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29 Dicembre 2017 ,

MudSand MILES AND MILES

16 ottobre 2017 - Autoproduzione

I MudSand nascono nel marzo del 2016 grazie all’incontro di Sandro Sgarzi con il sassofonista Massimo Ortensi e il batterista Alberto Paumgardhen da cui scaturisce l’idea di rivitalizzare, in termini di arrangiamento, alcuni brani inediti dello stesso Sgarzi. L’elemento di novità che i MudSand propongono è l’utilizzo del sassofono come fattore centrale e caratterizzante, partendo da un background in cui si inscrivono influenze riconducibili ai Morphine rielaborate nel contesto di un colorato calembour in cui funky, pop, jazz e garage hanno pari diritto di cittadinanza. Le dodici tracce che compongono “Miles and Miles” definiscono un percorso stralunato e visionario nel suo volere comporre una visione di insieme di anime e direzioni diverse, in cui tutto è attraversato da una sostanziale coerenza di fondo, pur nella sua incompiutezza. Infatti, non tutti gli ingranaggi sempre funzionano come dovrebbero e l’album paga un debito di personalità in fase compositiva; a questo si aggiunge l’ulteriore dato rappresentato da una performance vocale troppo omogenea, a tratti anche imprecisa, e una presenza ingombrante del sax che carica di effetto grottesco l’originario intento di leggerezza.

 

In alcuni passaggi i MudSand ricordano l’attitudine degli Yuppie Flu, al netto di un bagaglio di stramberie che la band di Matteo Agostinelli, al contrario dei Nostri, esibiva. Perché una resa finale troppo pulita e levigata in fase di produzione impedisce alle canzoni di decollare, soprattutto nei momenti in cui vige una maggiore inventiva o si notano soluzioni più interessanti. Si prenda, ad esempio, l’incedere di The Light of Foolineshness dotata di un’armonia cristallina, Stupid Ideals, oppure la conclusiva Bright Star in cui tutti gli elementi si combinano con maggiore equilibrio. Questi sono tutti segnali che i Mudsand hanno le idee chiare, devono solo metterle meglio a fuoco. L’obiettivo non è certo a miglia e miglia di distanza, anzi, è più a portata di mano di quanto si pensi.

 

Giuseppe Rapisarda

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