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11 Giugno 2015 ,

Dust ON THE GO.

2015 - Sherpa Records

Dust ON THE GOEra il 2012 quando un EP molto curato nella produzione e molto raffinato nella ricerca delle atmosfere arrivava a farsi largo nell’affollato e raffazzonato mondo musicale italiano. Quel debutto prendeva il nome di “Kind” e rappresentava il notevole biglietto da visita dei milanesi Dust. Biglietto da visita che era stato immediatamente selezionato e conservato dagli addetti ai lavori e dai dilettanti del cicaleccio informato; messo via e magari tirato fuori al momento giusto per rammentare promesse non mantenute, maturità non guadagnate e una buona dose di livore organizzato. E invece nel 2015 arriva questo gioiellino musicale dal titolo “On The Go” che rintuzza ogni macabra speranza di poter decretare l’ennesima occorrenza di una promessa non mantenuta. I Dust con “On The Go” non solo si dimostrano di parola ma rilanciano sul piano della complessità compositiva riuscendo nella impresa titanica di dare a Milano un’aria sconsolata da Birmingham. Le atmosfere infatti si fanno più asciutte, quasi stagnanti, e ai Wilco – stella polare compositiva delle prove precedenti – si sostituiscono con delicatezza decisa gli Editors e, in parte, The National - la titletrack On The Go è una epitome di citazioni. La composizione di apertura, (Our Alien) Millennium, comincia subito a parlare la lingua di un power pop autentico nel quale la cupezza elegante della voce si stende sulla frastagliata potenza della sezione ritmica e sugli avvallamenti melodici procurati dalle chitarre. 

 

La cura del dettaglio sonoro è realmente una componente artistica del lavoro dei Dust e nel singolo If I Die sembra addirittura divenire uno strumento a sé tanto spicca la ricercatezza dei suoni come componente degli arrangiamenti. Forse anche troppo, alcuni potrebbero suggerire. Tuttavia i Dust indietreggiano sempre prima dello stucchevole e non dustpassano mai la linea  che segna il passaggio dalla ricerca alla noia, dallo stile all’ostentazione. La vena compositiva rimane credibile anche quando la mano del pop si fa più sensibile (It’s Been A Long Time) o quando si prova a rendere porosa la melodia come avviene in I’m Not Here. Altro aspetto che accompagna costantemente l’ascolto delle 10 tracce di cui consta “On The Go” è la sorprendente pulizia delle tracce che lascia depositare in purezza ciò che le canzoni distillano di volta in volta così come
avviene con il rimpianto della americanissima Drifted o con i vortici psichici molecolari di Cinema  (Pt. 1 e Pt. 2). Una menzione speciale verso l’eccellenza per Nell’aria che coagula nella sua atmosfera rarefatta e nel testo in italica lingua il momento di soggettività più esposta e originale dell’intero album; una menzione speciale verso l’eccedenza invece per Not a Tear, prolissa e ridondante. “On The Go” si è presentato alle nostre orecchie come una grande conferma e al tempo stesso come una felice novità. Senza dubbio una delle uscite pop-rock italiane più interessanti dell’anno. Se son rose suoneranno.

Luca Gori

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