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20 Gennaio 2016 ,

Mamasuya & Johannes Faber MEXICAN STANDOFF

15 gennaio 2016 - INRI

Mamasuya & Johannes Faber MEXICAN STANDOFFDiciamolo subito per toglierci il pensiero: “Mexican Standoff” è un gran disco di rock strumentale, con un tiro e un'energia potente e trascinante infiammato dai bagliori dei deserti messicani fra saguari e fulminanti sparatorie. Il trio di Alessandria, attivo dal 2009 e qui al suo secondo lavoro, si avvale dell'apporto del trombettista tedesco Johannes Faber, musicista esperto e navigato che vanta collaborazioni con Billy Cobham, Chaka Khan, Anthony Jackson e che con i Mamasuya collabora già da qualche tempo. La musica di “Mexican Standoff” che si dipana lungo le sue dieci tracce strumentali è un rock acido e tellurico intriso di influenze jazz, di blues e dell'immaginario e dei suoni della frontiera fra USA e Messico, vengono in mente Morricone, i film di Leone o quelli di Peckinpah, ma c'è anche quella voglia di suonare lunghi brani di improvvisazione rock che fu di tante band psichedeliche americane. Un plauso all'eccellente lavoro di produzione, Stefano Resta, e di missaggio, Andrea Tripodi e gli stessi Mamasuya, che consentono di apprezzare in pieno il suono di tutti gli strumenti, dando il giusto risalto oltre che ai solisti anche alla sezione ritmica.

 

The Driver si muove fra jazz rock alla Weather Report e allucinate distorsioni, Brain Rain inizia con languide sonorità liquide per poi immergersi in oniriche visioni psichedeliche, il lungo brano, oltre 11 minuti, che dà il titolo al disco è una trascinante cavalcata sostenuta da una funambolica sezione ritmica sulla quale si innestano le improvvisazioni e i dialoghi fra gli strumenti solisti, non siamo blasfemi se come fonte di ispirazione citeremo i Quicksilver Messenger Service. Sakura si distende dilatata e inquieta sulle note lunghe della chitarra contraddetta dalla furia muscolare di Pussy Trap fra ritmi funky e i fraseggi nervosi di tromba e chitarra, ma è con El Pueblo che esplode il suono messicano, la tromba di Faber suona la carica fra duelli al sole, mucchi selvaggi che si stagliano all'orizzonte e tequila che scorre nelle taverne e ti chiedi chi stia arrivando al ritmo dei tamburi se Clint Eastwood, Lee Van Cleef o William Holden. Ley de Fuga è un hard rock intriso di blues e psichedelia di grande impatto, chiude degnamente The Pond / Ducks altro viaggio lisergico nell'immaginario rock.

Ignazio Gulotta

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