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4 Marzo 2016

Tokarev LA RICETTA DEL DISAGIO

12 febbraio 2016 - Autoproduzione

Avevamo già ospitato sulle pagine di Distorsioni un ottimo album dei Tokarev; in quel caso si trattava di una raccolta di singoli pubblicati tra il 2011 e il 2013, disponibili in free download.

Stavolta il duo pugliese formato da Niño e Sheeba ci presenta un album tutto nuovo, perfetto esempio della maturità raggiunta dal progetto siglato TKE. L’opener Jude Box è, già di per sé, sbalorditiva: la dolcezza e la delicatezza dell’intro affidata al piano e al canto delle cicale crea un meraviglioso contrasto con liriche, come sempre crude, fatte di guerre di bande e sparatorie in città. Ma la cosa bella è che il tutto viene raccontato con un linguaggio tutt’altro che “stradaiolo”, anzi, proprio il contrario: ogni strofa è una citazione colta e raffinata, tanto che viene voglia di giocare ad acchiapparle tutte, ma in questo fiume in piena qualcosa inevitabilmente sfugge. Da Per chi suona la campana al caso di Pino Calvi, da Montale a Manzoni, da Napoleone alla Gerusalemme Liberata, da Caravaggio al Magical Mistery Tour dei Beatles, fino ai Cento passi, storia del compianto Peppino Impastato: secoli di arte, cultura, storia, politica, musica e letteratura si fondono e mescolano nelle storie di questi due artisti che hanno tanto da dire e sanno come dirlo con una classe e una raffinatezza innate.

 

Pozzanghere e piombo è un gustosissimo equilibrio tra melodie vocali della tradizione del profondo sud e bassi che pompano fino a entrare nello stomaco, ben supportati da pads caldi e avvolgenti.

Persino i titoli delle tracce, da Il sentiero di Ho Chi Minh a Jean Valjean, trasmettono subito una sensazione “dotta”, nettamente superiore al linguaggio medio della musica italiana di oggi, che si tratti di cantautorato o hip-hop, di pop o di rock. A proposito di … Ho Chi Minh, questo pezzo merita di soffermarsi in modo particolare: l’intro, tra chitarre dalle note lunghe e morbide, pianoforti e tappeti di archi, ricorda una tipica ballad di quel metal melodico e radiofonico chiamato AOR, forse il genere più americano che ci sia. Ed è proprio una scelta perfetta per supportare il testo… più antiamericano che possiate ascoltare! Un contrasto geniale. Ancora una volta, e se possibile ancora più del solito, l’equilibrio tra le due voci è perfetto ed è capace di evocare atmosfere davvero particolari, segno di un livello di affiatamento raggiunto in modo davvero esemplare.

I TKE sono sicuramente una delle migliori espressioni del rap italiano di oggi, ma tra la complessità delle liriche e quella degli arrangiamenti, quello che ne nasce è un crossover che sarebbe davvero limitativo catalogare in un genere piuttosto che un altro.

Alberto Sgarlato

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