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5 Gennaio 2013 ,

Sir Rick Bowman SHADES OF THE QUEUE

2012 - Autoproduzione

shadesTirate fuori dal vostro scaffale la vostra copia polverosa di "A splash of colours", comprata 30 anni fa e per un attimo cercate di rivivere quei magici suoni della neo-psichedelia inglese degli ottanta. Il suono di gruppi come i Mood Six, gli High Tide, non quelli di Hill/House, gli stessi Barracudas risuonano nelle note di questo esordio di Sir Rick Bowman. Il nome può trarre facilmente in inganno chiunque, la musica pure, ma se vi dico che il tutto è opera del bravo Riccardo Caliandro, da Prato, forse rimarrete sorpresi. Un inizio in solitario per lui, voce e chitarra fino all'incontro con altri musicisti veri, come Riccardo stesso sottolinea. Varie partecipazioni tra cui l'immancabile Rock Contest, qualche ep all'attivo fino al debutto con questo "Shades of the queue". Il disco si presenta con uno splendido artwork, in vinile sarebbe una chicca con una bella copertina gatefold ma accontentiamoci del cd, di squisita fattura lo stesso.

 

Testi inclusi nel libretto che l'accompagna, per chi mastica bene l'inglese un motivo in più per apprezzare il disco.  Con Riccardo, chitarra e voce solista ci sono adesso Andrea Fattori, chitarra, Francesco Battaglia, basso, Giacomo Di Filippo tastiere e Simone Di Blasio alla batteria. Un’ autoproduzione in tutto e per tutto, destino comune a gran parte dei suoi colleghi ed una produzione che a tratti fa suonare il disco come fosse inciso nella terra d'Albione, un bel po' d'anni fa. Lo stile vocale di Riccardo ricorda molto da vicino Liam Gallagher, quell'intonazione vocale presente nei primi lavori degli Oasis, un cantato in puro britpop style ma pure debitore di tutti quei gruppi oscuri sia dei vecchi “Rubbles” che della rinascita psych, come il nostro “Eighties Colours”. Rispetto a quest’ultima compilation ha per fortuna un missaggio di buona qualità e gli undici brani, per 48 minuti di musica, scorrono via che è un piacere. Sir Rick compone delle piacevoli ballate elettriche, alcune entrano in testa dopo pochi ascolti, altre sono più riflessive e le chitarre rallentano un poco.

 

Ascolti Over borders ground, il pezzo migliore della raccolta, che ha un refrain davvero irresistibile, ti viene da pensare che se Riccardo avesse alle spalle un’etichetta  decente potrebbe fare di questa canzone un hit single clamoroso. Sembra proprio uscita da un “Definitely maybe/(What's the story morning glory)”, e chissà se è casuale il passaggio che dice "No cigarettes, no alcohol" come un celebre brano dei litigiosi fratellini Gallagher. Non disprezzabile neppure il falsetto di Bloody mary, mentre Street where i belong è  tra le cose migliori del disco. Quando i ritmi calano un po' ci ritroviamo fra le mani belle ballate psych folk, Tied down e la fascinosa Watch those feet folks, dai sapori gustosi, vi dice niente un minor classic come Plastic flowers dei Mood Six ? Sulla stessa falsariga Dear Mr.Time, britannica fin dal titolo, che sembra sortita fuori da quei rarissimi 45gg dei sixties, e bizzarro il finale elettronico di Ghostche pare indicare una possibile svolta per il suono futuro di Bowman. Un disco dal sapore retrò, per me non è certo un difetto, che costituisce una lieta sorpresa in un’epoca in cui comunque essere originali è davvero impresa ardua. 

 

Ricardo Martillos

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