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11 Luglio 2016 ,

Jasmine gli Sbalzi FELLEM POTOANE

30 marzo 2016 - Big Lakes Record

La band di Senigallia Jasmine gli Sbalzi, a distanza di due anni dall'uscita dell'Ep “La Fine dell'Etenità 2009”, si riaffaccia sulla ribalta pubblica con “Fellem Potoane” un lavoro sulla lunga durata che del precedente mantiene il vigore sonoro e dal quale mutua una certa scanzonata ingenuità. Se si parla di lunga durata lo si fa solo per abitudine considerato che il disco si compone di nove tracce e che nessuna supera i tre minuti; si lascia al lettore fiero dei suoi propri mezzi aritmetici la libertà di tracciare la linea e produrre la somma. Venti minuti circa di punk rock abissale e sfilacciato scagliato in faccia all'ascoltatore con la forza di una registrazione accuratamente lo-fi. Tutto ciò è ben introdotto dal Bontempi-funk di Preludio con il quale il quartetto marchigiano gigioneggia tra elettronica minimalista e giri di basso 8-bit che inciampano su qualche nota stile '70 prodotta da un organo elettrico.

 

La rapida successione dei brani seguenti è tutta nell'ossessione per riff e basso di Surfing (Dorika Version) che lascia rapida il passo alle saturazioni di Vigor nella quale Jasmine gli Sbalzi cita esplicitamente la postura del punk italico a cavallo tra gli anni '80 e '90; Raw Power, Bloody Riot e CCCP sono solo alcuni scelti nutrimenti della band. Di certo invece ispirate alla esperienza più personale - ma non per questo più intimista – le ponderate riflessioni sull'amore di Sentimento rese quasi inudibili dai graffi di sporcizia che colorano la traccia vocale. Tutto il resto è rock'n'roll. Un discorso a parte va fatto per Interludio che con la precedente Preludio e la successiva Tripudio rappresenta una sorta di doppio fondo dell'album, una seconda chiave di ascolto meno immediata decifrazione. È possibile infatti vedere queste oasi lounge all'interno del disco non come degli intervalli ma come i punti di caduta e raccolta della narrazione di “Fellem Potoane”. In una chiave più piana e meno esoterica invece, le declamazioni urlate, la ricostruzione accurata di una estetica sporca ottenuta a forza di volumi sballati, registrazioni simil amatoriali e plateau della curva sonora rinviano a tutto un microcosmo capace di costruire un immaginario del quale evidentemente Jamine gli Sbalzi si è nutrita a fondo. Se a tutto questo si aggiunge una buona dose di tecnica individuale ne vien fuori un lavoro divertente, forse troppo monocorde, ma di valore. Un prodotto che fa il suo sporco lavoro molto bene e che brucia le vene con la velocità e l'efficacia di uno shot sonoro tirato giù alla goccia.

Luca Gori

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