrebbero fare da colonna sonora ad un film immaginario sulla solitudine metropolitana e su un senso di straniamento quasi adolescenziale tipico di chi non ha vissuto abbastanza. Nel progetto artistico della band di Gastone Mario Penzo, Matteo Marenduzzo e Luca Andretta c'è una propensione ad immergersi nelle nebbie dense della new wave, del post punk e del dark di derivazione The Cure per poi disegnare lo spettrogramma sonoro di uno spleen postmoderno amplificato da sporadiche dilatazioni post rock. L'album è stato registrato presso i Soviet Studio di Cittadella, gestiti dalla band, missato da Matt Bordin dei Mojomatics (Squadra Omega) presso gli studi Outside – Inside Studio di Montebelluna e masterizzato in California da Ronan Chris Murphy (Tony Levin, Pat Mastelotto, Steve Morse).

 

L'apertura è affidata ai ritmi metronomici di Disco Pistols che potrebbe appartenere agli Arcade Fire, così come l'accorata Tropicana, mentre Graveyards è a metà tra la malinconia dei Giardini di Mirò ed i suoni di “Turn on the Bright Lights” degli Interpol, con la chitarra di Matteo Marenduzzo che ha lo stesso mood di Daniel Kessler, così come in Technical Life. Se le pulsazioni del basso in Cyberia ci dicono che siamo nelle stanze buie di “Unknown Pleasure” dei Joy Division, con lo strumentale Transitaliana la band rasenta territori cinematici dell'anima con echi di Mogwai tra le righe a dare voce al disagio di essere dalla parte sbagliata del mondo. Da segnalare la conclusiva Animal Balls con il suo intreccio di chitarra e basso che lasciano il sapore dolce della migliore new wave. Con questo primo album omonimo i Soviet Ladies licenziano un lavoro che parte da lontano e che si nutre di quei languori percepiti da una intera generazione che si è sentita abbandonata nel mezzo di un mondo governato da regole insensate, rifugiandosi in un personale microcosmo emotivo. A tutto questo apparato di immaginazione i Nostri aggiungono una notazione storica e politica che nasce da suggestioni legate alla rivoluzione d'ottobre, come a confermare che il progetto denominato Soviet Ladies sia qualcosa che va oltre il mero prodotto musicale, sviluppandosi da un'idea ancora attuale della vita.

Giuseppe Rapisarda

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