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8 Maggio 2015 ,

Freak Opera IL LIBRO NERO DELLA RIVOLUZIONE

2015 - Autoproduzione

Freak Opera IL LIBRO NERO DELLA RIVOLUZIONERitorna la band campana che già ci aveva positivamente colpito con il disco di debutto “Restate Umani” del 2013, una riuscita miscela di folk punk e cantautorato nel quale i testi assumono un'importanza particolare e la ricchezza degli arrangiamenti, grazie anche ai diversi strumenti utilizzati, permette soluzioni sonore varie e originali. Ecco, le sensazioni positive dell'esordio trovano ora conferma in quest'opera seconda, un insieme di dieci canzoni, di dieci narrazioni, che grondano rabbia e sudore, dolore e furore, ma anche voglia di scavare, comprendere, aprire uno spiraglio alla speranza, perché i Freak Opera non declamano, non hanno verità da comunicare, ma raccontano storie di un'umanità spesso anche meschina, ma guardate sempre con vicinanza e umanità, ricordate il titolo del loro primo disco? Così emergono piccoli uomini sconfitti dalla vita come il protagonista di Creditori della Domenica «come ho speso il mio tempo, come ho perso i miei soldi», o le figure che popolano la ballatona alla De André La Grandeur che trasudano amarezza e disillusione, o la struggente e sconfitta storia d'amore di Gli Anni Migliori, con un ritornello che ti entra subito in testa («dimmi che mi ami, anche se non mi ami»).

 

Come già per il loro precedente album, i Freak Opera scelgono di costruire canzoni rapide, veloci, dirette, non amano perdersi in fronzoli, ma preferiscono cesellare accuratamente, la scelta dell'autoproduzione garantisce il pieno controllo dell'opera, freak operavengono così fuori dieci tracce dai differenti umori. Action For Happiness è dandy e decadente, fra Modugno e i Baustelle, Paura del Sangue intona melodie balcaniche, Fino a Domani ha rabbia e ardore punk, Leggera Come una Piuma dipinge un paesaggio marino malinconico che sarebbe piaciuto a Piero Ciampi, Mille Volte Baciami è una ballata folk rock, Le Gerbere, ritmo funky new wave, canta il chiaroscuro di fiori bellissimi e velenosi, come i risvolti della vita, Avere 90 anni, chiude il disco con una citazione leopardiana «vorrei dolcemente naufragare», e, in linea con molti dei testi precedenti, a partire da Action for Happiness Margherita, il passato fa schifo»), chiude con una riflessione sul tempo, sulla memoria, sull'ineluttabile suo trascorrere, sul desiderio di rendersene liberi attraverso la ribellione: «vorrei vivere fino a 90 anni e dire quello che penso al Corriere della Sera».

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Ignazio Gulotta

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