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14 Ottobre 2013

Polarbeers POLARBEERS

2013 - Autoproduzione

polar beersIl disco omonimo dei milanesi Polarbeers è uno dei più singolari esordi italiani ascoltati quest'anno. Dopo il loro biglietto da visita “Tetris” del 2011, che includeva quattro promettenti tracce, si lanciano in un'ambiziosa prova “rock” composta da ben 18 brani per la durata complessiva di 72 minuti. Una vigorosa prova sostenuta senza esitazione in cui i canoni del miglior rock radiofonico di tutti i tempi sono tutti distillati in una sequenza di brani di notevole fattura. Il suono è avvolgente e incredibilmente maturo. L'universo è puramente rock'n'roll nel senso più moderno e ampio del termine. La prima e più pertinente associazione plausibile è quella del rock alla Foo Fighters filtrato attraverso un'eredità musicale di stampo classico. Questo arazzo musicale dei  Polarbeers va dal post-rock allo stoner, dall'hard rock al punk, dal blues-rock al grunge. Le influenze presenti  sono le più disparate e si ritrovano anche tracce del migliore mainstream rock degli ultimi vent'anni. Insomma molta la carne al fuoco che rende però quest'operazione altamente rischiosa. La sfilza di ottime canzoni, arrangiate in modo impeccabile, mettono quindi in pericolo l'identità stessa della band. Una personalità qui non ben chiara a causa dell'ampiezza dei margini entro il quali il power trio milanese si muove. La loro evoluzione stilistica e musicale è ben documentata attraverso l'ordine cronologico delle diciotto tracce, rendendolo una sorta di best of di una, senza dubbi, promettente band. Insomma un documento musicale che esprime energicamente le loro potenzialità, dirompente per alcuni versi, ma privo di una connotazione che li renda unici. Il disco, registrato nel 2012 alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani, e poi presentato lo scorso giugno al Rocket di Milano, è quindi un'opera pericolosamente velleitaria che, in ogni caso, non delude le aspettative di chi cerca ottimi esempi di rock made in Italy.

 

Anthony Ettorre

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