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17 Dicembre 2012

Luther Blissett LUTHER BLISSETT – BLOODY SOUND

2010-2011 - Eclectic polpo records - Bloody sound fucktory

blissett 2 Parlando di un gruppo che si chiama Luther Blissett bisogna prima spiegare la mitologia legata al nome. Il personaggio in questione non era un poeta, un santo o un navigatore bensì un calciatore. Per la precisione un centravanti inglese di origine giamaicana che disputò nel 1983 una brillante stagione nel Watford, squadra che vedeva Elton John come presidente. Venne acquistato dal Milan, che cominciava ad essere una società molto ambiziosa, e nei primi allenamenti stupì per la grazia con cui si muoveva, tanto da essere soprannominato “il ballerino nero”. Una volta in partita, di fronte ad avversari veri, si scoprì che a giocare a pallone non era capace e sbagliava anche le giocate più semplici. Il suo nome venne quindi ripreso negli anni '90 da un collettivo di scrittori, poi ribattezzatesi Wu Ming (cioè senza nome in cinese), che praticava l'anonimato, sulla scia degli americani Monty Cantsin.

 

Ora il nome Luther Blissett è stato scelto da un gruppo musicale di Bologna che non dichiara i nomi dei musicisti ma solo gli strumenti suonati, sax, basso, contrabbasso, batteria, chitarra. Tutt'altro che anonima è invece la musica del gruppo, un free rock paragonabile a quello delle formazioni straniere più avanzate, come Talibam o Fire! Nel primo CD omonimo uscito nel 2010 il gruppo presenta  subito il meglio della propria arte. Attacchi apocalittici degni dei Van der Graaf (Dog in the garden, New Thing). Sax furibondi al limite delle proprie possibilità, però mai persi in un rumorismo fine a se stesso (Mi piacciono troppo le mutandine rouge). Ritmi potenti, spezzati, complessi ma lontani da inutili esibizioni di tecnica. Ironie canterburyane (Oul dogmatic).

 

blissettIncursioni nel metal estremo, che però subito evolvono in maniera imprevedibile. (Nan O' war). Una musica indefinibile come genere, se non all'insegna della rottura degli steccati e della libertà espressiva assoluta. Nel successivo “Bloody sound”, mini di 31 minuti del 2011, si accentua la componente rock del gruppo e aumenta la violenza sonora, senza però perdere nella capacità di interessare l'ascoltatore. La chitarra ha più spazio. Brani come Sonic broom sono più avvicinabili a un concetto da musica rock, ma sempre in un'ottica libertaria e improvvisativa, memore della lezione di Captain Beefheart.  Qui i brani sono mediamente più brevi ma molto articolati. In un unico brano compare la voce, la conclusiva Lamp song, ma si tratta solo di una serie di parole distorte, in quello che a mio avviso è l'unico brano non convincente in due dischi assolutamente consigliabili.

 

Alfredo Sgarlato

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