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31 Marzo 2013 ,

Drama Emperor PATERNOSTER IN BETRIEB

2013 - Seahorse Recordings

drama-emperor-paternoster-in-betrieb-seahorse-recordingsAnticipato dall’uscita, tre anni fa, dell’omonimo Ep, vede la luce per i tipi della Seahorse il primo album dei marchigiani Drama Emperor, “Paternoster In Betrieb”. Ospiti di tutto riguardo (GianMaria Annovi, alla voce, Stefano Zoppi, al sax, Saele Valese, agli archi; oltre alla collaborazione con il produttore Martin Bisi, già con Sonic Youth, Swans e John Zorn) affiancano Michele Caserta, Cristiano Ballarini e Simone Levantesi. Un lavoro che si snoda in otto tracce per complessivi ventisette minuti, improntato a un riuscito connubio tra electro-wave e synth-punk, per illustrare qualche coordinata sonora entro cui si muove il sodalizio marchigiano. Sonorità accattivanti. A partire dall’iniziale e sostenuta Other Side, uno degli episodi più prettamente rock dell’album, e continuando con Teknicolor, dove la tramatura elettronica si fa più evidente nell’intrecciarsi con suoni di pregnante derivazione post punk, dando vita a staffilate di caustico Sheffield sound assai interessanti.

 

In Sing Sing Sing, il cantato in italiano - altrove è l’inglese e talora la lingua teutonica a prevalere - si fa urticante e rabbioso, mentre in Aber il disegno electro prorompe  in vivide architetture berlinesi, kraut-oriented. In Phrase Loop  la cupezza violacea del tocco elettronico, frammisto al tessuto vocale in tedesco, da tardo crepuscolo sonico, assume i contorni di un dirupamento nell’ombra più inquietante, ai limiti della configurazione claustrofobica. Dead Of Technology ci riporta in ambito wave, atmosfere à la John Foxx trapuntano l’impianto del brano, mentre Riversami, oltre alla riproposizione dei consueti moduli espressivi, innalza di un gradino ulteriore il contenuto distorsivo del suono che a tratti diviene ustorio. Chiude, quasi con un sommesso sospiro di morbida ma deviante elettronica “da camera”, e con un inserto assai opportuno di sax, nel finale,  l’intensa Second Floor. In definitiva, un buon esordio della band marchigiana. Suoni maturi e consapevoli, buona preparazione strumentale, con, certo perfettibile, un impianto vocale non del tutto consolidato e a tratti incerto nell’amalgamarsi al contesto degli strumenti. Ne sentiremo parlare ancora, la base è ottima.

 

 

Rocco Sapuppo

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