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4 Giugno 2015 , , ,

Goldstreet HOLY CIRCLE

2015 - Elastic Records

Goldstreet HOLY CIRCLESpesso si può pensare che non sia poi così difficile fare musica elettronica, basta munirsi degli strumenti giusti e riuscire a mettere insieme una serie di suoni/rumori, e il gioco è fatto. E invece non è proprio così, perché creare brani strumentali interamente elettronici non scontati, che riescano a catturare per un periodo relativamente lungo, non è cosa semplice. Lo sanno benissimo Goldstreet, duo toscano nato solo nel 2014 ma che dimostra ampiamente, col primo ep “Holy Circle”, di sapere  esattamente cosa fare e come, soprattutto, farlo. Il loro disco d'esordio è un fantastico concentrato di suoni sintetici, che abbracciano vari generi: dalla dance, alla techno, dall'ambient a momenti di trance e dubstep.

 

In sottofondo si avverte un background rock che però non diventa mai protagonista. Ritmi tesi, nevrotici, non esasperati, che creano atmosfere intriganti e seducenti, a tratti ipnotiche. Per tutti i cinque brani di Holy Circle c'è una forte tendenza a climi d'alienazione, che raggiunge il massimo grado con Holy Circle e American Kungfury, brano dalle tendenze anni '80, e  richiamo, non si sa quanto voluto, al b movie svedese "Kungfury" (che esalta proprio gli anni '80 attraverso una serie di richiami, uno fra tutti la colonna sonora di David Hasselhoff, mito per eccellenza di quell’epoca). Il duo Goldstreet pare avere già una spiccata personalità. Il minimalismo è l'azzeccato fil rouge tra i cinque brani di un disco di cui si apprezzano le varie sfaccettature. 

Sisco Montalto

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