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11 Maggio 2018

Nathan ERA

12 aprile 2018 - AMS Records

La Liguria rimane ancora oggi terra di elezione per il prog italiano e da Savona provengono i Nathan giunti ora al secondo lavoro dopo il buon esordio del 2016 con "Nebulosa". Al contrario del lavoro precedente questo nuovo dei Nathan, che ricordiamolo sono nati come tribute band dei Genesis, non ha un filo conduttore a legare le tracce tra loro, ma presenta otto brani indipendenti fra loro, accomunati ovviamente dallo stile musicale che indubiamente si rifà al prog sinfonico, ma non alieno da una certa tendenza all'heavy-prog. La line-up della band si è frattanto allargata e oltre al trio composto dal tastierista Piergiorgio Abba, il cantante Bruno Lugaro e il batterista Fabio Sanfilippo vede entrare in pianta stabile il bassista Mauro Brunzu, mentre ritroviamo, come in "Nebulosa", Monica Giovannini ai cori e soprattutto Daniele Ferro alla chitarra, il cui contributo è ancora una volta importante, sia per i convincenti assolo in cui si cimenta, sia per offrire una sorta di contraltare al virtuosismo sinfonico delle tastiere di Abba.

 

Indubbiamente "Era" rappresenta un passo avanti sia sul piano della produzione sia su quello della scrittura rispetto all'esordio, e appare meno cupo e oscuro rispetto alla distopia di "Nebulosa". Anche stavolta i testi mantengono il carattere immaginifico e metaforico tipico delle produzioni progressive e hanno nel dolore e nella vena pessimista  il loro tratto comune. Fra le cose migliori dell'album Figli di Cane, sia per l'ottimo testo che per l'equilibrio fra le varie parti strumentali e qui corre l'obbligo di sottolineare il gioco di chitarra e tastiere a dare coloriture sempre diverse e sfaccettate ai brani, la teatrale e nathan-bandnervosa L'ombra del falco, anche per i suoi contrappunti strumentali sognanti e folkeggianti, ed Esistono ore perfette che ben figura nella tradizione dei racconti di dannazione, colpa e sangue, in questo caso ispirato alla figura di Caino. E se alle volte si eccede nel pathos e nella magniloquenza, come per esempio nella coda fin troppo enfatica di L'ultimo giro, o in certi momenti del cantato,  d'altra parte la proposta è legata alla tradizione prog sinfonica, siamo certi che il disco verrà apprezzato per le sue qualità di ottimo artigianato prog dai cultori del genere, anche se magari lascerà perplessi chi quel genere ritiene, probabilmente a torto, che abbia esaurito la sua spinta creativa. 

 

Ignazio Gulotta

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