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9 Aprile 2012

Tucano HOMELESS MANDINGO (TAPE)

2012 - Brigadisco, Bloody Sound Fucktory,No=Fi

Tucano HOMELESS MANDINGOFigura bislacca del panorama musicale italiano, compositore e manipolatore di suoni, il fanese David Starr, camuffato nei panni di un -trasandato- gentlemen inglese, a poco più di un anno dall’esordio del riuscitissimo progetto oltranzista OnefuckOne, (condiviso con la voce mantrica di Luca Giommi) torna a metter in musica le sue strambe visioni retro-futuristiche. Grazie ad un lavoro solista a dir poco eccentrico e accattivante che, nel saper miscelare tecnologia e sonorità tradizionali, laico misticismo e scienze geometriche, alterna episodi asfissianti e oscuri a momenti più divertenti e divertiti, sembra trarre la sua forza, da un sapiente ibrido dosaggio. Riesce a coniugare infatti, rigettandola sottoforma di un coeso e geniale pasticcio di tropical wave, synth-punk, electro e ambient ricco di sentori cosmici, sensibili tensioni, bordoni, abbuffate di samples e tagli e cuci elettronici, voci filtrate e schiamazzi, droni da videogame, conversazioni telefoniche, filosofia e religione, una gran commistione di stili senza prendersi mai troppo sul serio.

 

Però, anche se è ben chiara la missione ludica, i quesiti abbondano, del tipo: qual è il legame che unisce i curiosi personaggi che animano questa sorta di ‘pazzo mondo di David Starr’? Perché sono tutti marchiati a fuoco da una triplice croce? Perché sembrano tutti molto sensibili alla chiamata del vizio? Chi è questo Dio-Tucano protettore, magnanimo e giocherellone, che mette il beccone colorato dappertutto? E il mandingo senzatetto agitatore di folle? Difficile risolvere l’arcano e darne un’interpretazione, più facile lasciarsi coinvolgere da questo viaggio/allucinazione immaginifico e surreale, dove il nostro suona tutti gli strumenti avvalendosi del solo ‘el capro’ ai piatti acustici. 

 

Accantoniamo per un attimo il caos non-sense di qui sopra e veniamo al discorso prettamente musicale. Se a confermare la sua bravura nel confezionare litanie tumultuose alla Suicide, ci pensa l’iniziale Padre Pio Non è Tucano, dove la catechesi di un imprecisato pastore evangelico, registrata direttamente da Radio Maria e un proclama hitleriano vengono sepolti da un mare ciclico di droni elettronici e da un battito sincopato, a stupire più di tutti sono i brani intimisti e ambientali, come l’ipnotica Mio Zio Si Fa Gli Acidi Dentro L’Armadio, che si dipana tra languidi e onirici accordi di chitarra hawaiana, brusii mantrici, magnetiche pulsazioni elettroniche e suggestioni mediorientali, che evocano il paradiso bucolico auspicato dai KLF nel mai troppo citato Chill Out, o anche la lunga ballata psyco-folk da seduta psichiatrica  Kill You, strimpellata senza convinzione e cantata con ancora meno enfasi.

 

Non che i momenti più frenetici siano meno avvincenti anzi: l’irruenta e dissonante trenata krauta Ufo M Ufo e l’orgia synth psichedelica di Message Part 2, dall’incedere marziale e copulazione (anale) conclusiva, mostrano spavaldamente la loro ‘tucanità’. Il finale nichilista, con la morte del Tucano, nel requiem per synth e kazoo di, appunto, Tucano Adios!, a favore dell’esaltazione del sogno americano, qui rappresentato dalla ribelle figura di James Dean (Good Save The James Deans), dedito al culto del dio denaro, se non aiuta a spiegare il senso dell’opera, quantomeno fa avanzare qualche riflessione. I testi bizzarri e la variopinta copertina a cura di Ciro Fanelli, dall’iconografia pop, contribuiscono a condire la follia di un album che è anche il frutto di una riuscita collaborazione tra etichette indipendenti nostrane e estere. Poco meno di cento copie in formato cassetta, per un cult già preannunciato. Affrettatevi… tuc tuc.

 

Antonio De Luca

Audio

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