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2 Ottobre 2012 ,

Spreadin' Fear MANKIND

2012 - Autoproduzione

Spreadin' Fear - MankindDopo la demo “Pieces Of Mankind” pubblicata nel 2008, gli Spreadin’ Fear mettono a fuoco le loro composizioni in un concept album intitolato “Mankind”. Il tema principale del disco è “l’evoluzione involutiva” dell’umanità e la sua insaziabile insoddisfazione. La formazione catanese è rimasta invariata tranne che per il cantante, che è stato sostituito da Federico “Fano” Indelicato. Gli arrangiamenti e il song writing sono stati interamente curati dagli Spreadin’ Fear; nonostante ciò, in alcune tracce è presente la collaborazione compositiva di due ex membri della band, il bassista Giuseppe Campisi e il chitarrista Sergio Casabianca: il primo ha composto insieme al batterista Insomnia e Burning City, il secondo ha scritto gli arrangiamenti del brano Solitude. Il tentativo di creare un concept album basato su un tema fin troppo trattato potrebbe non rassicurare apparentemente l’ascoltatore, ma le influenze della band e i suoi intenti compositivi danno un tocco di originalità, creando particolari sfumature a ogni singolo brano. L’incipit del disco è affidato a Prologue, in cui gli arpeggi saturati di chitarra, accompagnati dal contrabbasso di Andrea Caponnetto,  si evolvono creando atmosfere prog che sfociano nell’aggressività del brano John Doe:  qui il sound trash tanto caro ai Spreadin’ Fear incontra la complessità strutturale tipica di rari brani di questo genere.

 

Ma procedendo con l’ascolto si nota che questa commistione rappresenta l’identità della band catanese, sebbene non manchino reminiscenze di altre correnti metal. Molto incisivo il timbro di Federico a – là Hetfield che marca la potenza di brani come Burning City, arricchito da qualche culmine vocale saturato in growl. Interessante la combinazione delle chitarre di Fabio Battaglia e Silvio Lo Grasso: le loro linee melodiche sono molto inclini al sound trash che identifica la band, ma anche colorate da complessi incastri ritmici e virtuosismi solistici che fanno emergere il legame ai pionieri del loro strumento negli 80’s. La struttura ritmica abbastanza complessa è arricchita dai fills aggressivi di batteria di Alfio Bonaccorsi che creano un sound dinamico e pieno di sfaccettature. Diversi gli intermezzi di prosciugamento dei brani durante il disco che fanno ancora emergere le influenze prog della band, tutti caratterizzati da arpeggi di chitarra puliti e incastri di batteria che accompagnano progressivamente il sound distorto e potente predominante del disco. Un disco che sicuramente susciterà interesse tra gli appassionati di metal.

 

Salvo Coppola

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